The Orphan Brigade – Heart Of The Cave (Appaloosa, 2017)

The Orphan Brigade è il progetto musicale che vede protagonisti il cantautore irlandese Ben Glover e gli americani Neilson Hubbard (vera mente del progetto) e Joshua Britt. I tre sono reduci dal meritato successo di “Soundtrack to a Ghost Story”, progetto musicale/documentaristico che affondava le sue radici in un incrocio di storie riguardanti la guerra civile americana e il sito stregato di Franklin, Kentucky; lo stesso nome del gruppo è ispirato a un reggimento impegnato (la “First Kentucky Brigade”), impegnato durante la Guerra Civile. Il nuovo lavoro prende spunto dalla visita ai sotterranei della cittadina di Osimo, nelle Marche: quasi dieci chilometri di cunicoli che per secoli hanno ospitato le cerimonie e le iniziazioni dei Cavalieri di Malta e che, fra altari e statue senza testa, costituiscono uno dei misteri dell’architettura italiana. La formula musicale è la stessa del lavoro precedente: al nucleo costituito dal trio dei cantautori si aggiungono degli ospiti che colorano lo scarno suono del terzetto. E, se un alone di misticismo pervade suono e testi di questo album al tempo stesso delicato e sontuoso, l’essenza acustica e il senso della misura ne costituiscono la cifra: un disco in cui nulla trabocca, nulla è ridondante, ma tutto va sempre a costituire un unicum che si regge su un solido ma tenue equilibrio. Difficile segnalare qualche brano: tutte le tracce del disco sono notevoli, nessun riempitivo, tutte canzoni ben scritte e ben orchestrate, con arrangiamenti sempre minimali, e con melodie sempre semplici, con la maggior parte del repertorio affidato alla voce di Ben Glover. Da ”Town of a Hundred Churches” (altro appellativo con cui è conosciuta la città di Osimo), al crescendo di “The Birds are Silent”, ai fiati di “Osimo Comes to Life”, alla struggente “My Sweet Cecilia”, a “Pain is Gone”, che sembra uscita dal canzoniere di Ryan Adams, alla pianistica “There's a Fire that Never Goes Out”, oltre che all’ipnotico e tribale incipit dell'iniziale “Pile of Bones”. Bello anche lo strumentale “Donna Sacra” che chiude il disco. Recentemente protagonisti di un acclamato tour italiano, che ha visto il culmine proprio a Osimo (dove hanno ricevuto la cittadinanza onoraria), The Orphan Brigade confermano quanto di buono già scritto sul precedente disco, con un lavoro ancora più curato nel suono e negli arrangiamenti. Americana Music at its very best. 


Gianluca Dessì

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