Afel Bocoum – Lindé (World Circuit/BMG, 2020)

«Lì da dove vengo io il fiume è tutto. Dico sempre che l’acqua possiede la sua propria musica. Bisogna vederla come sa ondeggiare e, quando c’è vento, come batte a riva, avanzando e ritraendosi. Dobbiamo saperci incontrare, gli uni con gli altri, parlarci e guardarci negli occhi dicendoci la verità. Non vedo soluzioni se non ci uniamo. La nostra assicurazione sociale è la musica. È tutto quel che ci resta. Le persone amano la musica, è un fatto che dobbiamo saper utilizzare». A sessantacinque anni, ha le idee chiare e il cuore grande Afel Bocoum. Cuore e idee, melodie e voce si traducono in un balsamo musicale che si rinnova ad ogni album. Fin dai tredici anni è riuscito a suonare con Ali Farka Touré, partecipando ai tour degli anni ’80 e ’90 e alla registrazione di “The Source”. Si riconosce volentieri nel solco musicale segnato dal chitarrista e cantante di Niafunke. È stato lo stesso Ali Farka Touré a proporre a Nick Gold di offrire a Afel Bocoum l’opportunità di registrare il suo primo disco con la World Circuit nel 1999, eccellente inizio di una carriera solista che l’ha visto anche protagonista di tante collaborazioni ben riuscite. “Lindé” è la quarta opera solista ed è stato registrato a Bamako, prodotto da Gold e Damon Albarn. Lo stesso Afel Bocoum racconta lo spirito con cui ha registrato l’album in un video che ne traccia la storia. “Lindé” è anche l’occasione per riascoltare due straordinari percussionisti da poco scomparsi: Tony Allen, il gigante dell’afro-beat, e Alpha Ousmane “Hama” Sankaré, anche lui protagonista di alcune delle migliori registrazioni di Ali Farka Touré. Purtroppo, il pomeriggio del 29 marzo la vettura su cui viaggiava con altre otto persone è saltata su una mina a trenta minuti da Niafunke dove si era recato, da Bamako, per votare nelle elezioni legislative nazionali. Un altro “incidente” stradale è alla base di “Penda Djiga”, la prima delle dieci canzoni. Spiega Afel Bocoum: «Avevo promesso questa canzone a Penda, la figlia di un mio amico. Racconta della mia disavventura a Koulikoro dove stavo viaggiando per partecipare alla festa per il fidanzamento di Penda. Purtroppo, per strada sono stato fermato dalla polizia e trattato rudemente, al punto che sono arrivati a mettermi le mani addosso. Nonostante le loro prevaricazioni sono poi riuscito a continuare il viaggio, in ritardo, almeno fino a Kabala in modo da poterla incontrare all’aeroporto proprio prima che si imbarcasse per il Michigan». In sostanza, una canzone su quanto sia difficile dover salutare una persona cara e su come le forze dell’ordine possano complicare la situazione. Come per gli altri brani, il registro narrativo sa affrontare temi sociali scottanti senza che le difficoltà che attraversano il Mali possano erodere la capacità della musica di accarezzare orecchie e cuore di chi ascolta con melodie e ritmi che sanno offrire conforto. In questo caso, l’andamento musicale ricalca quello di un fiume che scorre ed è il soggetto di un bel video animato da Oriane Rondeau. Il trombone giamaicano di Vin Gordon è il partner ideale per contribuire alla contagiosa leggerezza e alla positività del successivo “Bombolo Liilo”, così come Joan As Policewoman sa introdurre e mettere in tensione “Fari Njungu” con il suo violino. Ogni brano sa trovare un suo carattere ben definito ed offrire al lavoro complessivo sia elementi di continuità, sia variazioni di rilievo che “leggono” il Mali nelle sue diverse declinazioni, incluso il desert-blues dei Tinariwen. “Avion” si distingue per un registro umoristico che fa i conti con i tempi della modernità anche dal punto di vista degli impasti sonori e del dialogo che offre fra cori femminili, chitarre e kora. Oltre ad ‘Hama’ Sankaré, le registrazioni in studio hanno coinvolto anche Madou Kouyaté e Madou Sidiki Diabaté, due protagonisti della scena musicale di Bamako che sanno sempre come lasciare il segno.


Alessio Surian

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