Vesselil – Vesselil/Trio Mio – Polyglot Pike/Floating Sofa Quartet – Neighbourhood/Mads Hansens Kapel – Mor dig først, spørg bagefter (Go’ Danish Folk Music, 2019)

Ci occupiamo della vivacissima scena nu trad danese, alla quale si fa torto in termini di visibilità, nonostante la presenza di importanti istituzioni educative che sfornano musicisti folk e la conseguente sorprendente qualità delle produzioni di musica di derivazione popolare, pubblicate in larga parte dalla prolifica dall’etichetta Go’ Danish Folk Music. Per incominciare, parliamo di un trio di corde, che annovera Elisabeth Dichmann (violino e voce), Maja Aarøe Freese (violoncello a cinque corde e prima voce) e Clara Tesch (violino e voce), musiciste conosciutesi al corso di folk music dell’Accademia Nazionale di Musica di Esbjerg. Per il loro debutto eponimo hanno messo insieme un palinsesto di proprie composizioni e di tradizionali provenienti da Danimarca, Svezia e Belgio, tracce dall’ampio spettro temporale, che dalla cinquecentesca canzone “Stolt Vesselil” (la vicenda di una ragazza orgogliosa da cui è stato mutuato il nome della band) arriva alla contemporaneità, passando per “Angst”, lirica ottocentesca del poeta danese Emil Aarestrup, sposata a “Boblerne i Baekken”, bella melodia composta da Freese. Passaggi gentili e ritmiche più serrate, sequenze minimaliste, neo-classicimo ed eredità popolare si coalizzano nella composita tavolozza sonora del trio. 
Tra le altre cose, vi compaiono il valzer “Opdagede Omsider”, firmato da Tesch, “Morfars Schottisch” di Freese, “Blå Vals” di Dichmann e il set tradizionale danese-svedese “Krystallen/Venindepolska”. Ritroviamo Clara Tesch nel Floating Sofa Quartet, accanto al connazionale Mads Kjoller-Henningsen (flauto in legno e cornamusa svedese), alla finlandese Leija Lautamaja (organetto diatonico, harmonium) e allo svedese Malte Zeberg (contrabbasso). Siamo di fronte a un altro crossover acustico nordico messo a punto dal quartetto, che si ripropone con “Neighbourhood”, dopo il debutto del 2016, intitolato “The Moon We Watch is the Same”. Anche i quattro del FFQ attingono a differenti fonti, veicolando con intelligenza e freschezza le soluzioni timbriche, che risaltano soprattutto nell’accoppiata di melodie settecentesche danesi “Reventlow and Storm” e nell’ottocentesco valzer svedese “Näckens Vals”. Possiede una forte qualità visionaria, invece, “Skånebitar”, in cui primeggiano violino e cornamusa; fa danzare “Lørdag Aften Polka”, numero in cui si mette in evidenza il fraseggio di Zeberg. Quest’ultimo, in compagnia del polistrumentista Henningsen è membro dell’avventuroso settetto Trolska Polska (hanno pubblicato “Untold Tails” nel 2016), altra formazione da indagare. 
Di diverso tenore, ma non privo di eccentricità, l’approccio trad-jazz del Trio Mio, band in attività da oltre quindici anni, con alla testa l’apprezzatissima violinista danese Kristine Heebøll, insieme allo svedese Jens Ulsand (bouzouki, chitarre e voce) e all’altro danese Peter Rosendal (piano wurlitzer, flugabone e moog), entrato nel trio solo a partire dal precedente CD. Nel palinsesto di “Polyglot Pike” – sesta incisione del gruppo – troviamo composizioni originali dei tre, in cui si ravvisano una varietà di situazioni e di prospettive sonore, create da artisti capaci di stare dentro e fuori la tradizione popolare, combinando elementi di danza, venature jazz e suoni misurati di stagionata elettronica. C’è un equilibrio tra archetto, plettri e tastiere: tutto da apprezzare mediante un ascolto non distratto. Dei dieci pezzi che compongono l’album, la nostra preferenza si rivolge a “Dieselvals”, “Inga rikedomar”, “Toscana Return Ticket” e “Skaev Schottish”, ma l’album intero è da ascoltare con innegabile interesse. Concludiamo questa tornata nella terra di Andersen con la Mads Hansens Kapel, giovane ma già affiatato quintetto strumentale con la missione di far ballare. Jonas Lærke Clausen (violino), Martin Strange Lorenzen (clarinetto), Sebastian Boesgaard Bloch Larsen (chitarra), 
Julian Michael Svejgaard Jørgensen (piano) e Emil Ringtved Nielsen (basso) provengono dall’isola di Funen e dallo Jutland orientale. Alcuni dei membri del combo fanno parte anche della Mynsteraland, una folk orchestra di ben dodici elementi. Avevamo conosciuto la MHK con “På den forkerte side”, debutto che presentava cinque melodie dal repertorio di Ditlev Trappo Saugmand Bjerregaard (1852 – 1916), insolita figura di commerciante (nel suo negozio vendeva strumenti musicali e giocattoli), musicista tradizionale e compositore di musica da ballo. Ora, nel loro secondo lavoro, “Mor dig først, spørg bagefter” (“Prima il divertimento, dopo le preoccupazioni”), traspongono tredici brani di derivazione tradizionale, resi con energia e notevole senso ritmico, né si fanno mancare qualche licenza giovanile. Nel menu danzereccio si susseguono polche, valzer, reinlander e hopsa e mazurche. Se ne sono accorti anche al prestigioso Tønder Festival 2019, dove hanno lasciato il segno nel “Folk Spot Denmark”, venue assegnato alle folk band del Paese, ricevendo il più alto riconoscimento del festival riservato alle band di casa.


Ciro De Rosa

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