Beppe Dettori – @90 (Undas Edizioni Musicali, 2019)
Cantautore sardo dal lungo percorso artistico intrapreso sin da giovanissimo e ben noto per essere stato la voce dei Tazenda, Beppe Dettori, a distanza di due anni da "Abba", cantato in lingua sarda, torna con "@90", disco rimasto nei cassetti per vent'anni e che finalmente vede la luce, dopo un intenso lavoro di rimasterizzazione delle tracce originali. A riguardo Dettori racconta: "Nel 1998 decisi di produrre e realizzare un progetto discografico. Genere pop-rock, in italiano, quindi con innesti di canzone d’autore. Scrissi dei brani con Giorgio Secco decidemmo a breve di realizzarli in studio con i musicisti. L’esagono di Rubiera, studio di registrazione tra Reggio e Modena ci diede ospitalità. Assieme ai musicisti ci “buttammo a capofitto” nelle sessions di registrazione. Eravamo talmente assorti e coinvolti nel progetto, che non si capiva quando era giorno o notte, sopra o sotto, sembrava di essere stati rapiti dall’antica e mitologica civiltà di Atlantide che, attraverso un Nuraghe, ci catapultò in altra dimensione, sommersi in fondo al mare, ma protetti da uno scudo invisibile che ci consentiva di vivere, respirare e godere di quello che si produceva: Musica!". Scritto con Giorgio Secco (arrangiamenti e chitarre), il disco vede la partecipazione di Vincenzo Messina (tastiere), Silvio Verdi, Leandro Misuriello e Mario Belluscio (basso) e Max Furian, Pietro Pizzi, Diego Corradin, Leif Searcy (batteria). Come lascia intuire il titolo "@90", il disco presenta un sound pop-rock tipico degli anni Novanta su cui si innestano testi intensi e mai banali che lasciano intravedere le potenzialità che Dettori esprimerà negli anni a venire. Composto da dodici brani, di cui undici inediti, il disco si apre con la bella rilettura di "Monnalisa" di Ivan Graziani ed entra nel vivo con la trascinante "Starò meglio" e "Mentre passa", due brani dal taglio riflessivo che culminano nel rock di "Sha La La" sul tema della follia. Se la rock ballad "Fermi il tempo" è dedicata all'amore visto come mistero mai risolto, la successiva "I'm Fallin' Down" indaga la fine di un rapporto con il dolore e la rabbia che si trascina. Si prosegue con "Sono uscito" e "Quando è ora di andare", entrambe sul tema del cambiamento e la malinconica "Mi piace stare qui", ma il vertice del disco arriva verso il finale con "Rabbia e Dolore" e "Tutto il veleno" che riporta al centro il tema dell'amore. "Prendo quello che c'è" chiude un disco piacevole che ci restituisce un frammento poco noto del percorso artistico di Dettori.
Dario Dee – Dario è uscito dalla stanza (Autoprodotto, 2019)
Cantautore pugliese dalla solida formazione accademica e con la passione per l’elettronica e la black music, Dario Dee giunge al debutto come solista con "Dario è uscito dalla stanza" a coronamento di un lungo cammino artistico nel corso del quale ha dato alle stampe l'Ep "Sopra Le Righe 2.015" nel 2015 e "Prisma" registrato insieme alla True Colors Chorus nel 2017, e costellato dalle partecipazioni a numerosi premi e contest. Composto da quattordici brani di cui quattordici inediti, il disco è stato registrato e prodotto nello studio del cantautore pugliese nell'arco di un anno di lavorazione. Caratterizzato dall'intreccio tra pop e neosoul, l'album si caratterizza per una scrittura senza filtri e metefore che fa emergere in tutta la loro prepotente attualità i temi intorno ai quali ruotano i brani del disco: "Un album che parla di amore, di passioni e di sesso, di sogni, affrontando temi delicati come il femminicidio, il conflitto siriano, gli effetti dei social sulla società". Aperto dalla voce dell'autore avvolta dalla melodia del Valzer op. 69 N. 1 di Fryderyk Chopin, l'album ci regala una serie di composizioni gradevoli come la filastrocca "Il mio pesce corallo rosso", la canzone d'amore "In auto con RAF" e la title-track ma soprattutto
"LeONi" sull'influenza negativa che hanno i social e i cellulari sulle nostre vite. Nella seconda parte non mancano sorprese come l'omaggio a Pino Daniele con "Arriverà l'Aurora", incisa con una tastiera, una loop station e un vocal harmonist e l'outro a cappella "You can’t hurry LOVE" e la conclusiva "CuORe ImPAviDo (+)".
Esposito – Biciclette Rubate (iCompany/luovo, 2019)
"Biciclette Rubate" è questo il titolo del nuovo album del cantautore toscano, ma di origini campane, Diego Esposito che giunge a due anni di distanza dal debutto "... E' più comodo se dormi da me", prodotto da Zibba. I questi due anni ha consolidato sempre di più la sua attività dal vivo e ha vinto le edizioni 2016 e 2017 del concorso Area Sanremo, ma soprattutto ha scritto la colonna sonora dello Spettacolo “Something” in scena al Teatro “New Victory” a Broadway, New York. Anticipato dalla pubblicazione di ben cinque singoli che hanno raccolto grandi consensi su YouTube e Spotify e prodotto da Riccardo “Deepa” Di Paola, il disco nasce da "una sensazione di smarrimento" come scrive Esposito nelle note di copertina, e raccoglie dieci brani che raccontano di situazioni impreviste. "Ho pensato di essere come le “biciclette rubate” che da un momento all'altro si ritrovano in un posto differente rispetto a quello dove erano state parcheggiate qualche attimo prima" prosegue Esposito, "Questo sicuramente dipende dalle scelte che facciamo, ho sempre pensato che ognuno si crea il proprio destino, ma ogni scelta ti porta in una direzione che magari non era quella che avevi immaginato: “è colpa del destino, non è vero è colpa mia!". L'ascolto regala un susseguirsi di belle intuizioni compositive come "Bollani", giocata su un tema latin, o la raffinata "Voglio stare con te", ispirata dal cielo delle Isole Tremiti o ancora la gustosa title-track. Altrettanto interessanti ci sembrano anche "La casa di Margò" e "Solo quando tu sei ubriaca" ma il vero vertice del disco arriva con il singolo "Le canzoni tristi", la riflessiva "Diego" e la conclusiva "Le viole" che suggella un disco interessante che conferma le potenzialità espresse da Esposito nel suo album di esordio.
Margherita Zanin – Distanza In Stanza (Volume!/Platform Music, 2019)
A due anni di distanza dal disco di debutto, ritroviamo Margherita Zanin con “Distanza in stanza”, disco, prodotto da Lele Battista, che raccoglie dodici brani inediti che, nel loro insieme, compongono una sorta di concept album in cui ogni traccia rappresenta una stanza, un “non-luogo” protetto ed interiore in cui ritrovarsi a riflettere per evolversi, cambiare e ragionare. Ad introdurci in ogni brano sono gli interventi di alcuni tra i principali esponenti della nuova canzone d’autore italiana da Appino degli Zen Circus a Motta, da Mauro Ermanno Giovanardi a Morgan passando per Riccardo Sinigallia, Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti e Lodo Guenze de Lo Stato Sociale. L’ascolto si dipana dalla sinuosa melodia di “Rosa” che apre il disco, alle trame elettroniche di “Invisibili” in cui la Zanin riflette sui sentimenti veri che spesso non si manifestano, passa attraverso le sperimentazioni sonore della sofferta “Amaro” in cui spicca l’ottima prova vocale e la trascinante “Un amico che va via” in cui spicca nel ritornello una citazione di Fabri Fibra, per toccare l’accorata “Amalia” dedicata ad un’amica che non c’è più e la riflessiva “Ovvietà”. Verso il finale a spiccare sono, poi, “Casca il sogno” sulla fine dell’innocenza giovanile e la bella rilettura de “Il cielo in una stanza”, bonus track finale che suggella un disco interessante che non mancherà di regalare belle emozioni agli appassionati del genere electro-pop.
Paolo Gerson – Le ultime dal suolo in alta fedeltà (Maninalto! Records, 2019)
Noto per essere stato il frontman dell’omonima punk-band fondata a metà anni 2000 e con la quale ha messo in fila sei album e centinaia di concerti in quindici anni, Paolo Gerson giunge al suo debutto come solista con “Le ultime dal suolo in alta fedeltà”, disco che raccoglie nove brani dal taglio alternative rock nei quali l’autore si racconta a cuore aperto con totale disincanto. Un album dal sound classico che si muove attraverso gli stilemi del punk-rock melodico dell’iniziale “Mai e anche sempre”, passa attraverso il soft-rock velato di folk di “Colpa degli altri” e il grunge di “Domicilio confuso” per sciogliersi nel crescendo di “Silenzio per favore” e il country di “Se ci passi con la testa”. Il vertice del disco arriva, però, quando Gerson ritorna più direttamente al punk con “Con tutta una morte davanti” e la ballad “Zero onde” che ci accompagna verso il finale con le trascinante “La conta dei danni” e il sing-along “Tartarughe e Farfalle” che si preannuncia come uno dei brani cardine dei live-act di Gerson.
SOS Save Our Souls – Esse o Esse (IAD Records, 2019)
Fondati nell’ormai lontano 1993 da Bruco aka Marco Ferri (voce e autore), i SOS Save Our Souls sono una rock band bergamasca con alle spalle un articolato percorso artistico che li ha condotti a pubblicare diversi album e a suonare in tutta Italia. Nonostante alcuni cambi di line-up, il gruppo ha proseguito senza sosta la sua attività e attualmente vede Bruco affiancato da Cristian Rocco (chitarra), Mauro Guidi (basso) e Stefano Guidi (batteria), formazione che firma il nuovo album “Esse o Esse”, disco nel quale hanno raccolto otto brani inediti nei quali il gruppo racconta le emozioni vissute di notte, lontano dallo stress quotidiano e dall’ansia dei social network. Ascoltiamo, così, le scorribande rock di “Venere Acida”, “Non mi fermare” e la nuova versione di “Madre”, brano pubblicato nel primo album nel 1993 e che da allora chiude i concerti del gruppo, e scopriamo le riflessioni di un padre in “Corri Luna”, l’importanza di assaporare ogni attimo di “Ancora un’ora” e l’attualissima “Presidente” in cui si riflette la realtà politica attuale.
Salvatore Esposito
Tags:
Italian Sounds Good