Gökçen Kaynatan è un musicista che ha profondamente influenzato l’evoluzione della musica turca tra gli anni cinquanta e settanta pur rimanendo pressoché sconosciuto al grande pubblico. Nato nel 1939 a Istanbul, Kaynatan ha iniziato il suo percorso musicale come giovane “rocker” al fianco del grande chitarrista Erkin Koray.
La fascinazione per nuove tecnologie e apparecchiature elettroniche però, lo portò presto a deviare la sua iniziale traiettoria.
Ad inizio anni settanta studiò per un periodo in Germania, nel 1972 riuscì finalmente a mettere le mani su un EMS synthi Aks e nulla fu più come prima…
Ideale trait d’union tra pop e primi esperimenti elettronici, questi nove brani, registrati tra il 1968 e il 1982, escono direttamente (e per la prima volta) dagli archivi personali di Kaynatan, scandagliati a dovere dalla label londinese “Finders Keepers Records”, nota per i molti e accurati progetti pubblicati, tra i quali ricordiamo le varie uscite dedicate a: Jean - Claude Vannier e Suzanne Ciani, oppure, le ristampe delle storiche soundtracks di “El Topo” e “La Montagna Sacra” di Alejandro Jodorowsky. “ Questo Gökçen Kaynatan”, che è anche il titolo dell’album in questione, ci offre un’ ottima dimostrazione delle grandi capacità immaginative del musicista, che nelle deliziose “vignette” ci propone un irresistibile Pot-Pourri di sonorità deliziosamente retrò che profumano di sci-fi e sperimentazione elettronica, library music anni settanta (Clearway, “Lost Island”) e curiose contaminazioni “anatoliche” (“Pencerenin Perdesini” o Beyoglu’nda Gezersin per esempio). Non a caso gran parte delle musiche presenti nella compilation sono frutto dell’attiva esperienza di Kaynatan con la televisione turca, in particolare TRT1, per cui a partire dalla metà degli anni settanta iniziò a comporre brani, jingles e musiche accidentali.
Oggi possiamo considerare Kaynatan un talentuoso artigiano solitario, in grado di costruire un universo sonoro estremamente personale, dominato dai propulsivi ritmi di drum machine e dagli interventi melodici al sintetizzatore, elementi chiave delle sue composizioni.
Nonostante la rilevanza delle sue innovative performance dal vivo, una certa sfiducia nei confronti dell’industria discografica, lo portò a realizzare solo due singoli nel 1973 per la label 1 Numara: “Sihirbaz”/“Evren” e “Pencerenin Perdesini”/“Beyoglu’nda Gezersin”, entrambi inclusi nella compilation.
“Gökçen Kaynatan” è la fotografia di un artista lungimirante e coraggioso, una voce importante nell’evoluzione della musica turca, che ci trasporta in un periodo in cui l’interazione tra musicisti e tecnologie era molto umana e l’ interpretazione del futuro altrettanto candida, speranzosa, ancora ricca di misteri da scoprire e fantasie da immaginare...
In definitiva,“Gökçen Kaynatan” rimane una testimonianza sonora davvero affascinante e piena di sorprese.
Marco Calloni
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Contemporanea