Barezzi Festival 2019, Teatro Regio e Auditorium Paganini, Parma, 15-17 novembre 2019

Il Barezzi Festival arriva alla sua tredicesima edizione, e prova a fare un ulteriore passo in avanti nella sua proposta musicale, perseguendo sempre più l’intento alla base di questa particolarissima rassegna: proporre musica di altissima qualità senza badare a distinzioni di generi musicali (distinzioni che ormai non hanno più molta ragione d’essere), ma anzi, coraggiosamente, mischiandoli, mantenendo sempre uno standard qualitativo molto alto. E soprattutto dando modo a musicisti e appassionati di musica popolare, la possibilità di ascoltarla nel migliore dei modi, in ambienti dall’acustica perfetta, quali i teatri della musica lirica. In tre giorni pieni di musica si sono susseguiti su quattro palchi una storica rock band come Echo and the Bunnymen, il nuovo soul di J.P. Bimeni, una star del mondo dei DJ quale Marcellus Pittman, la nuova canzone d’autore di Scott Matthews e Dente, la particolare proposta dei Nouvelle Vague, il rock italiano di Cristiano Godano e Vasco Brondi, il pop raffinato di Renzo Rubino e Dente. Da questo punto di vista la costruzione dell’edizione 2019 del Barezzi ha raggiunto l’apice nel far suonare al Teatro Regio di Parma, culla delle musica lirica e classica, un artista come Apparat, che contamina musica elettronica e rock, acustica ed elettrica, jazz e drum and bass, con una formazione che comprende anche violino e violoncello, riuscendo a vincere la scommessa. Teatro esaurito, concerto impressionante per intensità, resa audio spettacolare, perfezione dei suoni. 
Elementi percepiti anche dagli artisti sul palco, come loro stessi hanno riconosciuto in chiusura di serata, e che hanno contribuito a renderlo un concerto perfetto. Con un palco illuminato solo da pochi tubi di luce led e gli artisti quasi sempre in ombra, Apparat ha dato vita a una performance affascinante, accompagnato da chitarra elettrica, sintetizzatori, batteria, archi e fiati. Inutile soffermarsi sui singoli brani, quello proposto è un continuo flusso di emozioni, che passando dai suoni acustici degli archi alle pennellate della sua chitarra elettrica, dalla tromba ai suoni elettronici dei sintetizzatori, conduce il pubblico in un viaggio onirico dal quale non ci si vorrebbe svegliare. Sulla stessa idea della contaminazione tra generi (ma molti gradini più in basso) si potrebbe inserire anche il concerto che ha chiuso domenica sera il Barezzi 2019, quello dei Nouvelle Vougues, basato sulla riproposizione con arrangiamenti completamente rivisitati di brani celebri dalle più diverse provenienze, dal meglio del rock degli anni ’70 (Ramones, Violent Femmes, The Clash, Dead Kenneys, Joy Division, Echo and the Bunnyman) al peggio del pop degli anni ’80 (Visage, Orchestral Manoeuvres In The Dark). Un gioco che all’inizio può sembrare divertente e interessante, grazie anche alle evidenti capacità tecniche dei tre musicisti e alla bravura delle due cantanti, ma che alla lunga mostra un po’ la corda, rischiando di diventare solo una cover band di lusso. 
Il pubblico ha comunque riempito la capiente Sala Ipogea dell’Auditorium Paganini per ascoltare queste versioni insolite di brani storici quali I Wanna Be Sedated, Blister in the Sun, The Killing Mon, Too Drunk To Fuck, The Guns of Brixton, che nelle mani dei Nouvelle Vague cambiano aspetto diventando qualcosa di diverso, forse esteticamente bello, ma perdendo la loro carica rivoluzionaria: piacciono sicuramente molto al pubblico dei cinquantenni che si ricordando di quando erano giovani e giocavano a fare il punk (ma forse non lo erano neanche all’epoca). Chiudono il concerto con la sempre splendida Love Will Tear Us Apart cantata in coro col pubblico: ma se togli a questo capolavoro la drammaticità del cantato e quel basso ipnotico, quel che resta è una bellissima ma innocua canzone d'amore. Di tutt’altro tenore la proposta della nuova promessa del soul J.P. Bimeni, che apre il concerto dei Nouvelle Vague con un’ora e venti di grande soul. L'anima black del cantante (profugo del Burundi) non teme il freddo dei 6 gradi della notte parmense, e riscalda l'ambiente coinvolgendo tutto il pubblico nel ballo, conquistandolo come sanno fare i grandi artisti. Il suo è un concerto di puro soul come se ne vedono pochi. Da una splendida versione di Keep On Runnimg alla trascinante Better Place, fino a quel gioiello di Pain Is the Name of Your Game, che ha tutti i crismi per diventare un classico del soul contemporaneo, tutto gira alla perfezione. 
Accompagnato dai bravi The Black Belts, J.P. Bimeni è coinvolgente nei brani più veloci, perfetto e carico di soul nei più lenti.  Per come canta, come si muove, come interagisce col pubblico con gesti e sguardi, tutto ricorda i grandi della musica soul, a partire da quell’Otis Redding a cui sempre più spesso viene paragonato. Per il concerto acustico del cantautore Scott Matthews si sono aperte nel pomeriggio di sabato le porte del Ridotto del Teatro Regio, dove un pubblico molto numeroso ha seguito con estrema attenzione quello che il songwriter inglese ha chiamato scherzando “sad core”. Un set di poco più di un’ora, in cui Matthews ha passato in rassegna brani tratti da quasi tutti i suoi lavori, dimostrando come si possa tenere desta l’attenzione del pubblico aiutato solo dalla sua voce delicata e dalla chitarra, riuscendo a tratti (per esempio con As the Day Passes ) a toccare quei livelli di intensità che toccava Jeff Buckley. Un concerto intimo e poetico, che resterà a lungo nella memoria di chi vi ha assistito. Ma il Barezzi 2019, oltre ai concerti al Teatro Regio e all’Auditorium Paganini, ha dato spazio anche ad alcuni incontri pomeridiani dal titolo Prospetive e Incursioni presso il “Tanqueray bar” (sempre all’interno del Teatro Regio), in cui artisti italiani si sono raccontati con parole e musica. Particolarmente interessanti quelli con Francesco di Bella, già voce dei 24 Grana, che ha coinvolto il pubblico come in un vero e proprio concerto, e quello di Cristiano Godano, voce dei Marlene Kuntz, che dopo aver dialogato per 30 minuti con il giornalista Ferderico Vacalebre prendendo spunto dal libro “Nuotando nell’aria”, parlando di musica e di ciò che sta intorno e dietro alle canzoni, ha poi offerto cinque brani live, voce e chitarra, compreso i classici Lieve, Nuotando nell’aria, Fantasmi, e Ti Giro Intorno, ed una inaspettata cover di The Needle and the Damage Done di Neil Young. Il Barezzi 2019 si conferma una vera e propria immersione nella musica a 360 gradi, diventando appuntamento ormai irrinunciabile per chi è alla ricerca di suoni e stimoli nuovi, non ha preclusioni di generi e non teme le contaminazioni. 


Giorgio Zito
Foto e video di Giorgio Zito

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