Festival Di Voci e Di Suoni, Caprarola (Vt), dal 14 luglio al 18 agosto 2018

Sono le 02.30 di notte del 2 agosto e di andare a dormire ancora non se ne parla. Seduti fuori al Bar La Rocca, nel cuore del Centro Storico di Caprarola in provincia di Viterbo, i soci della Compagnia Teatro Popolare Peppino Liuzzi, associazione che organizza il Festival Di Voci e Di Suoni da 11 anni, sono ancora tutti lì. Con loro c’è Alessia Tondo, del Canzoniere Grecanico Salentino, in vena di chiacchiere fino a tarda notte, nonostante il viaggio del gruppo per raggiungere Caprarola dalla Germania sia stato molto impegnativo. Un incidente che blocca l’autostrada, un volo che salta e i soliti imprevisti. Il gruppo arriva in hotel nel tardo pomeriggio del 2 agosto. A Caprarola, però, la macchina organizzativa è accesa già dalle prime ore del mattino perché, costi quel che costi, il concerto del Canzoniere, previsto per l’indomani, deve andare come merita. I ragazzi dell’associazione corrono a destra e manca caricando bottiglie, frigoriferi, indicazioni per raggiungere il Festival, tavoli e sedie. I più grandi si occupano dell’accoglienza dei gruppi, del service, della biglietteria e delle prevendite. Quella di quest’anno è un’edizione particolare, piena di aspettative e di speranze. 
Il Festival vuole rinnovarsi e crescere, diventare un vero punto di riferimento nel panorama della musica popolare dal vivo in Italia. La Compagnia Teatro Popolare, che lo organizza, ha più di 40 anni di vita. Fondata a metà degli anni Settanta ha una lunga storia di successi in ambito teatrale, con rappresentazioni eseguite con entusiasmo e maestria in tutta la penisola, sotto la direzione artistica dell’autore e attore Romolo Passini. Da 11 anni il Festival Di Voci e Di Suoni è l’attività principale dell’associazione, la più visibile, la più importante, la più attesa dal pubblico. Nato nel 2008 in ricordo di Gianni Tossini e Maurizio Bruziches, due amici dell’associazione prematuramente scomparsi, il Festival ha portato a Caprarola i principali esponenti della musica popolare italiana e internazionale. Giovanna Marini, Nando Citarella, Camilla Barbarito, Unavantaluna, Pejman Tadajon, Orchestra di Piazza Vittorio, i Violini di Santa Vittoria. Quest’anno, tra gli altri, il Canzoniere Grecanico Salentino e la Nema Problema Orkestar con le sue sonorità balcaniche. Non solo musica ma anche teatro: il grande Mario Pirovano ha interpretato lo scorso 18 agosto “Mistero Buffo” di Dario Fo, chiudendo in bellezza un Festival sopra alle aspettative. 
Tutti gli artisti arrivano a Caprarola un po’ disorientati: cinquanta chilometri da Roma, paese poco conosciuto a livello turistico, in piena provincia di Viterbo. Se ne vanno però sorpresi dell’impeccabile organizzazione, dell’accoglienza calorosa e delle bellezze del luogo. “Abbiamo trovato un clima da famiglia, questo per noi fa la differenza”. Il messaggio che il Canzoniere Grecanico Salentino invia il giorno dopo agli organizzatori non lascia spazio a dubbi e carica soprattutto gli animi dei ragazzi della Compagnia, già pronti a gestire la logistica del prossimo concerto e a mettere in campo idee per le edizioni che verranno. La rassegna di quest’anno si è aperta con lo splendido concerto di Alessandro D’Alessandro e Canio Loguercio “Canti, ballate e ipocondrie d’ammore”, che ha animato la deliziosa piazzetta Mons.Sebastiani, nel cuore del centro storico cittadino. “Fare piccoli concerti nel cuore del centro storico è un modo per animare la nostra città, per creare aggregazione, per rivalutare luoghi meno noti del ben più famoso Palazzo Farnese”, spiegano gli organizzatori. Anche “A pescar canzoni, viaggio musicale nel Mediterraneo”, il secondo spettacolo, si è svolto in questa piccola piazza, un anfiteatro urbano catapultato magicamente nel cuore del Mediterraneo: 
un viaggio musicale sulla scia della leggenda antica di Colapesce condotto da Marcella Brancaforte, Caterina Gonfaloni e Fabio Porroni. Il piazzale del convento di Santa Teresa è invece la seconda location del Festival, dove si svolgono i concerti più grandi. Qui ha suonato il Canzoniere Grecanico Salentino. Il terzo palco, invece, è allestito all’interno del grande edificio cinquecentesco delle Ex Scuderie Farnese dove, in caso di pioggia, vengono ospitati i concerti. Una sorta di piano B che quest’anno è stato utilizzato per due volte: qui ha suonato la strepitosa Nema Problema Orkestar; e sempre su questo palco Mario Pirovano ha interpretato davanti a un pubblico attentissimo il “Mistero Buffo” di Dario Fo. Cinque date che impegnano gli organizzatori per tutta l’estate. Uno di loro spiega: “Quest’anno abbiamo rinnovato la comunicazione, investendo maggiormente sui social network, sulla grafica e sulle interazioni online con i nostri follower, nel tentativo di rivolgerci a tipologie diverse di pubblico. L’obiettivo è quello di far arrivare la musica popolare a un pubblico ampio e variegato, sia come gusti musicali che come fasce d’età”. 
E così, nel bel mezzo dei concerti, finito il sound-check e accolto il pubblico, i volontari più giovani tirano fuori dalle tasche i loro smartphone per dirette facebook, storie su instagram e foto postate in direttissima per interagire col pubblico. Un’altra caratteristica del Festival è che il rapporto con gli artisti non si esaurisce con la compilazione del borderò. Dopo ogni data, infatti, è buona abitudine andare a cena tutti insieme, artisti, musicisti, attori e organizzatori del Festival. Davanti a una pizza e una birra si parla di solito fino a tarda notte, incuranti che il giorno dopo ognuno dovrà alzarsi presto per tornare al proprio lavoro. Lo spirito solidale, comunitario, informale del Festival è forse l’elemento che più lo identifica. Un gruppo coeso, solido, con nuovi associati e – da quest’anno – nuovi giovani volontari. E una finalità del tutto benefica: il ricavato del Festival, infatti, viene versato per intero all’associazione Amistrada che si occupa dei ragazzi e delle ragazze di strada di Città del Guatemala. Due dei volontari del Festival sono sempre lì, a ogni concerto, con il loro banchetto a raccogliere fondi per i progetti di Amistrada. Un contesto familiare, dunque, completamente autogestito: si decide tutti insieme in direttivo, si discute, si migliora confrontandosi e mescolando l’entusiasmo e l’energia di una nuova generazione di volontari con l’esperienza degli adulti, fondatori della Compagnia. Fin da ora il gruppo ragiona sulla prossima edizione, su come ampliare e far crescere il Festival Di Voci e Di Suoni. Un Festival che vuole mantenere quell’anima bonaria e familiare che ne ha decretato il successo, proponendosi allo stesso tempo a livello nazionale come una delle maggiori e migliori rassegne di musica e teatro popolare. 


Simone Olmati

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