Vova – Garmi Doç (Ada Mūzik, 2019)

Ce ne andiamo sul Mar Nero: Vova è il nome scelto da questa formazione originaria della regione anatolica costiera dell’Hamshen, dove sono insediati gli Hemşin, una piccola comunità di origine armena islamizzata (alcuni gruppi sono presenti in Russia, Georgia e nell’Asia Centrale) che parla l’homshetsi, lingua nella quale Vova significa “Cos’è?” oppure “Chi è?”. Proprio il timore per il rischio che l’idioma possa estinguersi ha motivato Hikmet Akçiçek nel raccogliere e registrare le melodie popolari che sono entrate nel primo disco pubblicato dai Vova nel 2005 (“Songs of Hemshin”). Non di un semplice gruppo folk si tratta, bensì di un progetto animato da una più forte motivazione culturale come si apprende dalle parole dello stesso cantante Akçiçek: «Cerchiamo di registrare melodie appartenenti a questa cultura, interpretandole con il nostro bagaglio e stile musicale per creare consapevolezza del portato culturale sia negli Hamshen sia in altri segmenti della società, ma anche per trasmettere queste melodie alle generazioni future». Sui materiali tradizionali anonimi interviene il compositore Mustafa Biber (chitarre, lavta, flauto, voce), che lavora sulle musiche e sugli arrangiamenti, cui contribuiscono gli altri musicisti che integrano il gruppo (voci soliste e cori, kemençe, kaval, percussioni, tulum, fisarmonica, piano, duduk, clarinetto, sax alto e baritono, violoncello). Sono storie, immagini, suoni naturali, voci e memorie raccolti “on the road”, fonti d’ispirazione che hanno dato forma al viaggio di “Garmi Doç”, un lavoro in cui trovano spazio sedici brani riconducibili a diverse aree d’insediamento degli Hemşin (Karanlıkmeşe, İnce Xarxan, Kaçkars, Babike e poi oltre, sull’altro versante del Mar Nero, in Abkhazia e a Sochi. Invece, i due motivi in chiusura del disco sono stati registrati dal vivo a Yerevan in concerto). Efficaci gli arrangiamenti, avvezzi a una fusione di stili e di espressioni vocali, che passano da forme monodiche ad armonizzazioni a più voci. Episodi di matrice folk autorale contemporanea si alternano con altri che seguono procedure melodiche più prossime agli stilemi tradizionali popolari. Anche sul piano strumentale il gruppo contempla differenti soluzioni, che mettono in risalto di volta in volta i solismi di saz, duduk, kaval, kemençe e, soprattutto, della zampogna tulum. Peccato che nel pur bel booklet non siano disponibili in lingua inglese informazioni più dettagliate sui testi e sulle origini dei brani. Ad ogni modo, un album molto interessante e degno di attenzione, il cui pregio è di far conoscere un aspetto meno noto del patrimonio culturale dello straordinario mosaico che è la Turchia. www.adamusic.com.tr 


Ciro De Rosa

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