Minori, borgo tra i più rinomati della costa d’Amalfi, vive con grande attesa il tempo della Settimana Santa, quando i Battenti, abbigliati con un lungo camicie bianco ed incappucciati, il Giovedì e Venerdì Santo rievocano le ultime ore della vita di Cristo procedendo lungo vie e sentieri del paese con un percorso che incomincia e ha termine nella sede dell’Arciconfraternita del SS: Sacramento. Quanto accade a Maiori è ascrivibile a quella molteplicità di azioni rituali paraliturgiche che prendono possesso delle strade e delle piazze di tante località della Penisola, all’interno delle quali si afferma un’altrettanta varietà di espressioni sonore. Anche nella cittadina del salernitano all’interno del rituale paraliturgico penitenziale, un ruolo centrale è occupato da un intenso corpus di canti polifonici espressi nei due toni, denominati ‘e vascio e ‘ncoppa, di cui sono custodi i confratelli del Santissimo Sacramento. Queste pratiche devozionali dalla connotazione polisemica vanno ben oltre il costituire retaggi antichi, sono infatti combinazione ed esito di commistioni e mediazioni tra prescrizioni ecclesiastiche ed esigenze delle comunità e si costituiscono ormai come simboli di appartenenza locale e individuale, operando sul piano emozionale e favorendo decise esperienze partecipative.
È noto agli studiosi come l’attenzione verso le pratiche musicali legate ai riti extra e para-liturgici si sia sviluppata con un certo ritardo e seppure il campo di studi sia progredito negli ultimi decenni, non tutte le manifestazioni devozionali sono state studiate o documentate. Appare meritoria, dunque, l’opera dell’editore romano, che porta a conoscenza di un pubblico più vasto questi tesori sonori della Penisola, ma in origine tutto ciò è dovuto al composito programma di ricerca, sviluppato dal Conservatorio “Martucci” di Salerno, intorno al tema dei rituali musicali mediterranei. Ricerche e analisi culminate in un simposio prima (era il 2015) e ora nel volume, curato dal compositore e musicologo Pasquale Scialò, noto per i suoi studi sulla canzone napoletana e per produzioni per teatro e cinema, e da Francesca Seller, esperta soprattutto della vita musicale a Napoli tra XVIII e XIX secolo, entrambi docenti presso il conservatorio salernitano. Il progetto ha coinvolto numerosi studiosi, ma come è ormai assodato dalla pratica dialogica ha dato voce anche a chi il rito lo vive dall’interno. Così il volume si sviluppa attraverso saggi ed interventi di ampia portata, che riflettono e scandagliano questa pratica musicale devozionale. Dopo la breve introduzione, tocca a Vincenzo De Gregorio farci entrare nel rapporto tra messaggio religioso e musica (“’Evangelizzare Cantando’ con la musica religiosa popolare”). Tra i massimi esponenti degli studi sulle pratiche devozionali, Ignazio Macchiarella interviene per mettere subito in chiaro con quale lente di osservazione scrutare fenomeni, spesso letti sommariamente ed ideologicamente (e giornalisticamente – diremmo – letti come “persistenze secolari” o “salti nel tempo”) osservati nelle loro dinamiche sociali e culturali (“Polifonie confraternali dei giorni nostri”). Francesca Seller allarga la prospettiva al passato musicale del territorio in cui insiste Maiori (“‘Ordinò il suono delle campane e nella cattedrale si cantò un solenne Te Deum’: musica sacra in costiera nel diciottesimo secolo”). Con Vincenzo Aceto si riflette sul ruolo delle confraternite (“I Battenti di Minori: espressione genuina e passionale della Settimana Santa”). Di interesse il confronto con altre pratiche extra-liturgiche campane caratterizzate dalla presenza di espressioni musicali, proposto da Raffaele Di Mauro (“ I Battenti di Minori nel panorama dei canti della Settimana Santa in Campania”). L’analisi delle mirabili procedure musicali che riempiono lo spazio sonoro di Maiori è condotta da Pasquale Scialò (“Sento l’amaro pianto. Trascrizione di un bene musicale ‘umanamente organizzato’”), mentre Antonello Mercurio indaga le modalità compositive (“Stratificazioni sonore del dolore”). Una riflessione sulla dimensione sonoro-gestuale è proposta da Matilde Mastroberti (“Immagini, gesti sonori e devozione”); focalizza gli aspetti linguistici dei canti Cristiana Di Bonito (“Tradizione e innovazione nella lingua dei canti penitenziali di Minori”). Una visione dall’interno della comunità musicale la portano Candido Del Pizzo (“Il canto e la sua esecuzione: generazioni a confronto”) e Gioacchino Mansi (“Prove tecniche di penitenza”). Va sottolineato come uno dei dati significativi emersi dallo studio sia il fatto che nel passaggio generazionale la componente verbale è codificata in un libretto adottato fedelmente dai penitenti, mentre quella musicale è appresa dai membri della comunità “a orecchio”, secondo una sequenza stadiale che dalla prima infanzia arriva alla maggiore età per poi stabilizzarsi a partire dall’avvenuta “muta della voce” .
Il curatore Scialò si occupa di presentare al lettore-ascoltatore il materiale sonoro documentato, esplicitando le modalità di fissazione dei canti: non si è optato né per la registrazione compiuta nel corso del procedere del rito, né per una registrazione in studio che comportasse la completa decontestualizzazione dell’evento. Diversamente, si è seguita la via di raccogliere le polifonie penitenziali al chiuso, nella cappella dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento, luogo che ospita le prove dei cori, cercando di effettuare la rilevazione sonora in giorni poco distanti dal calendario rituale. Si rileva che i due CD audio contengano, per la prima volta, la versione integrale dei canti (“Strofe a tono ‘e vascio”, “Stazioni a tono ‘e vascio”, “Invocazione alla Madonna”, “Strofe a tono ‘e ‘ncoppa”, “Stazioni a tono ‘e ‘ncoppa” e “Piantodi Maria”, per circa 140 minuti di musica) eseguiti il giovedì e venerdì santo da trentadue Battenti di diverse classi di età, dagli adolescenti ai partecipanti molto avanti negli anni. Come sempre per il lavori dell’editore romano, un nutrito corredo fotografico (34 foto a colori) completa l’importante documentazione.
“Sul Golgota a spirar” è un lavoro scientifico, ma molto fruibile anche dal lettore non specialista, che sgombera il campo da letture ad effetto tipiche di certe forme di mediatizzazione di pratiche devozionali e riempie un altro tassello nella mappatura dei repertori musicali e dei rituali presenti da nord a sud della Penisola, ma anche un volume dalla valenza didattica sia per i metodi e i temi adottati nei corsi del Conservatorio sia per la natura dell’apprendimento orale dei canti, come fin dalle premesse al volume sottolineano i curatori.
Ciro De Rosa