Ustad Saami – Pakistan is for the Peaceful (Glitterbeat Records, 2020)

Siamo ormai abituati ad associare la presenza di Ian Brennan ad un certo tipo di musica, non certo per somiglianze estetiche o vicinanza stilistica ma per il costante impegno nella documentazione e diffusione di realtà, progetti e sonorità nascoste, oppresse o in via d’estinzione. Il suo lavoro con Ustad Naseeruddin Saami documenta una particolare branca della musica devozionale dei Sufi dell’Asia Meridionale, uno stile di canto qawwali che utilizza una scala con 49 microtoni. Alla veneranda età di 76 anni, Saami è l’ultimo maestro a conoscere questa specifica forma canora. Il canto qawwali è una forma antica di canto devozionale Sufi fortemente presente in Asia Meridionale. Questo stile è uno dei principali antenati, e lo si nota ascoltandolo, della tradizione classica indostana, la musica classica del dell’India Settentrionale e del Pakistan. Dalla musica qawwali evolve infatti il dhrupad, la più antica e per certi aspetti elaborata forma di canto classico indostano a sua volta genitrice del khyal, lo stile melismatico e rapido preferito oggi. La musica qawwali, così come altre musiche ascoltate e praticate dai sufi, avvicina al divino e celebra la grandezza dei santi con testi che parlano di amore divino e terreno. I testi derivano dalla poesia islamica e usano la forma del ghazal, un componimento poetico costituito da distici in rima. Chiaramente la musica qawwali non è uniforme, e Ustad Saami è un chiaro esempio dell’eterogeneità dello stile, sviluppatosi in maniere differenti nei secoli scorsi in diversi ambienti geografici, storici, politici e sociali. Ustad Saami rilascia il primo disco l’anno scorso, nel 2019. “God is not a Terrorist” è costituito perlopiù da brani brevi sotto i dodici minuti. Brevi, chiaramente, in riferimento al contesto della tradizione indostana, dove la performance classica di un brano non dura meno di un’ora. In “Pakistan is for the Peaceful”, invece, raggiungono i 20 minuti consentendo all’Ustad di esplorare nel dovuto tempo le minuzie melodiche del genere. Un carattere condiviso da praticamente tutta la musica tradizionale Indiana e Pakistana è la progressiva intensificazione degli elementi. L’esplorazione delle scale, raga, parte da poche note e ne aggiunge altre pian piano, dedicando ad ognuna il tempo necessario. Questo aspetto è particolarmente importante nello stile di Saami, microscopicamente dettagliato a livello melodico. Ad accompagnarlo sono i quattro figli Rauf, Urooj, Ahmed e Azeem, i quali suonano due tambura, tabla e harmonium mentre intonano voci responsoriali che fanno eco, talvolta, alle linee del padre. Il disco è stato registrato live nel 2018 sul tetto dell’abitazione dell’Ustad nella città di Karachi, Pakistan. Contiene tre tracce che ad un orecchio poco allenato sembreranno molto simili, complice la non metricità del genere e l’utilizzo di bordoni sopra cui la voce improvvisa utilizzando scale modali. Il primo brano “Prayer for a Saint”, tuttavia, si sviluppa su un ciclo ritmico, sebbene poco percepibile ed enfatizzato dai pochi colpi di tabla che accompagnano il canto e l’harmonium. Il brano è perlopiù composto, come ci rivela il perfetto unisono strumentale, ma decorato al momento in maniera differente dai vari interpreti. Decorazioni melismatiche, glissando e una grandiosa dinamica interna sono il tesoro di questo brano minore e del genere in generale, da apprezzare mentre l’Ustad si sposta verticalmente verso le note più acute del raga per poi tornare alla tonica a fine brano. “Aman (Peace)” conserva l’identità minore del precedente ma gioca ambiguo con note maggiori, creando per contrasto un effetto cromatico piacevolissimo. “True Notes (‘Happy Mornings’)” conclude il viaggio con un raga, a giudicare dal titolo, probabilmente mattutino. I raga sono infatti assegnati a diversi momenti del giorno, alcuni riservati all’alba, alla mattina, al pomeriggio e alla sera. Durante un concerto, che tende a non durare per un giorno intero, sarebbe strano cominciare con un raga serale e concludere con uno mattutino. La scala stavolta è maggiora, chiudendo il disco con sonorità che all’orecchio occidentale suggeriscono speranza, serenità e pace, il messaggio centrale del disco di Ustaad Saami. “Pakistan is for the Peaceful” è un fantastico disco sia per la sua bellezza musicale che per la sua importanza come documento e testimonianza di uno stile unico che potrebbe scomparire con Ustaad Saami. 


Edoardo Marcarini

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