Mandol’in Progress – The Dark Side of the Mandolin (Felmay, 2017)

Nel marzo 2013 “The Dark Side of the Moon”, uno dei dischi che hanno fatto la storia della musica del Novecento, ha festeggiato i quarant’anni. In quell’occasione, tra una lezione e una prova di concerto è stata lanciata l’idea di creare “The Dark Side of The Mandolin”. Sembrava una boutade, ma presto l’idea dei tre maestri di Conservatorio Mauro Squillante, Gaio Ariani e Valerio Fusillo, è diventata realtà. «Un gesto d’amore e di riconoscenza», scrivono nelle note che accompagnano la pubblicazione del CD sul mercato internazionale con l’etichetta Felmay (il disco era già uscito in autoproduzione per Melagrana a inizio 2016, ma soprattutto il progetto circolava in forma di concerto da più tempo). Sgombrando il campo da equivoci, non parliamo di una rilettura ironica o parodica del capolavoro della band inglese, ma di un esperimento musicale inusitato dove mandoloncello, mandola e mandolino – realizzati dalla liuteria Anema E Corde - interpretano in forma di suite i brani di “The Dark Side of the Moon”. L’approccio del trio è stato affrontare la partitura pinkfloydiana cercando, da un lato, di rispettare l’idea del concept album originale con un’esecuzione integrale, dall’altro di conferire una propria impronta improvvisativa restando fedeli agli strumenti che, ad ogni modo, i tre hanno spinto oltre le loro possibilità, ricreando effetti e sonorità che nell’originale erano stato realizzati con l’elettronica. A rendere concreto e credibile questo progetto sono sicuramente le qualità artistiche del trio napoletano-pugliese, a cominciare da Mauro Squillante (mandoloncello a cinque cori), docente di Conservatorio e presidente dell’Accademia Mandolinistica Napoletana, specialista negli strumenti antichi a plettro, ricercatore della loro organologia e delle prassi esecutive (Blogfoolk lo ha intervistato qui); gli altri due musicisti sono due dotati concertisti, suoi ex allievi, Gaio Ariani (mandolino) e Valerio Fusillo (mandola). Il trio si produce in una rielaborazione molto personale con i tre cordofoni (sia ascoltino soprattutto “Time”, “Us and Them”, “Money” ed “Eclipse”), essenziale e scarnificata, brillante nel conservare la carica psichedelica e progressive originale. Riduttivo leggerlo come tributo italiano ai Pink Floyd, piuttosto è un ulteriore passaggio verso l’affrancamento del mandolino dall’immagine stereotipata che lo riporta allo splendore di strumento in grado di suonare tutti i repertori. Un disco e un concerto, che conciliano rigore, estro e ironia, da non perdere! 


Ciro De Rosa

Posta un commento

Nuova Vecchia