Area – 1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! (Warner Music Italy, 2018)

Contestualmente alla pubblicazione del nuovo album di Patrizio Fariselli “100 ghosts” uscito il 26 ottobre, Warner Music Italy ha proposto anche una ristampa speciale in Lp, Cd e Digital Download di “1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!”, storico e controverso atto finale per Demetrio e compagni. Chiusa l’esperienza con la Cramps e con il paroliere Gianni Sassi, gli Area, senza il chitarrista Paolo Tofani ma dotati di un budget più consistente, approdarono alla neonata “Ascolto” appena fondata da Caterina Caselli per lavorare in piena libertà a un progetto di svolta, l’unico in cui il “Maestro della voce” è accreditato come autore. Ispirato a “Les Dieux s’en vont, D’Annunzio reste”, opera del poeta e scrittore Futurista Filippo Tommaso Marinetti, il titolo sembra alludere profeticamente al capolinea di una stagione ricca d’impegno, creatività e sogni, segnata (purtroppo) dall’improvvisa scomparsa di Stratos : “un amico fraterno e colonna portante di questo disco”, come ricorda Fariselli. Registrato nell’aprile del 1978 “ presso gli Sciascia Sound di Rozzano, “Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!” fu un album importante che inaugurò una nuova fase per la band. Ingiustamente “criticato” dai puristi o dai fan della prima ora per il presunto affievolimento della carica sperimentale in favore di un allineamento verso sonorità Fusion più “canoniche”, il disco rappresentò invece un mirabile e maturo esempio di sintesi, dove ai tipici “istinti esplorativi” degli Area, si sommarono eccellenti e concise aperture strumentali e soprattutto, alcune delle migliori performance vocali di Stratos. Il primo lato si apre con “Il bandito del deserto” che cita nel testo una qaṣīda del poeta solitario pre-islamico Shanfara. La seconda traccia “Interno con figure e luci” è invece costruita su un formidabile dialogo tra le tastiere di Fariselli e il basso di Ares Tavolazzi, ben evidente in molti brani e dimostra il grande pregio strumentale dell’Lp. “1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!”, contiene probabilmente uno dei brani più intensi del repertorio del gruppo “Return from Workuta”, guidato dalle celebri flautofonie di Stratos e dai sintetizzatori di Fariselli, in grado di evocare efficacemente il viaggio di ritorno dai gulag sovietici nella città una gelida e triste notte artica. Ci sono anche riflessioni sonore sul 68 ormai lontano nella frizzante “Guardati dal mese vicino all’Aprile!” condotta magistralmente dall’instancabile drumming del grande Giulio Capiozzo. Un altro esempio del mirabile affiatamento raggiunto dai musicisti nel 1978, a cinque anni dal primo album, è sicuramente la splendida “Wodka-Cola, dal titolo di un famoso saggio del sindacalista americano Charles Levinson. Quello che sembrerebbe solo un brioso esperimento sonoro, rivela invece un’acuta riflessione sugli attualissimi temi della globalizzazione. Dopo molti ascolti, è ancora impossibile dimenticare quei memorabili vocalizzi nella parte introduttiva, gli inaspettati “sbotti” di trombone suonato per l’occasione da Tavolazzi ( su abbai del cane di Fariselli) e persino la divertente chiosa finale affidata alla Punk band femminile delle Clito, ospite speciale ai cori… Insomma, ad oggi il pezzo rimane un piccolo capolavoro di libertà sonora che in molti dovrebbero riscoprire. Oltre a queste composizioni più sperimentali, seppur particolarmente concise e scorrevoli rispetto al passato, trovano spazio anche brani più vicini alla “canzone” come “Ici on Dance!” e soprattutto la melodica “Hommage à Violette Nozières” che oltre a citare la famosa Nozière (ovviamente), è ispirata a un passo di Breton citato in “Controstoria del Surrealismo” di Jules-François Dupuis. Naturalmente le citazioni non finiscono qui, c’è spazio anche per Edipo, Ernest Jones, Jaques Lacan e Freud nel contagioso Funky “Acrostico in memoria di Laio”. Come Fariselli, sono particolarmente legato a questo lavoro e credo che proprio per le sue caratteristiche e per un’innata compattezza, riesca a riassumere molto bene l’essenza degli Area giunti ormai a piena maturazione. Al culmine delle sue ricerche sulla vocalità, Demetrio ci ha inoltre lasciato proprio qui, alcune delle sue performance più intense, parte imprescindibile nella musica degli Area. Insomma, concludiamo dicendovi che questa ristampa anche se “nata da una spiacevole sorpresa”, come ha raccontato Fariselli nel comunicato stampa è veramente gradita. Il fatto di aver percepito qualcosa di strano e inaspettato all’ascolto dei master originali quarant’anni dopo, a causa del cambio delle tecnologie e dell’inevitabile trasformazione del nostro orecchio, ha permesso a Patrizio, Andrea e Diego Pettinelli dello studio ZdB di affrontare il lavoro con il massimo rispetto delle scelte artistiche di allora, pur adeguandolo alle potenzialità e alle possibilità di oggi, facendo riemergere vividamente quel suono, così come lo ricordava durante il primo ascolto in fase di mixaggio insieme a Demetrio, Giulio, Ares e al tecnico Alan Goldsberg nel lontano 1978… Noi purtroppo non c’eravamo ma una cosa è certa, oggi ci riascoltiamo con molto piacere il disco! 


Marco Calloni

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