Kora Jazz Trio – Part IV (Cristal Records/Sony music, 2018)

Kora Jazz Trio è l’incontro di continenti diversi, la fusione tra il jazz e la tradizione africana mandinka, confluenza di ritmi e culture lontane tra loro, grazie a musicisti africani di stanza a Parigi. Il fulcro intorno al quale è nato il trio, all’inizio del 2002, è nella persona di Abdoulaye Diabaté, diplomato al Conservatorio di Dakar, strumentista e poi direttore dell'Orchestra Nazionale del Senegal, istituzione fondata nel 1982 con l’intento di selezionare il meglio dei musicisti in modo da dare impulso alla ricerca e all’evoluzione della musica senegalese che in quegli anni ristagnava nel conformismo. Questo è anche il proposito del Kora Jazz Trio: cercare sempre nuove idee, proporre una fusione musicale originale, autentica e lontana da soluzioni commerciali. Oltre a Diabatè, dalle molteplici esperienze musicali (con Manu Dibango, Mory Kante, Papa Wemba, Salif Keita) nel Trio militano il senegalese Moussa Sissokho, proveniente da una famiglia di griot, alle percussioni (congos, bongo, calebasse, cymbales, tama), che ha accompagnato grandi artisti africani e musicisti di respiro internazionale, da Manu Dibango a Claude Nougaro, da Youssou N’Dour a Dee Dee Bridgewater ma anche Peter Gabriel e AfroCelt Sound System, e, alla kora, il giovane maliano Cherif Soumano (dopo Djeli Moussa Diawara, il virtuoso Soriba Kouyaté e Yakhouba Sissokho), conosciuto per i suoi progetti solisti e per l’accompagnamento della Bridgewater e di Roberto Fonseca, che apporta nuova energia. Per questo nuovo lavoro (il sesto), intitolato semplicemente "Part IV", il Kora Jazz Trio ha scelto il pianista Eric Legnini per la direzione artistica. In “Part IV” le composizioni dalla grande fluidità si presentano in arrangiamenti completamente in acustico, dove l’interplay strumentale sembra avvenire con assoluta naturalezza. La kora, cordofono dell’Africa occidentale dalle sonorità scintillanti, e il pianoforte, cordofono a corde percosse, sono protagonisti di questo lavoro di grande respiro e delicatezza. I due strumenti solisti risultano costantemente sostenuti dal balafon e dalle altre percussioni. Si segnalano tra le undici tracce la melodiosa “Fayda” con la dolcissima, espressiva voce di Woz Kali e, nel gran finale rutilante, “Kora ya me voy” e “Mitoha song”, in cui si scatenano i ritmi e le sonorità in versione afro-cubana. Vengono proposti alcuni liberi adattamenti di celebri brani come l’omaggio a “Via con me” di Paolo Conte – in una versione molto convincente e vibrante con la kora protagonista –, “Sodade” di Luis Morais, resa indimenticabile nell’interpretazione della capoverdiana Cesaria Evora, e “Moanin” lo standard di Bobby Timmons immortalato dai Jazz Messengers di Art Blakey. I valenti musicisti che accompagnano il trio in questo excursus sono Manuel Marcès al contrabbasso, il colombiano Boris Caicedo ai timbales, shaker, bongo, chekeré, campane, claves, Adama Conde – anche lui da una famiglia di griot – , al balafon, il senegalese Woz Kaly alla voce e Hervè Morisot alla chitarra. Misurato, brillante, “Part IV” esprime il fascino di un incontro libero da frontiere, forse impensabile ma assolutamente riuscito.


Carla Visca

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