Lin Shicheng/Gao Hong – Hunting Eagles Catching Swans (Arc Music, 2020)

La fama di Lin Shicheng (1922-2005), polistrumentista e maestro del pipa, il liuto piriforme a manico corto che si suona senza plettro in posizione verticale, non deriva solo dalle sue qualità artistica, ma anche dall’appartenenza alla rinomata scuola della tradizione solistica di Pudong, sviluppatasi a partire dal XVIII secolo. Basta citare i nomi di Ju (Ju Shilin), Wang Dongtian, Chen Zijing e Shen Haochu, precedenti generazioni di virtuosi per evocare il prestigio della scuola dell’area di Shanghai e di una pratica strumentale in cui è centrale il rapporto maestro-allievo. Discepolo di Chen Haochu, Lin Shicheng è stato docente del Conservatorio Centrale di Musica di Pechino, ha pubblicato manuali di didattica del pipa, è stato tra i fondatori del sistema educativo della musica folklorica nella Cina contemporanea. Le puntuali note del booklet di questo album, pubblicato dalla Arc Music, ripercorrono la luminosa carriera del cosiddetto “Ravi Shankar della pipa” come preludio all’ascolto di una storica, magistrale esibizione, che vede riuniti il maestro e la sua altrettanto prestigiosa allieva Gao Hong, in concerto (era il maggio 1996) nel corso di una tournée negli Stati Uniti. Hong è a sua volta una concertista di rango e un’affermata didatta, ricopre numerosi incarichi accademici sia negli USA che nella madrepatria. (cfr. Gao Hong & Issam Rafea – From our World to Yours); la strumentista sostiene che il pipa racconta e illustra storie, mostrandosi strumento ideale per conversazioni musicali come quelle ascoltate nell’album “Hunting Eagles Catching Swans”, il cui programma presenta dieci composizioni, riproposte senza alcun editing di studio per restituire appieno quanto si ascoltò sul palco ventiquattro anni fa. Interpretazioni in coppia e in solo, espresse con tecniche raffinate, narrative ed emozionanti; una attrattiva artistica che impressiona l’ascoltatore (valga per tutti il solo di Lin Shicheng nel titolo guida del disco), anche chi non è aduso alla grammatica della musica cinese. Portato tradizionale e rinnovamento creativo nelle modalità interpretative e di trattamento delle melodie caratterizzano questa sfavillante performance. La coppia inizia con grande verve, interpretando le due parti di “Three Six”, una melodia molto celebre, associata al repertorio Jiangnan sizhu (ossia seta e bambù del Jiangnan), una sorta di musica da camera che era eseguita nelle sale da tè del Jiangnan. Diversamente, in “Autumn Thoughts” il solo di Lin Shicheng utilizza note gravi e un’articolata diteggiatura della mano sinistra per illustrare il mood umbratile di una sera d’autunno. Tocca a Gao Hong far risalire il ritmo suonando “Dragon Box”, tema folklorico gioioso e festivo in cui il cordofono imita le voci strumentali del gong e delle percussioni. L’allieva mostra la sua padronanza (era il 1996, oggi è lei stessa una maestra assoluta e pluripremiata) ancora nel solo di “Chen Xingyuan Placates The Tribesmen”, basato sull’opera cinese “Er-Du Mei”. Qui, calibrando forza e agilità, la strumentista incorpora tecniche della cetra guzheng. Calore interpretativo e tecnica a dismisura anche nella successiva “narrazione” del celebre componimento “King Xiang Yu takes off his armour”. Il duo si ricompone nel vivace “Xing Jie Si he”, altro episodio del Jiangnan sizhu. La tecnica venerabile del maestro evoca il furore della battaglia in “The Ambush in all directions”, un altro intramontabile motivo della musica antica cinese, il cui titolo rimanda alla tattica utilizzata da Liu Bang, il fondatore della dinastia Han, per sconfiggere il rivale Xiang Yu (II secolo a.C.). Il brano evoca i tratti della battaglia con un’alternanza di umori sonori che ricreano il clangore delle armi e il muoversi dei cavalli, ma esprime pure la molteplicità di emozioni dei partecipanti alla lotta. Tocca di nuovo all’allieva interpretare un altro classico, facendo uso ancora di tecniche imitative insolite con cui dipingere in note il volo di uccelli migratori (“Wild Geese Alighting the Sandy Beach”). Li Shicheng fa sfoggio della sua arte nella title track, una composizione in stile Wu (lo stile marziale). Si tratta di uno dei più antichi temi per pipa di cui si conosce la partitura: l’incedere robusto, gli effetti sonori e le diverse tecniche concorrono a tratteggiare le scene guerresche. Di nuovo, si raggiungono vertici tecnici sorprendenti e si apprezza la complessa esecuzione che consiste nell’afferrare repentinamente le quattro corde con un successivo vigoroso gioco di glissando. Leggiamo nelle note che si tratta di una tecnica di solito evitata o effettuata impropriamente da molti performer, ma che Lin Shicheng era tra i pochi ad eseguire alla perfezione. Pienamente degna la conclusione del disco con una sorta di bonus track, una chicca inserita in questa edizione discografica ARC. Si tratta di “Moonlight over the Spring River”, che venne arrangiata da Lin Shicheng per pipa e zhongruan (Gao Hong suona il liuto tastato a quattro corde con cassa armonica rotonda) all’età di 76 anni: è una composizione che vede la coppia ancora una volta alle prese con tecniche inedite con cui rileggere con grazia e forza questo squisito classico del repertorio cinese nel sottile lirismo dello stile wen. Lin Schicheng e Gao Hong hanno fedeltà, originalità e inventiva nelle dita con cui fondere con maestria colto e popolare in una performance-testimonianza che scorre brillante dalla prima all’ultima nota. 


Ciro De Rosa

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