Mario Bonanno, Ho Sognato di vivere. Variazioni sul tema del tempo in Roberto Vecchioni, Stampa Alternativa, 2017 Collana Grande Concerto, pp. 96, Euro 14,00

Profondo conoscitore della canzone d’autore italiana di cui è raffinato e colto studioso, Mario Bonanno ci ha abituato a preziosi saggi in cui analizza e scandaglia le opere dei principali cantautori italiani da Francesco Guccini a Claudio Lolli passando per Angelo Branduardi e Giorgio Gaber fino a toccare il mai abbastanza apprezzato Stefano Rosso. Il suo nuovo libro “Ho sognato di vivere. Variazioni sul tema del tempo in Roberto Vecchioni”, pubblicato da Stampa Alternativa per la Collana Grande Concerto, ci offre un inedito punto di vista sul songwriting e la personalità del cantautore brianzolo. Seguendo il topos trasversale del tempo che ricorre spesso nella produzione artistica di Vecchioni, Bonanno ha dato vita ad uno studio rigoroso ed approfondito che prende le mosse dal suo utilizzo “policromatico, stratificato, alto-basso, musicale” della parola, e non a caso definito nell’introduzione “uno dei migliori parlatori rintracciabili in circolazione” per la sua capacità di districarsi tra citazioni, parafrasi e calembour. Ciò si sostanzia tanto nelle canzoni, quanto nei libri, facendo emergere quanto di borgesiano, riflessivo e introspettivo ci sia nella sua ispirazione poetica, riletta all’interno di tre grandi macrosistemi: Tempo (Vita), Morte e Dio. Il concetto di tempo in Vecchioni viene, così, letto nel suo non procedere univoco, declinato tra storie, uomini, periferie ed ellissi di senso in un ideale rimando alla Cronosfera di Alice. Sin dalle prime pagine a colpire è la precisa scelta dell’autore di non seguire la mera analisi critica della discografia vecchioniana, preferendo il percorso più tortuoso, ma non meno affascinante, che si va via via componendo nel seguire le tracce disseminate nei vari brani. Pagina dopo pagina si entra nel profondo dell’ispirazione di brani come “Calle mai più”, “Dentro gli occhi”, “Ninni”, “Fata”, “Sette meno uno”, “Le mie ragazze” e “Gli amici miei”, nelle quali si susseguono rimandi, sovrapposizioni temporali, ritorni, capovolgimenti ed evocazioni. In parallelo, Bonanno porta alla luce la straordinaria capacità di Vecchioni di far convivere nelle sue canzoni la sua passione per il calcio e quella per la letteratura, la poesia di Verlaine e Rimbaud con la filosofia di Bergson, Ulisse e storie di vita quotidiana. Ad impreziosire il tutto è una corposa appendice con alcuni articoli pubblicati nel corso degli anni da Bonanno, e una splendida intervista al cantautore brianzolo nella quale ritornano i temi oggetto del saggio. “Ho sognato di vivere” è, dunque, un pregevole saggio da legger con attenzione, accompagnando lo scorrere delle pagine con l’ascolto dei brani presi in esame, ma soprattutto è uno degli esempi più brillanti di come la canzone d’autore vada studiata e raccontata. 


Salvatore Esposito

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