Di lui, Italo Calvino disse: “Le sue parole dobbiamo ancora inventarle”. Matteo Salvatore era la voce della terra, il cantore della povera gente, di quei contadini che lavoravano sotto il sole rovente nei campi della Capitanata. Le sue canzoni erano impastate di sofferenze, privazioni e dolore, aride e sporche come la terra del Gargano, ma nel contempo erano un grido di dolore, un grido di riscatto, resistenza e denuncia. Nacque nel 1925 ad Apricena in una famiglia poverissima, una delle tante in un’epoca fatta di duro lavoro e tante rinunce. Complice l’incontro con il cantastorie Vincenzo Pizzicoli che lo avvia alla musica, Matteo Salvatore ben presto lascia il paese per cercare fortuna a Roma. A scoprire il suo talento musicale sono Claudio Villa, mentre Michele Straniero diventa il suo mentore. Le sue canzoni pian piano arrivano al grande pubblico e da lì il passo verso la televisione fu molto breve. Ben presto, però, la sua figura passò in secondo piano e solo nel nuovo millennio grazie ad Eugenio Bennato, al progetto “Craj” di Teresa De Sio e Vinicio Capossela, la voce e le canzoni di Matteo Salvatore venero riscoperti. Nel corso degli anni in tanti hanno celebrato la sua carte, ricantando le sue dolenti ballate, la povertà, le prevaricazioni subite dai contadini. A breve distanza dal disco dedicatogli da Giovanni Marini, arriva un altro progetto di grande spessore: “Suddissimo” , l’album-racconto dedicato a leggendario cantastorie del Gargano, realizzato da Dario Muci, Enza Pagliara, Roberto Licci ed Emanuele Licci. Si tratta di un progetto in cui musica e teatro si intersecano e che in parallelo apre una porta spazio-temporale restituendoci intatto il fascino di Matteo Salvatore sul palco con le immagini di un concerto che tenne in Francia su invito di Rina Santoro. Abbiamo intervistato Dario Muci ed Enza Pagliara - attualmente in attesa di rientrare in Italia dall’Australia a causa del lockdown - ed Emanuele Licci per farci raccontare dalla loro viva voce questo lavoro nato in quella fucina creativa sempre viva che si sta rivelando Nauna Cantieri Musicali.

Dario Muci - Stiamo bene. Qui fortunatamente non abbiamo avuto problemi, anche perché ci troviamo in un piccolo villaggio dove le persone hanno un alto senso civico e rispettano le restrizioni in modo esemplare. Siamo dispiaciutissimi per ciò che sta accadendo in Italia ed anche nei nostri paesi, così come sapere di alcuni amici. Stiamo seguendo la situazione a distanza e cerchiamo di essere presenti in tutti i modi, con telefonate, abbracci virtuali e messaggi di speranza per tutti, specialmente per gli operatori sanitari che rischiano la vita per tutti noi.
Veniamo al progetto “Suddissimo”. Come nasce l’idea di rendere omaggio a Matteo Salvatore?
Dario Muci - Tutti conosciamo le sue canzoni, anche quelle meno famose. L’idea era già in programma da un po’ di anni, da quando Rina Santoro mi fece vedere un video di un concerto di Matteo Salvatore in Francia. Poi andai ad ascoltare Emanuele Licci e il suo lavoro su Matteo, e li mi venne l’idea di mettere insieme le voci di Enza, di Emanuele e di Roberto Licci per una rilettura in chiave salentina dei canti. Tutti d’accordo. Telefonai al figlio, Franco Salvatore, che in un primo momento aveva altri pensieri per la testa, specialmente dopo il successo de “Lu bene mio” di Pippo Mezzapesa, con Sergio Rubini. Poi, dopo un po’ di telefonate, la famiglia decise di firmarmi la liberatoria per procedere…e iniziammo.

Emanuele Licci - La spinta a intraprendere tale progetto è partita da Dario, penso che lui abbia intuito che vi erano delle sensibilità e delle affinità comuni riguardanti questo repertorio. Io personalmente avevo preparato da un po’ di tempo uno spettacolo, in solo, su Matteo Salvatore, affrontando una ventina di brani del suo repertorio e cercando di capire i passaggi e le vicende della sua vita. Questo è avvenuto in realtà prima dell’uscita del libro di Beppe Lopez, con il quale successivamente mi sono trovato a fare una presentazione del suo volume. Leggendo il libro ho intuito e capito molte altre cose della vita di Matteo. Quella contraddizione tra l’amore raccontato nei suoi canti e la sua vicenda umana, segnata dall’assassinio della sua compagna, mi lascia ancora senza parole.
So che nel vostro lavoro ha avuto un grande peso il volume “L’ultimo cantastorie” di Beppe Lopez, un libro che svela il lato noir della vicenda umana di Matteo Salvatore, forse quello meno noto rispetto al suo percorso artistico... . Come si è indirizzato il vostro lavoro di ricerca attraverso il repertorio di Matteo Salvatore?
Enza Pagliara - La lettura del libro di Lopez, ha cambiato completamente lo stato d’animo con il quale stavamo lavorando ai brani di “Suddissimo”. Inizialmente l’attenzione era tutta rivolta ai messaggi dei canti e a ciò che sapevamo della vita di Matteo, che sembravano essere cuciti e tessuti con lo stesso filo. Il lavoro di Lopez, dettagliato e ben documentato, come solo un eccellente giornalista sa fare, mette in luce due aspetti fondamentali: uno artistico professionale sulla falsa paternità dei brani attribuiti a Matteo Salvatore e uno riguardante l’inquietante vicenda dell’assassinio della sua compagna.

Qual è stato il criterio con cui avete scelto i brani da rileggere?
Emanuele Licci - I brani scelti sono quelli che per noi sono i più rappresentativi, più autentici e più vicini ai nostri giorni, tanto da sembrare quasi attuali. Come ad esempio i brani riguardanti il lavoro nei campi, “Lu furastiere” o “Lu suprastante”, oppure la condizione femminile rappresentata in “Ttuppë ttuppë a lu purtonë”.

Emanuele Licci - Per quanto riguarda le voci abbiamo cercato di dare ai brani quell’aspetto corale tipico della tradizione, rispettando le linee melodiche dei canti originali. L’utilizzo dei fiati e delle percussioni, accanto agli strumenti a corda, ha permesso di sviluppare soluzioni ritmiche e melodiche utili a dare una rilettura personale del repertorio presentato.
Ci potete presentare i musicisti che hanno collaborato alla realizzazione del disco? Quanto è stato determinante il loro contributo?
Dario Muci - A parte me, Enza, Emanuele e Roberto Licci ci sono: Fabrizio Saccomanno (voce), Marco Bardoscia (contrabbasso), Marco Tuma (Flauto traverso, clarinetto, armonica, percussioni), Antonio Calsolaro (mandolino), Massimiliano de Marco (chitarra), Franco Nuzzo (percussioni), Giorgio Distante (tromba, tuba, elettronica), Emanuele Coluccia (sax, corno, clarinetto), Mariasole De Pascali (ottavino), Adolfo La Volpe (banjo), Valerio Daniele (chitarra elettrica baritona). Sono ottimi musicisti con i quali abbiamo già collaborato in altri progetti. Sono specialisti di altri generi e nello stesso tempo conoscono le strutture dei repertori tradizionali, pertanto riescono ad entrare nella trama musicale e a svilupparla seguendo a volte delle traiettorie sorprendenti e inusuali.
Il booklet si apre con una frase dell'indimenticato Alessandro Leograde sulla povertà estrema che conduce i migranti ad affrontare viaggi pericolosissimi. Che senso ha cantare il repertorio di Matteo Salvatore oggi?

Nel disco, fa capolino anche la voce narrante di Fabrizio Saccomanno. Come si inseriscono i suoi interventi nell’economia generale del disco e in quella dello spettacolo dal vivo?
Enza Pagliara - Era necessario per noi ricontestualizzare i canti. I racconti di Fabrizio hanno saputo legare le storie di ieri a quelle di oggi. Ci siamo incontrati più volte con Fabrizio e Dario per capire che direzione bisognava prendere. Fabrizio è attentissimo a tutto cio che ci circonda e si interessa agli ultimi, agli esiliati, ai migranti di tutto il mondo e di quanto e come le guerre cambiano velocemente la geopolitica mondiale. Ci parla dei curdi e del loro dramma, e poi storie e ancora storie, di vincitori e vinti. Sono tre i suoi interventi, due dei quali sono tratti liberamente da “Uomini e Caporali” di Alessandro Leogrande edito da Feltrinelli e da “Naufraghi senza volto” di Cristina Cattaneo pubblicato da Raffaello Cortina Editore. Vi invito ad ascoltarli, non c’è niente a caso, anche i brani a seguire. Abbiamo cominciato a lavorare all’allestimento dello spettacolo live, che avrà più contenuti sia dal punto di vista musicale che dei testi. Ci siamo fermati per la nostra partenza in Australia e poi l’attuale condizione ha frenato i lavori, che riprenderemo quanto prima, quando sarà possibile.
Al disco è allegato il dvd con le riprese video dell’unico concerto che Matteo Salvatore tenne in Francia nell’ottobre del 1999, fornitovi da Rina Santoro che ne racconta anche la storia nel suo contributo presente nel booklet. Com’è nata l’idea di rendere disponibile questo imperdibile documento?

Come si evolverà il progetto “Suddissimo” dal vivo?
Dario Muci - Abbiamo pensato diverse idee con Fabrizio Saccomanno, tipo coordinarci con un regista e ad uno sceneggiatore per scrivere alcune parti su cui inserire la musica e i canti. In attesa della “data 0”, abbiamo solo fatto piccole presentazioni crowdfunding in quintetto insieme al nostro caro amico Marco Tuma (flauto traverso, clarinetto, armonica). Il lavoro è uscito il 18 febbraio a una settimana dal disastro mondiale, al momento consiglio di ascoltarlo su tutti gli store musicali.
Il disco ha debuttato entrando subito in classifica nella World Music Chart. Com’è stata la risposta del pubblico?
Dario Muci - Una bellissima notizia cha abbiamo appreso in Australia. Siamo contenti anche di come "Suddissimo" piaccia al pubblico e altrettanto felici delle recensioni positive di alcuni critici,

Quali sono i vostri progetti futuri con Nauna Cantieri Musicali?
Dario Muci - Finito l’incubo virus speriamo di tornare subito a lavoro. Due le pubblicazioni:
“Coro Popolare di Terra d’Otranto” e un altro lavoro dedicato alla barberia, con brani inediti raccolti dal padre del maestro Antonio Calsolaro, “Vincenzo”.
Salvatore Esposito
Dario Muci, Enza Pagliara, Roberto Licci, Emanuele Licci – Suddissimo (Nauna Cantieri Musicali, 2020)

Daniele Cestellini