Scoperta tra le più interessanti dell’edizione 2016 di Musica Nelle Aie, le Lame da Barba nascono qualche anno fa dall’incontro tra Francesco Paolino (mandolino, chitarra e mandola), Alessandro Predasso (mandolino, chitarra, mandola), Stefania Megale (sassofoni, clarinetto), Giuseppe “Pippi” Dimonte (contrabbasso) e Alberto Mammolino (percussioni), cinque strumentisti di provenienza geografica ed estrazione artistica differente che hanno unito le forze per dare vita ad percorso di ricerca comune volto a ripercorre i sentieri sonori del Mediterraneo partendo dalla tradizione musicale delle barberie. Fino agli anni Cinquanta, infatti, i barbieri tra un taglio e l’altro, spesso imbracciavano mandolini, chitarre e violini per suonare musiche da ballo o arie di opera, e proprio da quelle musiche, dai valzer e dalle tarantelle è partito il viaggio delle Lame Da Barba. Pian piano hanno allargato il loro raggio d’esplorazione andando alla scoperta delle musiche dei Balcani e della Grecia, hanno toccato la tradizione musicale armena e quella turca per far ritorno alla nostra penisola con un ricco bagaglio ispirativo. Sono nate, così, composizioni originali, nelle quali tradizione ed innovazione si sposano alla perfezione in architetture musicali semplici ma allo stesso tempo ricche di fascino ed eleganza sonora. Dopo aver rodato a lungo dal vivo questi brani suonandoli nei contesti più disparati dalle strade alle piazze delle città fino ai festival di musica popolare, le Lame Da Barba hanno inteso cristallizzarle su disco, e conformemente alla loro atipicità hanno dato vita a ben due album che in modo diverso rappresentano il loro cammino di questi anni.
Il disco omonimo raccoglie undici brani che nel loro insieme rappresentano una sorta di diario di viaggio e che, come scrivono nelle brevi note di copertina, “hanno percorso chilometri, attraversato strade, paesi e conosciuto persone di ogni provenienza”. Durante l’ascolto si spazia dalle sonorità dell’Italia Meridionale con “Tarantella Prima” alle suggestioni del valzer di “Valse del Dio Farfalla” per giungere alle evocazioni circensi di “Il gioco del mimo” e alla fascinosa “Fandango”. La trascinante “Grand Cabaret” e l’invito al ballo di “Ausilia” ci conduncono a quel gioiello che è “Napstenia” che brilla per la brillante costruzione melodica e ritmica. “Taran Valse” e “Tarantella Nova alla barbiera” si torna al Sud Italia, inframezzate dalla gustosa “Anita” prima di giungere al finale con il crescendo di “Mùtika”. Laddove termina il disco omonimo, si apre “La Muta Vita”, il secondo album che dall’Italia sposta la sua attenzione verso i suoni world. Ad aprire le danze sono le sonorità balkan “Slavrosyòtiko” e “Anonimo in Do Minore” a cui segue l’immaginifica “Karavan” e la travolgente danza greca de “Ballata Ebbra”. Se “Turkika” è permeata da echi di mediorientali, la successiva “Tarantella Ultima ci riporta nel Sud Italia ma è solo un momento perché “Kvasir” ci conduce nuovamente nell’Est Europeo con il dialogo tra fiati e corde a tessere la linea melodica. Le atmosfere gipsy di “Zigana” e la splendida “Danza Medievale” chiudono un disco frizzate che rappresenterà certamente un punto di partenza determinante per le future ricerche sonore delle Lame Da Barba.
Il disco omonimo raccoglie undici brani che nel loro insieme rappresentano una sorta di diario di viaggio e che, come scrivono nelle brevi note di copertina, “hanno percorso chilometri, attraversato strade, paesi e conosciuto persone di ogni provenienza”. Durante l’ascolto si spazia dalle sonorità dell’Italia Meridionale con “Tarantella Prima” alle suggestioni del valzer di “Valse del Dio Farfalla” per giungere alle evocazioni circensi di “Il gioco del mimo” e alla fascinosa “Fandango”. La trascinante “Grand Cabaret” e l’invito al ballo di “Ausilia” ci conduncono a quel gioiello che è “Napstenia” che brilla per la brillante costruzione melodica e ritmica. “Taran Valse” e “Tarantella Nova alla barbiera” si torna al Sud Italia, inframezzate dalla gustosa “Anita” prima di giungere al finale con il crescendo di “Mùtika”. Laddove termina il disco omonimo, si apre “La Muta Vita”, il secondo album che dall’Italia sposta la sua attenzione verso i suoni world. Ad aprire le danze sono le sonorità balkan “Slavrosyòtiko” e “Anonimo in Do Minore” a cui segue l’immaginifica “Karavan” e la travolgente danza greca de “Ballata Ebbra”. Se “Turkika” è permeata da echi di mediorientali, la successiva “Tarantella Ultima ci riporta nel Sud Italia ma è solo un momento perché “Kvasir” ci conduce nuovamente nell’Est Europeo con il dialogo tra fiati e corde a tessere la linea melodica. Le atmosfere gipsy di “Zigana” e la splendida “Danza Medievale” chiudono un disco frizzate che rappresenterà certamente un punto di partenza determinante per le future ricerche sonore delle Lame Da Barba.
Salvatore Esposito
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Europa