Martin Simpson – Rooted (Topic, 2019)

Martin Simpson, straordinario chitarrista, notevole cantante, folklorista e grande appassionato, al limite della filologia, delle due tradizioni musicali anglofone sulle sponde dell’Atlantico, ritorna a meno di due anni dal precedente “Trails and Tribulations” con un disco, programmatico sin dal titolo, che ricalca in gran parte la formula del precedente: stesso numero di brani (con la possibilità di una confezione Deluxe contenente un ulteriore disco di brani strumentali). Difatti, Simpson è alla chitarra acustica, banjo e plettri di varie fogge, e si avvale della stessa backing band composta da fuoriclasse come Andy Cutting all’organetto, Nancy Kerr a violino e cori e il bravo John Smith alla chitarra elettrica. Anche la qualità, sempre alta, è la medesima: brani tradizionali inglesi e americani, brani composti per l’occasione e cover d’autore (a questo giro tocca a “Kimbie” di Jackson C. Frank e a “Hills of Shiloh” di Judy Collins). A 65 anni, Martin Simpson, pur senza dire niente di nuovo, mantiene il livello qualitativo che gli consente a oggi di essere la punta del revival britannico, rappresentante della generazione successiva a quella il cui unico sopravissuto è il quasi ottuagenario Martin Carthy. Scegliere alcuni brani che rappresentano meglio il lavoro è impresa ardua, non ci sono riempitivi o brani di livello inferiore e, per apprezzare ancora di più le doti strumentistiche di Simpson e dei suoi pards consiglio la confezione con allegato il disco “Seeded”. Se l’iniziale “Trouble Brought me Here” è già marcatamente simpsoniana, sono imprescindibili le ballate “Queen Jane” and “Hills of Shiloh”, incisa anche da June Tabor in uno dei suoi lavori con la Oyster Band, così come il capolavoro fingerstyle di “Kingfisher” (sulla musica di “Fair Flower of Northumberland” già resa da Dick Gaughan e John Renbourn Group). Addirittura commovente la versione di “More Than Enough”, brano di Roy Bailey, cantautore recentemente scomparso e suocero di Simpson. Una curiosità: “Kimbie” è stata incisa con la Martin D28 con cui l’autore (Jackson C.Frank) incise il suo eponimo album che conteneva anche l’epocale “Blues Run the Game”. In “Seeded” notevoli i duetti con Andy Cutting di “Bonnie Kate” e “Waenglapiau” e il fingerpicking di “Arbutus Turnaround”.


Gianluca Dessì

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