Il regista Luigi Monardo Faccini ha parlato dell’enorme fondamentale lavoro svolto da Alan Lomax con l’aiuto di Carpitella nel biennio 1954/55, registrando migliaia di canti suoni e riti attraversando in modo avventuroso un’Italia periferica e minore che conservava ancora un favoloso patrimonio accumulato nei secoli e destinato altrimenti alla scomparsa. La sera del 25, nell’aula consiliare per le previsioni meteo averse, esibizione d’apertura della “Banda Benelli” (Mauro Manicardi all’organetto e Giancarlo Galli, un tempo nel gruppo prog “Come le foglie”, a voce e chitarra) duo che ripropone la tradizione Lunigiano spezzina; a seguire il fascinoso concerto del maestro Vincenzo Zitello, con due grandi arpe che ha finito per suonare insieme destando meraviglia. Ad Andrea Del Favero e Adele Di Palma è andato il Premio Piazza De André per “Canti randagi”, due album che materializzano la bella idea di far cantare le canzoni di Faber nei vari dialetti regionali. Il 26 invece la serata s’è svolta regolarmente nella piazza dedicate a De André dominata dal celebrativo palco fisso dove campeggiano le liriche di “Smisurata preghiera”.
Sul palco “La Squadra” del Trallallero di Genova, canto polifonico con similitudini col canto a tenores sardo, anch’esso esclusivamente maschile, dal quale si differenziano per numero dei componenti (i tenores sono in quattro, le squadre di trallallero possono arrivare a dodici cantori), per le esclusive voci presenti e naturalmente per i canti. Un viaggio dentro un mondo antico dalle sonorità inusuali, evocative, dal forte impatto vocale che prescinde dal dialetto utilizzato. E’ stata poi la volta di Luigi Lai, straripante per il piacere e la voglia di suonare che ha questo energico ottantacinquenne, con questo strumento antichissimo (una statuetta in bronzo detta Ittifallica, ritrovata a Illiri, risalente al VII secolo AC, rappresenta un suonatore di strumento a tre canne, variante del più diffuso “aulos” a due canne), tutta una gamma di canti ritmici che vanno dale celebrazioni religiose alle feste del raccolto, al “ballo tondo”. Terzo set della serata marcato dal virtuosismo poetico di Franco Morone, maestro del fingerstyle, che ha messo la sua chitarra al servizio dei nostri canti popolari, prima con una serie di strumentali divinamente arrangiati, poi con la bella voce di Raffaella Luna in perfetta simbiosi. Belle le versioni di “La Bergera”, “Nella Marella là”, “Sotto l’albero del Piemonte”, “Siamo tre sorelle”. Tra I concerti il regista Faccini ha parlato del suo film in lavorazione su Alan Lomax, sul fascino di questo studioso americano che dopo aver viaggiato le “strade blu” americane scoprendo il blues del Mississippi e rivelando al mondo la grandezza di Mississippi Fred Mc Dowell, Jean Ritchie, Muddy Waters; dopo essere passato per l’Inghilterra e la Spagna di Franco tra polemiche e rigidità politiche,
s’era infine imbarcato per l’Italia, l’aveva girata in lungo e in largo alla ricerca della “verità”, tra mondine, battipali,povertà indicibili, lamenti e nenie, col filtro italiano di Carpitella. Abbiamo oggi un patrimonio immenso, un archivio inesplorato che meriterebbe divulgazione e vera attenzione, quell’attenzione mancata che ha prodotto archivi, si pensi alle registrazioni Rai di quegli anni, ai lavori paralleli di De Martino, di Leydi, della coraggiosa Caterina Bueno, ma non ha prodotto conoscenza, curiosità, amore. Non abbastanza. Manifestazioni come il “Folk Music Meeting” di Sarzana sono ossigeno necessario, sono sangue vitale che torna a scorrere, che andrebbero supportate dalle amministrazioni senza tentennamento alcuno, perché senza la conoscenza e la comprensione del passato non è possibile affrontare le complessità future, perché la storia di un popolo passa soprattutto dalle “scene di vita quotidiana” dei giorni che furono e che qualcuno con più coraggio e visionarietà, come il direttore artistico Alessio Ambrosi, ancora si ostina a mantenere vitali.
Alberto Marchetti
Tags:
I Luoghi della Musica