Difficile elencare tutte le iniziative, alla rinfusa mettiamo insieme, tanto per dare un’idea della fucina alianese, il laboratorio di cupa cupa con l’istrionico lucano Rino Locantore, quello di “cartapazza” di Elena Marsico, le pitture murali, le mostre fotografiche, le escursioni, la pletora di azioni paesologiche, i confronti con politici ed esponenti della società (il breve dibattito su Matera: da vergogna nazionale a patrimonio dell’umanità e a capitale europea della cultura nel 2019), le pièce teatrali sulla terrazza di casa Levi (tra le altre, “Evviva Maria. I moti di Reggio Calabria del 1970 e l’assassinio di 5 anarchici” di Ulderico Pesce), la suggestiva passeggiata tra i Calanchi con improvvisazioni, performance musicali che risuonano tra le rocce, le installazioni, il cinema (“Lascia stare i Santi” di Pannone, “Le Terre Rosse” di Brancale e “Cento Anni” di Ferrario), naturalmente i concerti, dalla sera all’alba (che, come da programma, può essere facoltativa o necessaria, sulla base di scelte ed esigenze personali). La musica, dunque! Rivelazioni ad Aliano non ce ne sono state, ma non è questo che chiede la “Festa”.
L’apertura, l’ha propiziata la lucana Caterina Pontrandolfo, la quale, il mattino del 22, ha eseguito canti nella farmacia, nella panetteria, nella macelleria, nel supermarket, nel bar e in una piazza del paese: voce pura d’incanto. Pontrandolfo ha anche presentato un altro progetto itinerante, “All’Ammeric me n’aggia ggi”, con cui i canti dell’emigrazione italiana hanno “invaso” le vie di Aliano, con artisti, pubblico e abitanti uniti in una carovana dello stare insieme, che non è solo musicale. Chi scrive non si è potuto trattenersi per tutti i cinque giorni, quindi non di tutti gli eventi si darà conto (non se ne dolgano gli artisti non citati). Ad ogni modo, nell’arco della manifestazione, oltre ai momenti itineranti di cui abbiamo già scritto, abbiamo preferito il raccoglimento di Piazzetta Panevino, dove Ambrogio Sparagna (voce e organetto), in trio con Erasmo Treglia (violino e ghironda) e Valentina Ferraiuolo (tamburi a cornice), ha saputo toccare le corde giuste con il suo racconto popolare cantato. Un’altra artista che non scopriamo oggi è Maria Mazzotta (voce e tamburello), accompagnata da Bruno Galeano alla fisarmonica.
Il suo set va oltre il suo Salento, resta a Sud ammaliando per l’autorevolezza vocale, per le doti interpretative: sottrarre piuttosto che aggiungere, come si dice da queste parti. Da appuntare anche il progetto dei Pasticcio Meticcio – che necessita ancora di sedimentazione –, con nove musicisti di residenza ligure, attivi nella riproposta di musiche tradizionali e di ricongiungimenti musicali tra Arberia e Albania, anche grazie alla presenza di Kujtim Kola, polistrumentista e liutaio albanese. Spendiamo ancora parole per Ianuario e Barone, le cui estemporanee interpretazioni polivocali di canti devozionali e di canti sul tamburo sono da brividi. Sempre d’area campana, nel corso della passeggiata tra i Calanchi, abbiamo ascoltato il trio Sanacore (tammorre e voce) con una tammurriata all’Avvocata. Altro set di punta delle serate di Aliano quello de Lamorivostri, ensemble al femminile: Lavinia Mancusi (voce, violino, chitarra e percussioni), Monica Neri (organetto, lira calabrese, ciaramella e percussioni), Rita Tumminia (organetto, voce, percussioni), la cui proposta si delinea tra rilettura della tradizione e nuovo folk d’autore.
Tags:
I Luoghi della Musica