Ruggero de I Timidi – Giovani Emozioni (Autoprodotto, 2018)
Progetto musicale del comico ed autore udinese Andrea Sambucco, Ruggero de I Timidi nasce nei laboratori del cabaret milanese per raccogliere sin da subito i favori del pubblico, prima con la pubblicazione di alcuni singoli e poi con gli album “I Più Grandi Successi” del 2014 e “Fruto Proibito” del 2016. La scelta di declinare il rock demenziale in chiave beat, mescolando atmosfere da crooner a quelle della canzone melodica degli anni sessanta, ha rappresentato certamente una formula perfetta per intercettare un ampio consenso di pubblico, proponendo una vera e propria collisione spazio-tempo tra presente, passato e futuro. Ruggero de I Timidi è fuori tempo massimo e nel contempo è proiettato verso il futuro affrontando con leggera sfrontatezza temi che difficilmente altri sarebbero in grado di infilare in un disco. A distanza di due anni dal disco precedente lo ritroviamo con “Giovani Emozioni”, album che mette in fila dieci brani che, rispetto ai precedenti legati alle sonorità degli anni Sessanta e al liscio, si ispirano e rendono omaggio alla canzone d’autore degli anni Settanta e Ottanta. Registrato all'Alari Park Studio di Cernusco sul Naviglio da Lorenzo Cazzaniga che ha curato gli arrangiamenti in collaborazione con Andrea Sambucco, il disco vede la partecipazione di Gianluca Del Fiol (Chitarre, banjo), Gabriele Costa (basso), Davide “Billa” Brambilla (tastiera, fisarmonica, tromba), Marco “Nano” Orsi (batteria), Maddalena Vitiello (cori), eMaestro Ivo (voce tenore). L’ascolto è ovviamente puro divertimento con le atmosfere scanzonate dell’iniziale “La canzone dell’estate” in cui spicca la partecipazione della voce tenorile di Maestro Ivo, o ancora “Vibratore” che innesta consigli sull’uso di questo particolare sex toy evocando gli stilemi di Bertoli e De Andrè. Se in “Rimming” si dissocia dalla omonima pratica sessuale citando “Rimmel” di De Gregori, nella successiva “La ballata dello scrittore triste” è la storia di uno sceneggiatore di trame di film porno che però non riesce a sfondare. Si parla, poi, di vacanze finite male con “All Inclusive”, di sordide storie d’amore “Mettimi un cuscino in faccia ma amami” e “Mano amante mia”. I consigli di un padre al figlio di “Fiore di scoglio” e le irresistibili “I Vecchi” e “Pianobar” completano un disco per momenti spensierati all’insegna della leggerezza.
Zuin – Per Tutti Questi Anni (Volume!, 2018)
Nato nel 2016, Zuin è il progetto musicale del cantautore milanese Massimo Zuin che, dopo un intenso rodaggio dal vivo, giunge al debutto sulla lunga distanza con “Per Tutti Questi Anni”, disco anticipato dalla pubblicazione di tre singoli ed un Ep, e che raccoglie dieci brani, registrati con la collaborazione artistica di Claudio Cupelli che ne ha curato la produzione e gli arrangiamenti. Il songwriting di Zuin coniuga arrangiamenti moderni dal taglio anglo-americano con testi densi di pathos e intensità emotiva nel quale sono racchiusi ricordi, riflessioni e spaccati confessionali- “Ho iniziato a scrivere queste canzoni in un momento di spaccatura, di cambiamento nella mia vita, il momento giusto per mettermi a nudo ed esorcizzare le mie paure, per prendere forza dalle mie insicurezze”, racconta il cantautore milanese, “Per questo motivo ho voluto tenere un approccio molto spontaneo alla struttura, agli arrangiamenti, alle liriche, per permettere alle persone che lo ascoltano un facile accesso alle mie esperienze nella speranza ritrovino qualcosa di loro stessi nelle mie canzoni”. L’ascolto si dipana dall’iniziale “Fantasmi” in cui Zuin canta delle paure contro cui siamo costretti a combattere ogni giorno, ai ricordi di “Io non ho paura”, dal racconto di un amicizia di “Monza-Saronno” alla storia d’amore “Hannah Baker” fino a toccare l’introspettiva “Credimi” nella quale traspaiono i sentimenti di un figlio di genitori separati. Si prosegue con “Oh mio Dio!” in cui ritorna il tema del rapporto con i genitori e “Sottopelle” sul bisogno di affetto in un amore che fa male ma di cui si ha bisogno. La dialogica “Caro Amico (Ti sfido”) e l’intimistica “Il profumo di un albero” ci conducono alla conclusiva “Bianco” che rappresenta il vertice compositivo del disco.
Stona – Storia di un equilibrista (Volume!, 2018)
Cantautore con alle spalle la partecipazione a numerosi festival musicali in tutta Italia, Stona torna con “Storia di un equilibrista”, album inciso con la produzione artistica di Guido Guglielminetti e nel quale spiccano le collaborazioni con importanti ospiti come Elio Rivagli alla batteria e Carlo Gaudiello. Composto da dieci brani, il disco spazia attraverso un caleidoscopio di atmosfere che si dipanano dalle atmosfere latin al pop elettronico, il tutto impreziosito da un songwriting mai banale. L’ascolto ci conduce attraverso il desiderio di superare le debolezze e le paure della title-track alla dedica alla moglie nel giorno delle nozze de “Il Mio Armadio”, passa attraverso la riflessione sul mondo che ci circonda di “Streaming” e la brillante “Belladonna” con la quale Stona ha vinto il Biella Festival nel 2017 e il premio Nuovo Imaie Promotoru. Il vertice del disco arriva con “L’agio del naufragio” brano terapeutico per una coppia in burrasca e la tagliente “Troppo pigro” con cui si è aggiudicato ai Fim Awards del 2018 il premio come miglior autore. Se “Gamberi” ruota intorno all’importanza formativa dell’errore, la successiva “Mannequin” è un altro spaccato di attualità che fa il paio con “Sonar” in cui Stona immagina tutti noi come l’equipaggio di un sottomarino impegnato nella ricerca di forme di vita. “Santa Pazienza” chiude il disco raccogliendone il senso generale e nel contempo regalandoci lo splendido arrangiamento di Guglielminetti che esalta il lirismo del testo.
The Lizards’ Invasion – IN-dependence Time (Iohoo Records, 2018)
Band vicentina nata nel 2011 dall’incontro tra Resti (voce), Màzzu (chitarra), Mighè (chitarra), Barba (basso), Edo (batteria) e Fede (Tastiera), The Lizards’ Invasion muovono i primi passi suonando cover di rock band storiche per giungere l’anno successivo alla composizione di brani propri dalla grana progressive-rock. Dopo aver debuttato con l’Ep “The Hole” a cui è seguito nel 2016 l’Ep “Dare to Hear”, il gruppo è approdato alla realizzazione del suo primo disco “INdependence Time", grazie ad una fortunata compagna di crowdfunding di successo. Si tratta di un concept album articolato in sette brani che, nel loro insieme, rappresentano altrettanti capitolo di una storia in cui viene raccontata la storia di un mondo parallelo al nostro in cui tutto è in armonia e nessuno prova sentimenti negativi, fino all’inatteso stravolgimento conclusivo. Significativa in questo senso è stata la scelta anteporre al titolo di ogni brano la locuzione “IN” a voler invitare l’ascoltatore ad un confronto con sé stesso e in sé stesso con l’obiettivo di far emergere la dimensione interiore dell’essere umano. Si parte dalle atmosfere soffuse delle prime tracce “INtro” e “INdividuals” che si evolvono via via in spaccati sempre più intensi ed esplosivi a partire da “INsider” che racconta l’entità intangibile che destabilizza e rompe la pace passando per “INvasion” e “INterlude” fino a toccare “INdestructible” e “INcredible” in cui l’umanità trova la forza per ribellarsi e reagire, riporandoci alle atmosfere sonore che evocano l’armonia delle prime tracce.
Andrea Gioè – L’Ottimista (Pirames International, 2018)
Cantautore palermitano di belle speranze con alle spalle una solida formazione e un lungo percorso musicale intrapreso oltre un decennio fa, Andrea Gioè ha all’attivo diversi album, nonché la partecipazione a numerosi festival e rassegne nazionali. A distanza di due anni da “Best Of Andrea Gioè”, lo ritroviamo con “L’Ottimista” album dal taglio pop-rock che mette in fila dodici brani più una bonus track che documentano tutte le tappe del cammino musicale dell’artista, partendo dai primi passi fino ad arrivare alla consapevolezza ed alla maturità del presente. L’ascolto ci conduce dalle più recenti “XXL Man!”, “Premura”, “Nel bene e nel male” e “Tu seras le Midi” a brani storici ri-arrangiati e ricantati come "Andrea! (...sto rinascendo)", "Balla amore" e "Yara & Sara". Se di ottima fattura sono la tite-track a cui è affidata una riflessione sulla vita, il racconto della fine di una storia d’ampore di “Ti lascio andare (...ma non scappare)” e l’ironica “La Coerenza”, un capitolo a parte lo meritano “Je suis une "Star"” e “Un regard, une image” che fanno riferimento all’esperienza francese del cantautore palermitano ed evocano le pagine migliori di Johnny Hallyday. Chiude il disco la ghost-track in cui protagonista è ancora l’amore assoluto, il motore che fa pulsare il cuore di Gioè.
Marco Negri – Il Mondo Secondo Marco (Kirma Records, 2018)
“Il Mondo Secondo Marco” è questo il titolo dell’album di debutto del cantautore mantovano Marco Negri, nato dopo la partecipazione al talent X Factor dall’incontro con l’arrangiatore Carlo Cantini. Composto da dodici brani che mescolano influenze che vanno dal brit rock di Oasis, Blue e Verve alla canzone d’autore di Rino Gaetano, il disco è il risultato di un percorso personale che l’autore ha portato avanti negli anni, riuscendo a ritagliarsi una personale cifra stilistica che ne caratterizza il songwriting. Aperto dalla potente invettiva sulla difficoltà di comunicazione tra padre e figlio di “Non è questo il male”, il disco tocca uno dei suoi vertici con il rock di “Prendi il sole”, tuttavia pregevoli sono anche la ballata acustica “Da questo mare”, le atmosfere latin di “Quella volta che” e i ritmi in levare di “Cose che ho tradito”. Il singolo “Doroty”, il rock serrato di “Superstar” e l’introspettiva “Te l’ho detto” completano un’ottima opera prima che non mancherà di incuriosire quanti vi dedicheranno la loro attenzione.
Salvatore Esposito
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