Mimì Sterrantino e Marco Corrao – Liggenni (Veneretta Records, 2019)

Originari rispettivamente dell’area jonica (Taormina) e di quella tirrenica (Capo d'Orlando) del messinese, Mimì Sterrantino (voce, mandolino, banjo tenore, chitarra classica, chitarra battente, tromba, marranzano) e Marco Corrao (voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, slide e ukulele) sono due polistrumentisti e cantautori con alle spalle esperienze musicali differenti i quali hanno unito le forze per dare vita ad un progetto che coniugasse la comune passione per la tradizione orale siciliana e per il folk-blues americano. Ha preso vita, così, “Liggenni”, disco nel quale le storie scure della Trinacria, sospese tra esoterismo e paganesimo, legate all’oralità, si fondono in modo sorprendente con gli stilemi e le strutture delle dodici battute del blues. Il risultato è un disco che pur mettendo al centro l’utilizzo di strumenti tradizionali si discosta dalla musica popolare siciliana, dando vita ad un inatteso esperimento che connette il passato dei cantastorie con l’approccio musicale del presente. Mandolino, chitarra battente, percussioni africane e tamburi incontrano la chitarra acustica, il banjo e la lingua siciliana evocando racconti di principesse, diavoli, sirene, licantropi ed elefanti. Accompagnato dalla prefazione dell’etnomusicologo Mario Sarica nella quale viene rimarcato che il banjo “in fondo non è così lontano dalle sonorità dell’antico e dimenticato colascione siciliano (liuto a manico lungo di origine turca)”, il disco si compone di otto brani, otto leggende che nel loro insieme esplorano nel profondo la tensione narrativa che anima la lingua siciliana nella perfetta commistione con il blues. Inciso a febbraio 2018 presso RecOnBlack di Santa Teresa (ME) da Ottavio Leo, “Liggenni” vede la partecipazione di Davide Campisi (tamburi a cornice, percussioni) e Flavio Gullotta (contrabbasso e piano) il cui contributo ha contribuito ad ampliare il coté sonoro che caratterizza i brani in scaletta. Aperto da “A Principissa” (La Principessa) con i fiati di Daniele Zappalà a guidare la melodia nel dialogo con chitarra e bajo, narra della storia della giovane principessa Sicilia che per sfuggire dalla maledizione del mostro Greco-Levanta, viene affidata dal padre alle onde del mare. Approdata in un’isola quasi deserta incontra un ragazzo di cui si innamorano e insieme ripopolano quella terra che in onore della giovane fu chiamata Sicilia. Se in “Mori Senza Cruci” (Morire Senza Una Croce) si canta dell’antico rito pagano dell’ammazzatina du porcu, la successiva “Schiavi Del Sirina” è un brano dalla struttura country in cui viene raccontata la storia delle sirene che risalendo il torrente Sirina rapivano i giovani siciliani con il loro canto. La murder ballad “Rusulè” nella quale viene cantata la vicenda di una vecchietta assassina che, vestita di stracci, usciva di notte nei boschi del territorio di Naso per uccidere con una falce chiunque incontrasse. La storia della ricerca di un tesoro, nascosto per sottrarlo alle razzie degli arabi durante la loro dominazione, è al centro de “A Truvatura”, mentre “A Rutta Du Diavulu” (La Grotta Del Diavolo) è la leggenda un mostro nascosto in una grotta del Parco dei Nebrodi dalla quale usciva di notte per rapire donne e bambini e portarli nel regno di Satana. I lupi mannari che seminano di notte il terrore popolano “I Lupinari” e la folk ballad “Lu Jancu Lifanti”, l’Elefante Bianco che restituiva ai genitori i bambini persi o rapiti, chiude un disco prezioso che non mancherà di sorprendere quanti vi dedicheranno l’attenzione che merita. L’album è stato pubblicato in formato digitale e in vinile in tiratura limitata. 


Salvatore Esposito

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