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Se c’è un compositore che attraverso la sua opera riassume l’humus multiculturale dello scorcio finale dell’età ottomana, questi è Tanbûrî Cemil Bey (1873- 1916), alla cui memoria è dedicato il nuovo album di Ali Fuat Aydin e Cenk Güray.
Il polistrumentista Cemil Bey opera nell’ambiente cosmopolita e di considerevole diversificazione sociale che animava l’allora capitale Istanbul, in cui si faceva tesoro di scambi culturali e di prossimità con svariate culture musicali, sia locali che di “importazione”. Sicché le
composizioni di Bey sono il portato dei diversi elementi che si producono in una espressività molto personale. Egli è stato solista e innovatore nella tecnica strumentale, non solo attivo nell’ambiente di corte ma molto interessato anche allo studio della musica rurale; ha composto in generi strumentali e vocali, è stato fine teorico di pagine di musicologia e maestro di talentuosi musicisti. Le sue improvvisazioni al liuto a manico lungo tanbûr, pregne di spiccato virtuosismo e di pathos, sono state fissate su registrazioni della prima metà del Novecento.
Questo lavoro ispirato dal retaggio musicale di Cemil è un’indubbia delizia per i cultori della musica anatolica. In “Öte” (“Oltre”) Aydin e Güray hanno immaginato una session creata insieme a musicisti giunti da isole dell’Egeo, i cui suoni sono stati trasportati attraverso il mare sulle ali dei gabbiani.

Ciro De Rosa
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