A Chico Buarque il Prêmio Camões de Literatura

«I suoi lavori hanno attraversato le frontiere sono un riferimento fondamentale della cultura del mondo contemporaneo»: il 21 maggio, all’unanimità, la giuria della trentunesima edizione del Prêmio Camões de Literatura, il principale riconoscimento per le opere letterarie in lingua portoghese, ha scelto per il 2019 di attribuirlo a Chico Buarque per l’insieme dei suoi lavori. La giuria è formata dai portoghesi Clara Rowland e Manuel Frias Martins, i brasiliani Antonio Cícero Correia Lima e Antônio Carlos Hohlfeldt, l’angolana Ana Paula Tavares e il mozambicano Nataniel Ngomane. Il premio consiste in 100.000 euro. L’ultimo autore brasiliano insignito era stato Raduan Nassar ("Lavoura Arcaica" e "Um Copo de Cólera") nel 2016. Lo scrittore e membro della giuria Antonio Cícero ha tenuto ad esplicitare che il premio a Chico Buarque prende in considerazione tanto la sua opera letteraria quanto le composizioni in ambito musicale: «Evidentemente, questo premio è un riconoscimento alla sua poesia sia nella letteratura, sia nella musica. Anche in questo caso siamo di fronte a letteratura; quest’ultima non si limita ai libri: le canzoni di Chico Buarque sono poesie, grandi poesie. “Construção” (Costruzione, dedicata alle morti sul lavoro, ndr), per esempio, è un poema e anche molto difficile da scrivere»
E da tradurre, ma questo non ha fermato Sergio Bardotti (suo storico partner e traduttore) e gli interpreti italiani, da Enzo Jannacci a Ornella Vanoni e poi molti altri, tra cui in ordine sparso Têtes de Bois, Anna Identici, Lorenzo Monguzzi, Sara Marini, Francesca Elena Monte, Manuel Gordiani, Susanna Stivali, e più di recente Maria Pia De Vito in “Core (Coração)”. Da Mina e Mia Martini a Ivano Fossati e Fiorella Mannoia fino a Vinicio Capossela, le sue canzoni sono state volentieri riprese in ambito italiano, ma la traduzione è avvenuta anche dall’italiano al portoghese, per esempio con “Minha história", che adatta “4/3/1943” di Lucio Dalla. Nato a Rio de Janeiro nel 1944, Chico Buarque ha composto e interpretato oltre trecento canzoni: la traduzione, dal portoghese-brasiliano all’italiano, di 215 sue canzoni, corredata da un saggio monografico e da commenti critici, documenti, incisioni musicali (nei CD allegati) sono raccolte in “Chico Buarque – Canzoni” (Pavia University Press), curate del musicologo Stefano La Via. All’Italia Chico Buarque è da sempre legato, avendo studiato a Roma (dove il padre, lo storico Sérgio Buarque de Hollanda aveva avuto un incarico di insegnamento) nel 1953-54, e avendola scelta nel 1969 per un esilio volontario, durante la dittatura brasiliana (1964-1984). 
La sua prima composizione, “Canção dos Olhos” è del 1959, e già nel 1964 le sue canzoni cominciano ad essere registrate, a partire da “Marcha para um dia de sol”, cantata da Maricene Costa. Due anni dopo la sua canzone, “A Banda”, interpretata da Nara Leão, vince il Festival de Música Popular Brasileira. Del 1967 è la sua prima opera per teatro, "Roda Viva". Si distingue da subito per la capacità di collaborare con altri artisti a cominciare da “Cálice”, scritta con Gilberto Gil, per proseguire con Tom Jobim, Vinícius de Moraes, Toquinho, Milton Nascimento, Ruy Guerra, Caetano Veloso, e, con maggior costanza, con Francis Hime e Edu Lobo. Dal 1966 ha pubblicato circa quaranta album originali ed una trentina di raccolte e concerti dal vivo, divenendo un riferimento indispensabile per la musica brasiliana. Decine di sue canzoni sono considerate “classici”, re-interpretate innumerevoli volte, fra cui “Eu Te Amo”, “Retrato em Branco e Preto”, “Futuros Amantes”, “Beatriz”, “Homenagem ao Malandro”, “Samba e Amor”, “Folhetim”, “As Vitrines”, “Vai Passar”, “O Que Será”, “Quem Te viu, Quem te Vê”, “Roda Viva”, “Teresinha”, “Geni e o Zepelim”. 
Queste ultime due fanno parte del quarto lavoro teatrale “Ópera do Malandro”, adattamento de “L'opera dei mendicanti” di John Gay e “L’opera da tre soldi” di Brecht e Weill, con citazioni e rivisitazioni da "Aida", "La traviata" e "Rigoletto" di Verdi, dalla "Carmen" di Bizet, e dal "Tannhäuser" di Wagner ed un’acuta narrazione della società brasiliana e delle sue ipocrisie fra anni ’40 e ’70 del secolo scorso. Non si è mai sottratto al commento e alla critica politica e sociale rimanendo in dissenso con il governo guidato da Bolsonaro e schierato per la liberazione di Lula dal carcere. I suoi libri “Benjamin” (tradotto in italiano da Amina Di Munno), "Budapest" e "Latte versato" (tradotti da Roberto Francavilla) sono stati premiati, fra l’altro con il premio Jabuti, il più prestigioso riconoscimento brasiliano. José Saramago, a proposito di “Budapest” ha osservato: «Chico Buarque ha osato molto, scrivendo sospeso su un filo mentre attraversava un abisso, ed è arrivato dall’altra parte. « arrivato dal lato in cui si trovano i lavori realizzati con maestria: della lingua, della costruzione narrativa, del saper fare con semplicità. Credo di non ingannarmi dicendo che qualcosa di nuovo è accaduto in Brasile con questo libro»


Alessio Surian  

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