Foto di Renzo Chiesa |
Mentre tornavo sul treno da Napoli, dopo aver assistito all’ultima tappa del “Premio Bianca d’Aponte in Tour”, pensavo al senso profondo della parola coraggio. Quando si parla di questa manifestazione che ogni anno si tiene ad ottobre nella città di Aversa - dedicata esclusivamente alle cantautrici - si parla sempre di cuore, di amore, di forza potente dell’arte. Sono tutte cose vere, ma io oggi vorrei parlare di coraggio. Coraggio ad occuparsi di canzone nuova e indipendente in questo mondo difficile (anche se del nuovo si sta muovendo in tutte le direzioni); coraggio di occuparsi di donne, così storicamente indietro nell’ambito della canzone leggera in quanto autrici (ma piano piano si recupera); coraggio nell’ostinarsi a far crescere l’evento nel tempo e nello spazio, in maniera artigianale e totalmente autoprodotta senza nessun particolare finanziamento o sponsor se non in maniera marginale… Per questo mi verrebbe da dire alle cantautrici che stanno iscrivendosi al Premio – il bando scade il 28 aprile – di avere coraggio anche loro. Il prossimo ottobre mi aspetto di sentir cantare di società, di Siria, di lavoro, di risultati, di sogni, di alberi da frutta, di poesia, di viaggi, di incontri. Di politica. E se amore deve essere, che lo sia per quello che esso realmente è. Scegliere di cantare nella vita come professione è coraggioso. Farlo se si è donne ancora di più.
Foto di Renzo Chiesa |
L’ultimo passo è quello di superare l’idea che per le donne ciò che conta è solo trovare il grande amore “magari con lo sguardo di quel famoso grande attore” tanto per citare Luigi Tenco, che non guasta mai. Di ragazze con tanto coraggio in questi anni ad Aversa se ne sono viste eccome, sia chiaro. E proprio perché altre ragazze piene di coraggio conoscano il premio, Enrico Deregibus e Daniela Esposito hanno pensato di organizzare questi eventi sul territorio - che potremmo definire collaterali - del d’Aponte in Tour. L’idea è quella della vetrina sul territorio. Dice giustamente la Esposito: “siamo bersagliati e travolti dalla comunicazione fino a che la notizia si perde in mezzo a centinaia di altre storie. Allora è meglio il porta a porta, andare sui luoghi”. Così questo progetto ha raggiunto prima Milano, poi Roma e infine Napoli (come in una sorta di avvicinamento alla base aversana), dopo che il Premio D’Aponte negli anni passati è stato anche Internazionale. Questi tre eventi, –a costo zero (è bene dirlo)- sono stati realizzati grazie ad alcuni complici. La prima serata, che si è svolta alla Salumeria della Musica il 7 marzo, ha avuto come alleato il gruppo pugliese dei Favonio, la cui voce, Paolo Marrone, vive in pianta stabile a Milano. Per lui il fascino del d'Aponte nasce tutto nel termine condivisione:
Foto di Renzo Chiesa |
“Quando Daniela ed Enrico mi hanno riferito il desiderio di organizzare delle tappe intermedie, di avvicinamento al premio, tra le quali anche quella milanese, non ho avuto alcuna esitazione a rendermi disponibile affinché la realizzazione della serata potesse accadere nel modo migliore. In Salumeria è andato in scena un mondo alternativo, fatto di fatica e creatività, rispetto all’ovvietà, alla lobotomia generalizzante, alla finzione archetipa e mediocre, all’apprendimento indotto; il Premio Bianca D’Aponte è vitalità.” Questa prima vetrina è stata davvero di grande spessore. Sono saliti sul palco, oltre ai complici Favonio, Charlotte Ferradini e Irene Ghiotto (vincitrici del D’Aponte), Helena Helwig (Premio della critica), Patrizia Cirulli, Mauro Ermanno Giovanardi, Kaballà, Susanna Parigi, Bruno Marro, Marco Carusino e Massimo Germini. E poi la carovana in tour si è spostata nella capitale, nel locale L’Asino che vola, grazie all’aiuto entusiasta di Alberto Menenti e la sua Rapsodica, associazione culturale che si occupa di supportare, produrre e promuovere attività artistiche indipendenti. E quindi chi meglio di lui? Alberto ha conosciuto il Premio grazie al Maestro Gian Franco Reverberi, con cui collabora da anni come autore e paroliere:
Foto di Guglielmo Verrienti |
“Ho avuto la fortuna di entrare a far parte della grande famiglia del Premio già dal 2014. Per me questo ha significato vivere un’esperienza decisiva, in grado di modificare e indirizzare in senso positivo il corso delle cose. Complice un clima privo di formalismi, ho avuto modo di entrare in contatto con un’isola felice della musica italiana, in cui il valore principale è quello dell’autenticità, e di comprendere l’importanza di impegnarmi in prima persona a sostenere e a diffondere questo principio. Occupandomi poi di formazione sull’interpretazione, soprattutto rivolta agli esordienti, la lezione del D’Aponte è stata illuminante: dare spazio in primo luogo alle emozioni, essere sempre se stessi e mettersi al servizio dell’espressione artistica è il modo più diretto per raggiungere il cuore delle persone, ed è questo che cerco di trasmettere ai ragazzi. Quando Daniela ed Enrico mi hanno chiamato per dare il mio piccolo contributo nell’organizzazione ho risposto quindi con gioia ed entusiasmo, grato di poter restituire anche se in minima parte tutto il bene ricevuto”. A Roma la serata del 20 marzo è stata davvero magica e piena di cuore; sembrava di trovarsi ad Aversa per clima e gioia dell’incontro.
Foto di Guglielmo Verrienti |
A cantare Claudia Angelucci, Elisa Rossi e Federica Morrone (vincitrici del Premio), Cassandra Raffaele e Agnese Valle (Premio della critica), Gabriella Martinelli, Alessandra Parisi e Alessio Bonomo. Abbiamo ascoltato duetti straordinari come quello tra Alessandra Parisi e Agnese Valle, omaggi emozionanti a Fausto Mesolella e Bianca D’Aponte e l’annuncio della Madrina della prossima edizione: Simona Molinari. A condurre l’attrice Alessandra Casale, già ospite e innamorata del D’Aponte nelle edizioni passate. È stata così brava e si è divertita così tanto da voler arrivare da spettatrice anche a Napoli: “quello che colpisce del D’Aponte è l’atmosfera di accoglienza, che per la musica è fondamentale: la musica deve accogliere e portare in giro e il D’Aponte in questo senso è un veicolo perfetto perché ti accoglie, ti fa sentire della squadra e ti porta proprio dove vuoi andare tu. La tappa romana è stata bella e mi sono divertita tantissimo; l’atmosfera era d’amicizia e quindi ero predisposta alla bellezza e molto felice di presentare amiche artiste e soprattutto artiste donne; forse siamo ancora un po’ indietro con la canzone al femminile, malgrado le grandi interpreti italiane, vere icone della musica; forse le cantautrici sono ancora poche ma per fortuna le nuove generazioni stanno facendo grandi passi e
Foto di Guglielmo Verrienti |
il D’Aponte è importante proprio per questo”. Questo della canzone e delle voci femminili è stato il tema dell’incontro che nel pomeriggio del 9 aprile si è tenuto al Teatro Bellini, presentato dalla Esposito e introdotto da Enrico de Angelis, storico della canzone italiana, critico musicale, protagonista del Club Tenco sin dalla sua nascita e Direttore artistico della Rassegna sanremese dopo la morte di Amilcare Rambaldi (le sue dimissioni sono dello scorso anno). In realtà de Angelis è stato anche Direttore della Rassegna della Canzone d’Autrice di Verona per cinque anni e proprio a questo evento si ispirò Fausto Mesolella quando indirizzò Gaetano D’Aponte a organizzare il Premio di Aversa. D’altronde è stato sempre de Angelis – che per il Premio è Presidente della Giuria della critica – a inventare il termine Canzone d’Autore quando, giovanissimo, cercava di dare un nome alla sua fresca rubrica di musica sull’Arena di Verona, con l’intenzione di raccontare di quelle canzoni diverse che uscivano dagli strumenti di Tenco, Paoli, Lauzi, De Andrè… E infatti al Piccolo Bellini l’altra sera gli è stata consegnata una targa per tutto il lavoro che fino ad ora ha fatto per divulgare e diffondere l’arte nella musica italiana. A premiarlo il Be Quiet di Napoli, gruppo di cantautori che vuole diffondere e fare rete intorno alla Canzone d’Autore: un progetto nato nel 2012 da un'idea di Giovanni Block:
Foto di Guglielmo Verrienti |
“E' bello stare in un luogo istituzionale come il Piccolo Bellini a occuparci di canzone d’autore, è questa la mission del Be Quiet, che cerca di creare un circuito di relazioni, di incontri tra addetti ai lavori, artisti, pubblico e chiunque voglia esserci”. Partendo da questi presupposti, quali complici migliori si potevano trovare per il Tour a Napoli?
Ospiti della serata sono state Fausta Vetere e Brunella Selo - già madrine del Premio - che da sole e insieme hanno emozionato la platea del bellissimo piccolo Teatro in cui ci siamo trovati tutti insieme. Strepitosa anche Momo, già vincitrice del D’Aponte, con le canzoni del suo nuovo album di prossima uscita. DI nuovo anche sul palco Federica Morrone e poi Alfina Scorza, Lea e il duo Fede ‘N’ Marlen (premio della critica). Nel corso dello spettacolo Enrico Deregibus ha annunciato il nuovo Direttore Artistico del Premio, nel segno della continuità con Fausto Mesolella: Ferruccio Spinetti! Non potevano fare scelta migliore Gennaro Gatto, anima del Premio e Gaetano, padre di Bianca e organizzatore – insieme con sua moglie Giovanna – di questo miracolo minore - come viene detto in gergo religioso - che è il D’Aponte. Al di là di tutti noi e di tutti loro però in queste serate c’era lei, Bianca, che ricordiamo con le parole di Enrico de Angelis:
Foto di Guglielmo Verrienti |
“Bianca, che non ci sarebbe nemmeno bisogno di nominare essendo così presente tra di noi. La storia della canzone d’Autrice in Italia può annoverarla tra le protagoniste e ciò nonostante se ne sia andata così giovane; ma è come se non se ne fosse mai andata, perché la bellezza delle sue canzoni si iscrive davvero nel primo livello dell’arte femminile italiana e ci ha sorpreso tutti quando abbiamo conosciuto queste canzoni, perché il suo talento è stato pubblicamente e definitivamente riconosciuto da tanti operatori culturali, da tanti musicisti, da tanti artisti, da tante colleghe che ogni anno riprendono in mano la sua opera cogliendo fior da fiore e perché Bianca, nella terribile sfortuna, ha avuto almeno la fortuna di godere di due genitori e un grande musicista come Fausto Mesolella che facendocela conoscere e amare l’hanno resa perpetua”.
Elisabetta Malantrucco
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