Recentemente pubblicato da Nordic Notes, “Barely Ann-Mari” è il risultato di una collaborazione tra la cantante e attrice Irina Björklund e il trio finlandese Pauanne. Nell’album si intrecciano armoniosamente le due anime dei protagonisti: da un lato quella della Björklund la quale, conosciuta al grande pubblico grazie alla sua attività di attrice, ha già pubblicato diversi album in francese, anche se fortemente connessi alle tradizioni musicali finlandesi. Dall’altro lato quella dei Pauanne, un trio che si è affacciato sulla scena etneo-elettronica europea con l’album eponimo nel 2019, riscuotendo un notevole successo, dimostrato anche dalla vittoria del premio Etno-Gaala 2019, il più importante nell’ambito della musica tradizionale finlandese. L’attività musicale ha permesso a Irina Björklund di collaborare con Marc Collin - produttore, musicista e fondatore dei Nouvelle Vague - il quale ha prodotto, nel 2014, il suo album “La vie est une fête”, contribuendo ulteriormente a far conoscere l’artista finlandese in Francia, dove risiede stabilmente e dove è stata insignita, nel 2016, del titolo di Chavelier des Arts et des lettres dal ministro della cultura francese. L’incontro con il trio Pauanne ha generato un’interessante energia, legata a doppio filo all’idea dell’album - che si ispira gli argomenti di una recente serie tv dal titolo “Peacemaker” di cui la Björklund è protagonista - e al carattere musicale che questa ha assunto in corso di lavorazione. Entrambi questi elementi hanno generato una narrazione originale, incasellata in una vocalità intima e profonda, avvolgente e armonica, e una costruzione musicale mai retorica, poggiata su una strumentazione semplice ma efficace, nel quadro della quale i pochi strumenti rimbalzano tra l’elettronica e l’etnica, appoggiandosi spesso su linguaggi semplici e lineari, senza mai sbilanciarsi e cadere oltre il filo della delicatezza narrativa e armonica. Si potrebbe pensare - potrebbe farlo soprattutto chi ha conosciuto i Pauanne attraverso il primo album - che la descrizione musicale abbia assunto un ruolo secondario, soprattutto in relazione alla sperimentazione, al dosaggio di soluzioni meno ortodosse e, in generale agli arrangiamenti. Ma non è così (basti ascoltare la title-track “Barely Ann-Mari”, così come “See you in death valley” e “A wall free world”), sarei anzi tentato di dire il contrario. Perché con questo lavoro, più “contratto” e probabilmente sommesso, il trio ha in un certo senso determinato un passaggio importante per la propria produzione musicale, dimostrando di saper “colpire”, con uno stile riconoscibile pur fuori dai propri toni, lì dove è necessario: ogni suono è curato seguendo la necessità del racconto (“Peace is a question of will”, brano in cui compare uno speech del premio nobel per la pace Martti Ahtisaari), con l’enfasi necessaria alla voce e alla narrazione (“My secret hideway”), e la scelta dei timbri riflette in pieno il carattere anticonvenzionale di questi musicisti così impressivi e allo stesso tempo affezionati alla ricerca, alle tradizioni, alle loro implicazioni politiche, ai lori riflessi religiosi, cultuali ecc (“Sing, girl”). D’altronde la genesi dell’album (come si accennava poco sopra) è imperniata ad argomenti che hanno ispirato più direttamente Irina Björklund. La quale ci porta dentro un processo di riflessione inusuale, che abbiamo qui la fortuna di vedere tradotto in musica. Si tratta di un insieme di riflessi del personaggio che Irina interpreta nella serie: una donna che si occupa di relazioni internazionali e che, nello specifico, svolge il suo lavoro nel quadro della ricerca di accordi di pace tra la Turchia e i rappresentanti Curdi. Durante lo studio del suo personaggio, Irina Björklund ha iniziato a comporre alcune canzoni ispirate al suo personaggio (la Ann-Mari del titolo dell’album) e, in particolare, alla sua “inner life”, con l’intenzione precisa di indagarne i sentimenti che non le era permesso esprimere esplicitamente nella serie. Il risultato è molto piacevole, perché tutte le undici tracce della scaletta ci avvolgono in una sospensione melodica molto dolce, grazie soprattutto allo stile di scrittura della Björklund - definito nelle note di presentazione dell’album “diary-like lyrics” - e alle interpretazioni dei Pauanne (formati da Kukka Letho, Pero Pennanen e Janne Haavisto), che hanno composto le musiche insieme a Janne Lappalainen, musicista e membro di lunga data della band della Björklund.
Daniele Cestellini
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