Nato a Jersey, isola nel Canale della Manica al largo delle coste francesi, e successivamente trasferitosi in Inghilterra vivendo tra Maidstone, Whitely Bay, Oxford e Glasgow, John du Feu ha vissuto tante vite e molti amori nella sua esistenza, in larga parte spesa a dirigere la compagnia teatrale KISS con la quale ha girato il mondo per oltre venticinque anni. Rientrato stabilmente in Europa, nel 2009 si è trasferito in Salentocon la moglie Daphne, stabilendosi a Castrignano de’ Greci, dove finalmente ha trovato le giuste ispirazioni per incidere le tante canzoni scritte durante la sua vita artistica.“Non c’è nulla di più personale di una canzone e, per me - racconta John du Feu - queste canzoni sono personali, profetiche e parte della mia anima. Scritte in un arco di trent’anni le canzoni non sono solo un commento alla vita vagabonda e stravagante di cui sono così profondamente grato ma addirittura, in alcuni casi, l’hanno prevista. Sono diventato l’uomo che ha scritto queste canzoni? Oppure queste canzoni sono diventate la vita che ho vissuto? Sono stato un attore, uno scrittore, un direttore di teatro, un pittore di immagini; ma da quando sono diventato un cantante/un autore di canzoni? L’amore mi ha fatto. Le donne mi hanno insegnato. Mi sono tuffato nel flusso delle maree con un unico bisogno: andare. Accecato dal cielo e nudo. Senza mai guardare indietro”. Ha preso vita, così, “Sky Blind/Naked Heart”, doppio album nel quale l’artista inglese propone, nel primo disco, quattordici brani in versione acustica per soli chitarra e voce, mentre il secondo lo vede rileggere dieci tracce con il contributo di alcuni tra i migliori strumentisti della scena musicale salentina con la direzione artistica di Valerio Daniele. Il songwriting di du Feu si inserisce nel solco della canzone d’autore anglo-americana con addentellati ora nel folk inglese ora in quello americano, il tutto impreziosito dalla sua personale cifra stilistica di matrice teatrale. L’ascolto ci consente di scoprire i brani firmati dal cantautore inglese prima nella loro versione embrionale e poi arricchite da arrangiamenti eleganti e misurati nei quali l’essenzialità ed eleganza vanno di pari passo. Ad aprire “Naked Heart” è “Torn Umbrella”, brano, tra i più recenti dell’album, in cui du Feu riflette sull’importanza delle tante esperienze che ci regala la vita. Si prosegue con la canzone d’amore “The lovely Miss Smith”, la ballata folkie “Morton”, ispirata all’opera teatrale “Duck Variations” di David Mamet e quel gioiello che è “Lovesong Winter” nella quale esplora i lati oscuri dell’amore. Se “Goodbye song” spicca per il tono confessionale nel ricordare gli addii che hanno caratterizzato le sue storie d’amore, “Getlow” è un brano dall’andamento solare dal quale traspare tutta l’istrionica teatralità del songwriting di du Feu. La splendida “When people make their way alone”, inizialmente concepita come conclusione dell’opera teatrale autografa “OutsideLives” ci introduce prima alla toccante “Watch Me Go”, dedicata alla madre” e poi alla sofferta “Little Roads”, composta per una giovane donna scomparsa prematuramente. Della vita vissuta come un viandante si canta in “Road song”, mentre “Geraldine” è un ritratto ad acquerello in chiave folk di grande profondità. Completano il disco la gustosa “April” ispirata dall’arrivo della primavera, l’istantanea della fine di una storia “Slow to go” e “Blue Evening”, proveniente ancora dalle sue esperienze teatrali, e qui dedicata alla moglie Daphne. Particolarmente suggestivo è, poi, l’ascolto di “Sky Blind” nel quale ad accoglierci troviamo la rilettura di “When people make thier way alone” in cui la voce intensa e profonda di John du Feu è impreziosita dalla chitarra semiacustica di Alessandro Dell’Anna e dalla batteria di Maurizio De Tommasi. “Torn Umbrella” con la complicità dell’armonica di Marco Tuma e la superba versione di “Little Roads” con la chitarra elettrica di Valerio Daniele, ci conducono ad uno dei vertici del disco “The Lovely Miss Smith” in cui giganteggiano il contrabbasso di Marco Bardoscia e la chitarra di Massimo Donno che ritroviamo anche in “Get Low”. Particolarmente intense sono anche “Geraldine” con Marco Tuma all’armonica e Valerio Daniele alla chitarra elettrica, “Lovesong Winter” e “Road Song” in cui ritroviamo la sei corde semiacustica di Alessandro Dell’Anna. Completano il disco “Slow to go” in cui spicca il drumming impeccabile di De Tommasi e la struggente “Blue Evening” impreziosita dal violoncello di Redi Hasa e dalla voce di Daphne Cazalet. “Sky Blind/Naked Heart” è, dunque, una meravigliosa scoperta, un brillante esempio di canzone d’autore folk, vibrante di quelle suggestioni poetiche che appartengono a coloro che hanno intrecciato la loro vita con il teatro.
Salvatore Esposito
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