Pradeep Barot, Riccardo Battaglia, Federico Sanesi – Tales Of Indian Sarod (Felmay Records, 2017)

Appartenente alla famiglia dei liuti e considerato, insieme al sitar, uno degli strumenti principali della tradizione musicale dell’Hindustan (nord dell’India, Pakistan e Bangladesh), il sarod indiano trae la sua origine dal rubab afghano, tuttavia è considerato uno strumento relativamente moderno, in quanto le modifiche e l’adattamento alla prassi esecutiva risale al XIX secolo. La sua fortuna in epoca moderna la si deve al maestro Allauddhin Khan, musicista leggendario che con la sua opera ha impresso una importante spinta propulsiva alla musica strumentale indiana del XX Secolo. Questo particolare cordofono a pizzico è dotato di una cassa armonica semisferica di piccole dimensioni, un piano armonico pergamena e un manico senza tasti ricoperto da una placca metallica con cordiera triangolare. A differenza del rubab presenta otto corde principali in metallo, anziché in budello, di cui quattro melodiche per la melodia e quattro di bordone per l’accompagnamento, e circa dodici corde di risonanza che danno corpo al suono e ne prolungano la coda. Caratteristica peculiare del sarod è l’ampia gamma sonora che è in grado di produrre, dando vita ad un sound che può essere ora morbido e vellutato, ora potente, intenso e percussivo. A questo strumento dell’area centroasiatica è dedicato “Tales of Indian Sarod”, affascinante album nato dalla collaborazione tra il Pradeep Barot (sarod), allievo del leggendario Smt. Annapurna Devi, figura cardine della musica dell’India del Nord ed esponente del Gharana Maihar, il polistrumentista e compositore Riccardo Battalgia (sarod) e Federico Sanesi (tabla), allievo del maestro indiano Pandit Sankha Chatterjee e con alle spalle un ricco background artistico (Dino Saluzzi, Vincenzo Zitello, Paolo Fresu, Maria Pia De Vito, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati). Registrato nel settembre del 2016 presso il Verosound Studio di Torino e mixato da Fabio Barovero, il disco presenta sette brani che compongono tre raga della notte, basati sul Kafi Thaat, scala molto diffusa nella musica Hindustani. simile al modo Dorico del sistema occidentale. I raga sono racconti musicali volti ad esprimere poeticamente un universo melodico e si differenziano l’uno dall’altro per il modo peculiare di trattare le note della scala, le composizioni e le improvvisazioni evocando nell’ascoltatore stati d’animo ed emozioni differenti. Ad aprire il disco è “Raga Bageshri” che si dipana attraverso la lenta e meditativa introduzione “Alap”, il crescendo di “Jor” con la scansione ritmica della tabla sempre più incisiva, il leto “Gat in Rupak taal” nel quale composizione ed improvvisazione si mescolano per sfociare nel più veloce “Gat in Tintaal”. I due movimenti di “Raga Abhogi” mettono insieme una introduzione lenta e il lungo e trascinante finale che ci conduce a “Raga Kafi” che ci regala circa sei minuti di pura magia con “Dun in Addha taal”. Insomma “Tales Of Indian Sarod” è un disco prezioso che non mancherà di avvolgere gli ascoltatori con le sue intense suggestioni. 


Salvatore Esposito

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