Giunto alla sua ventiseiesima edizione, il Talos Festival rappresenta un vero e proprio unicum nella nostra penisola, non solo per il livello qualitativo della sua programmazione, ma anche per la capacità di rinnovarsi costantemente senza perdere mai di vista la valorizzazione delle eccellenze del territorio. Proprio la necessità di gettare nuova luce sulla centralità culturale delle musiche a sud, partendo dalla riscoperta della tradizione delle bande e l’attenzione costante verso le sue evoluzioni nelle intersezioni con il jazz e le avanguardie sono state la mission che, da sempre, ha animato il suo storico direttore artistico Pino Minafra. Il suo coraggio e la sua ineguagliabile passione, uniti all’entusiasmo del figlio Livio che da quest’anno lo affianca alla guida della rassegna, hanno rappresentato la forza motrice principale di questo festival che ha resistito alle difficoltà economiche di qualche anno fa, ha saputo fermarsi e ripartire con forze e vigore, arrivando ad aprire nuove connessioni tra forme d’arte differente. Ruvo di Puglia (Ba) è diventata, così, un avamposto di resistenza culturale, un laboratorio musicale inclusivo, aperto al dialogo con altre forme artistiche, un cantiere sempre aperto. I nove giorni del festival sono, infatti, non un punto di arrivo ma la base di partenza per programmare per il futuro, aprire nuovi varchi, spostare i confini sempre più avanti.
Così, non ci ha sorpreso, alla fine della serata conclusiva, assistere al lancio delle date dell’edizione 2019 che si terrà da sabato 31 agosto a domenica 8 settembre, e cogliere Pino e Livio Minafra già impegnati nel disegnare nuove rotte da percorrere, piuttosto che auto compiacersi del successo. E’ questo il Talos Festival, una realtà che dal basso ha saputo coinvolgere non solo gli appassionati ma anche le istituzioni a partire dall’Amministrazione Comunale alla Regione Puglia, passando per numerosi partner pubblici e privati e uno straordinario gruppo di professionisti e volontari. “Il nostro Festival è una scommessa vinta di un Sud che si riscatta e finalmente vanta se stesso. Siamo sempre meno soli in un viaggio nella consapevolezza, sempre più partecipato ed inclusivo. Persone, bambini, istituzioni, musicisti, colori, suoni, bande, danze, gesti, luoghi, storie e odori. Una zattera sempre più affollata e sempre più in grado di dare piccole-grandi risposte alle numerose domande del nostro assetato Sud. Una terra dove occorre coraggio per partire, coraggio per tornare e coraggio per restare. Una terra fieramente mediterranea e meticcia”. Questa parole di Pino e Livio Minafra assumono un peso importante soprattutto se messe in relazione alla realtà che ci circonda sempre più chiusa su se stessa ed attraversata da sentimenti di odio, intolleranza e razzismo.
Al Talos si fa musica e cultura a tutto campo, senza confini, senza pregiudizi, senza muri. Nell’arco di nove giorni si sono susseguiti a ritmo continuo quaranta tra concerti, produzioni originali, performance, flash mob, atelier di creazione, workshop, incontri e master class, sempre affollati da un pubblico attento e partecipe e che hanno visto coinvolti centinaia di musicisti e danzatori professionisti e non. Insomma, un percorso artistico inedito e originalissimo che parte dalla tradizione bandistica, per immergersi nella sperimentazione musicale e incrocia la danza contemporanea, grazie al progetto coreografico di Giulio De Leo della Compagnia Menhir. Proprio il fortunato incontro con le forme coreutiche, già sperimentato lo scorso anno, ha rappresento un ulteriore valore aggiunto dell’edizione 2018 del Talos Festival, coinvolgendo famiglie, diversamente abili, migranti, giovani e bambini nelle coreografie “Arcipelago”, “Giardini Famigliari”, “Notturni” e “Passionale”. Attraverso la danza, i tanti partecipanti hanno avuto modo di riappropriarsi del corpo come mezzo espressivo e di riscoprire gli spazi pubblico come luogo di identità collettiva. Sul fronte coreutico non sono mancati, inoltre, ospiti speciali come il danzatore tedesco di origini brasiliane Rodolfo Piazza Pfitscher Da Silva che ha proposto la performance “Genesi 2” accompagnato dai ritmi del Vincenzo Mazzone Percussion Ensemble e
la finlandese Sanna Myllylahti, docente dell’Università delle Arti di Helsinki, protaognista di un atelier per professionisti coronato dalla performance conclusiva “In The Middle” con la musica per contrabbasso solo di Giorgio Vendola. Passando più direttamente alla cronaca musicale, la prima parte del Festival è stata dedicata alle diverse esperienze musicali pugliesi con i concerti gratuiti sul sagrato della Cattedrale di Ruvo con protagonisti, tra gli altri, l'Orchestra Musicaingioco ispirata a "El Sistema de Abreu", il progetto Migranti con Luigi Morleo e l'Orchestra Sinfonica I.C.O. dell'Area Metropolitana di Bari, la Big Band del Conservatorio Piccinni di Bari, la Fanfara del Comando Scuole Aeronautica Militare di Bari e lo spettacolo “Guarda che Banda!”. Il Talos Festival è entrato, poi, nel vivo giovedì 6 settembre con la prima giornata del segmento internazionale, aperta dalla presentazione di “Campo Armonico”, nuovo album firmato dal pianista Livio Minafra e dal vibrafonista Roland Neffe con la partecipazione di Michel Godard e, per l’occasione accompagnata dalle coreografie di Giulio De Leo. A caratterizzare la performance la perfetta alchimia tra composizione ed improvvisazione tutta giocata su un interplay raffinato e nel contempo brillantissimo tra pianoforte, vibrafono e marimba. In serata Piazzetta Le Monache è stata pervasa dall’intreccio tra world music, tradizione partenopea e jazz di
Enzo Avitabile e i Bottari di Portico che, come sempre, hanno dato vita ad un live act travolgente ed applauditissimo tra attraversamenti sonori e storie dai Sud del Sud del Mondo. Non meno ricco è stato il programma di venerdì 7 settembre, introdotto in grande stile - nonostante i capricci del tempo - con il concerto pomeridiano del duo composto da Sakis Papadimitriou & Georgia Sylleou nel corso del quale si è assistito all’incontro tra l’uso ricercato del pianoforte, tra melodie ed increspature sonore, e la poesia il tutto, ancora una volta, impreziosito da una coreografia con danzatori diversamente abili ideata, per l’occasione, da De Leo. Il superbo solo di percussioni di Trilok Gurtu, proposto in apertura di serata, ha riservato al pubblico uno dei momenti più alti del festival. Il percussionista indiano ha dato vita ad un live intenso e serrato, sospeso tra le radici musicali della sua terra, la ricerca in ambito jazz e ardite sperimentazioni ritmiche ora con l’elettronica ora ancora con oggetti di uso comune ed acqua. Interessante e non privo di momenti assolutamente coinvolgenti è stato anche il set del coro The Bulgarian Voices Angelite che sul palco di Piazzetta Le Monache ha presentato un repertorio di canti della tradizione popolare bulgara, mescolati a composizioni moderne tra melismi, call and response e intense armonie vocali.
Momento clou della serata è stato certamente il fuori programma con Michael Godard alla tuba e Cesare Dell’Anna alla tromba che si sono uniti al coro per una improvvisazione sui sentieri del balkan jazz che ha fatto da preludio al finale con una brillante resa di “Bella Ciao”, applauditissima dal pubblico. Le già citate coreografie “In The Middle” con il solo di Giogio Vendola al contrabbasso e “Giardini Famigliari” hanno fatto da preludio, nella giornata di sabato, all’elegante live di presentazione del progetto “Sincretico” di Vince Abbracciante nel quale il pubblico ha avuto l’opportunità di andare alla scoperta delle eleganti architetture sonore costruite dalla fisarmonica e dalla chitarra di Nando Di Modugno, impreziosite dagli archi dell’Alchemy Quartet. A racchiudere tutto il senso del Talos Festival, in serata, “La Notte della Banda”, format già rodato in alcune passate edizioni e riproposto quest’anno in una veste rinnovata che lega passato, presente e futuro della banda declinato attraverso sperimentazione, avanguardia e incontri con esperienze artistiche differenti. La banda può e deve mirare a rinnovarsi ma senza perdere il contatto con la sua tradizione e, tutto questo, lo si capisce sin dalla prima parte del concerto, con la conduzione affidata nelle mani del leggendario maestro Michele Di Puppo.
Dopo l’apertura affidata a “Sivigliana” che era il brano simbolo della banda di Lecce e “A Tubo” che, al contrario, rappresentava quella di Squinzano, si è entrati nel vivo con il repertorio classico culminata con una travolgente “Largo al Factotum” dal “Barbiere di Siviglia”. “La banda cambia pelle brano dopo brano”, così Pino Minafra introduce la seconda parte in cui apprezziamo “Tersicore” con la conduction di Nicola Pisani, le superbe “Scifteli” e “Parla Alla Luna” con la partecipazione delle voci dei Fratelli Mancuso e la direzione di Livio Minafra e una novella dal “Decameron” di Boccaccio recitata nel dialetto di Noci (Ba) da Vittorino Curci su un brano di Pino Minafra. La “Notte della Banda” ci riserva ancora altre sorprese quando sul palco sale il vulcanico trombettista salentino Cesare Dell’Anna, accompagnato per l’occasione da alcuni componenti di GiroDiBanda. In sequenza, ascoltiamo “A Rota”, “Stelle Salenti” e una magnifica versione di “Ebb Tide” dalla colonna sonora del film “I Clowns” di Fellini con Dell’Anna che si diverte a suonare e fare le bolle di sapone con la tromba. La sublime ed intensissima versione di “Our Spanish Love Song” di Charlie Handen proposta con la direction di Michael Godard e una travolgente “Sarà banda?” con Nicola Pisani, Michel Godard e Francesco Caliguri hanno sugellato una serata che sarà ricordata come uno dei vertici assoluti di sempre del Talos Festival.
Domenica 9, ultima giornata del festival, si apre con il dibattito “La Banda: un Patrimonio da Salvare” che ha offerto un illuminante focus sulla battaglia che Pino Minafra, ormai da lungo tempo, combatte per la valorizzazione culturale della banda ed a cui è seguito un interessante confronto per futuri interventi anche dal punto di vista politico e legislativo. In particolare, Aldo Patruno (Direttore del Dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia) ha proposto l’avvio di un lavoro di digitalizzazione e catalogazione dei repertori delle bande da giro e un censimento di tutte le realtà bandistiche pugliesi. Nel pomeriggio si è tenuta, poi, la presentazione del libro “Puglia, le età del jazz” del giornalista Ugo Sbisà che ripercorre la storia della scena jazz regionale dalle prime avanguardie del dopo guerra alla scena attuale. Il concerto finale delle masterclass curate da Michel Godard e Nicola Pisani ha fatto da perfetto aperitivo per la serata aperta dai Fratelli Mancuso che hanno proposto una selezione antologica del loro repertorio destreggiandosi tra chitarre, ghironde, sipsi, percussioni e harmonium per giungere al finale con due brani eseguiti con la partecipazione di Michel Godard. A seguire Bandadriatica con il progetto Ciclopica ha proposto dal vivo i brani del nuovo album “Odissea” nel quale la formazione guidata da Claudio Prima si apre a nuove rotte sonore che dalla musica salentina, passano attraverso i Balcani per condurli in Africa. Una conclusione in festa per un festival sempre vivo e ricco di incredibili sorprese che meriterebbe di essere ai primi posti di una ipotetica guida attraverso le principali rassegne jazz italiane.
Salvatore Esposito
Foto 1,2,3 e 5 di Cinzia Cantatore
Foto 4 di Marco Zaza
Foto 6-9 di Salvatore Esposito
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