Quello del viaggio in musica è un tema senza dubbio ricorrente e declinato in svariate forme. Lo stesso lessico che definisce la pratica di sperimentazione musicale, ‘esplorazione’, ci suggerisce che, almeno sul piano metaforico, musica e spazi, luoghi, natura ed itinerari sono poeticamente intrecciati. Si sente spesso parlare di ‘soundscapes’, paesaggi sonori catturati in musica da un artista o percepiti e vissuti nella vita di tutti i giorni mentre ci muoviamo in una catena di luoghi pervasi da una moltitudine di intersezioni acustiche. Ciò che rende i luoghi musicali tanto speciali è l’impercettibilità dei loro confini, spesso invece nettamente marcati e costruiti nello spazio geografico, culturale ed ideologico. “Soundplaces” di Derya Türkan e Sokratis Sinopoulos si colloca esattamente in questa categoria presentandoci un viaggio in musica, una colonna sonora delle mete visitate che sfida le rivalità secolari tra Turchia e Grecia che tanto condividono culturalmente e musicalmente. I due artisti ci portano ad “Istanbul”, “Izmir” e nelle “Cyclades” (le Isole Cicladi) con un disco che associa ogni brano a una città dove melodie greche incontrano la modalità turca. Gli stessi strumenti ci mostrano l’importanza di tale viaggio, rivelandoci che la rivalità delle due nazioni nasconde quanto in realtà queste condividano. Derya Türkan, turco, suona il klasik kemençe, uno strumento ad arco a tre corde suonato verticalmente e appoggiato sulla coscia. Sinopoulos suona invece la politiki lyra, che è di fatto lo stesso strumento. Entrambi derivano dalla lira bizantina, così come la grande maggioranza degli strumenti ad arco in Asia Centrale. Amici da tempo, i due musicisti hanno collaborato svariate volte durante gli anni. Il primo album insieme, “Letter from Istanbul”, risale al 1997 mentre il secondo volume, “Letter from Istanbul Volume II”, è del 2018 ed ospita Giorgios Manolakis al lauto. Manolakis è solo uno dei tanti nomi a comparire sul curriculum dei due, entrambi prolifici musicisti nella scena world e tradizionale e spesso invitati da altre stelle degli strumenti ad arco come Ross Daly, Renaud Garcia Fons, Vincent Segal e Kayhan Kalhor.
Il disco è ricco di storia ma allo stesso tempo intimo ed evocativo. Il tono della lira, con quel residuo di raucedine che manca al violino, è particolarmente comunicativo in particolare in mano a due esperti. Il colore del maqām turco brilla nelle contro-melodie e negli scambi dei due musici che alternano solistica e accompagnamento, lunghe arcate espressive e pizzicato ritmico per arricchire la varietà stilistica dell’album. “Istanbul” è introdotta da un preludio nello stile classico ottomano ma scritto da un greco, per poi svilupparsi in un brano lento, espressivo ed elegiaco. “Mitilini/Midili” si basa invece su una melodia amorosa dall’omonima isola greca, presentata da entrambi i musici che si alternano nell’esplorazione melodica e nell’accompagnamento in un crescendo dinamico ed espressivo. “Konya” è forse uno dei brani più intensi del disco, introdotto da una taqsim (forma di improvvisazione melodica e non metrica usata come introduzione) e basato su una melodia della confraternita Sufi dei Mevlevi. “Fernelmont” chiude questo viaggio musicale nella cittadina belga dove il disco è stato registrato: un brano intimo e dialogico dove i due strumenti concludono armoniosamente questa conversazione in 8 tracce.
“Soundplaces” è un disco di natura delicata ma non per questo banale. Sinopoulos e Türkan riescono a creare un lavoro di grande bellezza, un dialogo interessante nonostante coinvolga due strumenti identici. La grande emotività espressiva della musica greca e turca traspare in ogni colpo d’arco, la cui danza dipinge fantastiche rappresentazioni di terre mediterranee attraverso il maqām.
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