Thom Ashworth – Head Canon (Autoprodotto, 2019)

Nativo dell’Hampshire ma di residenza londinese, Thom Ashworth, autore e folksinger, con questo suo bel debutto di lunga durata (preceduto da un paio di EP), co-finanziato dalla English Folk Dance and Song Society, si rivela nome da appuntare per almeno tre motivi: timbro scuro baritonale che non lascia indifferenti, cifra da songwriter con predilezione per il canto sociale e di protesta e, non da ultimo, il suo accompagnarsi al basso acustico a quattro corde, che affianca a chitarra acustica ed elettrica, mandolino e bouzouki. Chi scrive lo ha visto dal vivo all’English Folk Expo 2019, rimanendo colpito dalla forza del suo set. Di lui “FRoots” ha detto che è «avventuroso, entusiasmante ed enormemente efficace», mentre “Folk Radio UK” ne ha parlato come di «un Martin Carthy dei giorni nostri». Mica poco, vero? Il tradizionale “High Germany” messo in apertura del programma di “Head Canon” si fa subito notare. Segue il primo brano autografo, “Pathfinding”, chiamata alla solidarietà operaia e all’azione collettiva. Ancora, una industrial song, stavolta di derivazione tradizionale, è “Poverty Knock”, costruita su voce e basso, mentre batteria (Mike Random) e violino (Ellie Wilson) sostengono le allusioni eliotiane di “Looking To Windward (a carol for the margins”, seconda song scritta da Thom, il quale la definisce una canzone sul centrismo e su come le persone di centro-sinistra manchino di risolutezza e sembrino accontentarsi del meno peggio, mentre tutto precipita («You’re pulling down the scaffold or/You’re building up the wall»). Dallo stupefacente repertorio delle storiche “Radio Ballads” di Ewan MacColl, Thom pesca - cantandola a cappella - “Exile (Just a Note)”, il cui tema è la nostalgia di casa di un operaio edile irlandese ai tempi della costruzione dell’autostrada M1. Un botta di folk rock è prodotta nel musicare sia il racconto marinaresco “Ratcliffe Highway” che “Derry Goal” - entrambi i numeri strappano applausi -, il cui arrangiamento riporta alla mente nientemeno che il sommo Richard Thompson. Scorre la personale “Crossing the Water”, per lasciare spazio ad altri due celebri tradizionali, “The Snow It Melts The Soonest” e “John Barleycorn”. Il primo brano si divide in una prima parte per sola voce e una seconda, dove le note di basso, chitarra e violino accompagnano con discrezione il canto, l’energia ritmica impressa la seconda ballad, invece, fa ancora una volta i conti, però mostrando tratti di originalità, con il folk rock Seventies, stile Fairport, per intenderci. Infine la chitarra accompagna la conclusiva e poco ottimista “The City And The Tower”, commento alle difficoltà di comunicazione nel mondo contemporaneo della Rete. Un debutto-non debutto decisamente vincente: Thom Ashworth è più di una promessa. Scoprite di più su thomashworth.com 


Ciro De Rosa

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