Sequenza della liturgia cattolica risalente al XIII secolo e tradizionalmente attribuita al Beato Jacopone da Todi, lo Stabat Mater si compone di una prima parte con la struggente meditazione sulla sofferenza di Maria, madre di Gesù durante la passione e morte di suo Figlio, e la seconda in cui l’orante chiede alla Madonna di farlo partecipe del suo dolore durante il Calvario. Recitata in occasione della messa dell’Addolorata e nel rito tridentino durante la Settimana Santa, questa sequenza presenta un testo in latino con struttura ritmica medioevale ed il primo esempio con notazione musicale risalente al 1200 è stato rinvenuto nel monastero di Santa Maria Maddalena a Bologna. A partire dal Rinascimento con Giovanni Pierluigi da Palestrina, lo “Stabat Mater” è stato messo in musica da numerosi compositori ed in particolare, in epoca Barocca, va ricordato Giovanni Battista Pergolesi a cui nel 1734 fu commissionato dalla Confraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, per officiare alla liturgia della Settimana Santa per sostituire quello precedentemente composto da Alessandro Scarlatti. Successivamente ricordiamo, tra gli altri, Giovanni Paisiello, Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi e i contemporanei Luis Bacalov e Nicola Piovani. A questi si è aggiunto recentemente Paolo Paglia, direttore d’orchestra, compositore e musicologo di caratura internazionale ben noto in ambito cameristico, sinfonico e corale, il quale ha recentemente dato alle stampe per Nota la prima registrazione in assoluto del suo “Stabat Mater” per organo e soprano, a cui si aggiungono un “Requiem” e tre mottetti sacri, “Ave Maria”, “Pie Jesu” e “Ave Verum”. Composto nell’arco di sette mesi di lavoro, l’opera del musicista albese ci offre una immersione intima nello “Stabat Mater”, evocando in tutta la sua drammaticità il testo di Jacopone da Todi e restituendone intatta la tensione emotiva che lo pervade e fatta di silenzi ed attese. L’eccellente esecuzione di Daniele Gatto (organo) e Daniela Pellerino (soprano) esalta lo stato d’animo di Maria ai piedi della Croce, la sua umanità nel dolore e la speranza che sembra superare anche la morte. L’ascolto attento consente conduce l’ascoltatore a riconoscersi e compenetrarsi nel dolore della Madonna che diventa balsamo per lenire le ferite della nostra vita. La stessa intensità pervade anche il “Requiem” che ci schiude le porte ai mottetti che chiudono un lavoro pregevole, impreziosito dall’interessante booklet in cui trovano posto un saggio sulla musica sacra e un focus storico sullo “Stabat Mater”.
Salvatore Esposito
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