Tre Martelli – 40 Gir 1977 – 2017 (Felmay, 2017)

Sono trascorsi quarant’anni da quel 1977 che rappresentò per l’Italia uno degli anni più controversi della sua storia ma nel contempo portò con sé un carico di fermenti culturali, sociali e politici che ne hanno segnato in modo indelebile la sua storia. In quel fatidico anno, mosse i primi passi la prima formazione in trio dei Tre Martelli nata, dopo l’esperienza in ambito jazz-rock degli Angostura, con l’intento di dar vita un percorso di ricerca che prendeva le mosse dalla musica medioevale e rinascimentale per giungere alla tradizione piemontese. Negli anni il gruppo ha esplorato in lungo ed in largo la tradizione musicale del Piemonte, ricostruendo l’eredità musicale dell’area compresa tra le colline del Monferrato, le alture delle Langhe e la pianura alessandrina, senza dimenticare il Canavese e le Quattro Province. Ne è nato un imponente corpus di ballate, canzoni rituali, melodie strumentali e balli tradizionali come brando, monferrina, curenta, burea, scottish, mazurka, valzer e polke, disseminate nei loro undici album, ma soprattutto proposte nei loro eccezionali concerti che grandi successi hanno riscosso in Italia come all’estero. Attualmente composto da Renzo Ceroni (bassetto, basso, chitarre), Enzo G. Conti (fisarmoniche diatoniche, armonium), Paolo Dall’Ara (cornamuse, musette 16’ e 20’, flauti, piffero, takenette), Matteo Dorigo (ghironda), Elisabetta Gagliardi (voce e pianoforte), Vincenzo “Chacho” Marchelli (voce e fruja), Andrea Sibilio (violino, mandoloncello, contrabbasso, mandolino, percussioni, carillon, voce) e Betti Zambruno (voce), i Tre Martelli lo scorso anno hanno celebrato i quarant’anni di attività con un concerto-evento andato in scena il 4 novembre 2017 al teatro Ambra di Alessandria, e il disco antologico “40 Gir 1977-2017” che raccoglie una selezione di ventuno brani tratti dai loro archivi. Si badi bene: non si tratta di una raccolta con il meglio della loro produzione, ma bensì di un vero e proprio scrigno sonoro nel quale sono racchiuse una serie di vere e proprie perle, mai ascoltate prima, scelte tra registrazioni live inedite dal 1977 al 2017 ed alcune brani in studio realizzati per questo album tra cui la title-track che ne rappresenta il manifesto programmatico. Sebbene la scelta dei brani abbia richiesto un lungo lavoro di ascolto delle varie registrazioni, il gruppo ha scelto di privilegiare i brani mai incisi nei loro dischi precedenti, con qualche eccezione per alcune versioni alternative. L’ascolto ci conduce in un vero e proprio viaggio nel tempo che si dipana dal 1977, anno al quale risale “il tacchino di nome Plug”, primo brano composto dal gruppo, passa attraverso una splendida versione live di “Prinsi Raimond” del 1979 e le straordinarie performance dal vivo degli anni Ottanta e Novanta (“La polajèra”, “Dottor s’al entra an camera/Valzer di Brunetto”, “Scottish Perigudino”) per giungere alle più recenti “Mal marià”, “Senté coumpaire Andreo”, “O Venezia”, “Polca Veja”, “E ben venga Magg/Corenta/Monferrina” ma soprattutto una superba versione del tradizionale roerino “Sbrano” con il fisarmonicista jazz Gianni Coscia, dal concerto di presentazione di “Ansema”. Un discorso a parte lo meritano i brani in studio tra i quali ci piace citare il tradizionale “Baron Litron” e “L’assedi ‘d Verùa” con l’arrangiamento per pianoforte di Pier Giorgio Pistone. “40 Gir 1977-2017” è, dunque, la preziosa occasione per scoprire i Tre Martelli per quanti non conoscono il loro percorso artistico, mentre gli ascoltatori più esperti avranno la possibilità di scoprire una eccezionale serie di brani inediti. 


Salvatore Esposito

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