In un momento in cui abbondano i tagli alla cultura da parte degli enti locali, il traguardo dei dieci anni, per una rassegna dedicata alla musica popolare, rappresenta certamente un occasione da celebrare, e lo è ancor di più se si opera in un territorio lontano dal grande circuito musicale italiano come la Sardegna. Emblematico in questo senso è il caso di “Mare e Miniere”, rassegna organizzata dall’Associazione ElenaleddaVox e finanziata dalla Fondazione di Sardegna e dalla Regione Autonoma di Sardegna, che grazie alla passione e la dedizione di Elena Ledda e la illuminata direzione artistica di Mauro Palmas, nell’arco di due lustri di attività si è segnalata come una realtà unica nel suo genere in Italia, coniugando un cartellone in progress di concerti, eventi e produzioni originali che si snoda da gennaio a dicembre, con la valorizzazione degli insediamenti geominerari del Sulcis-Iglesiente. Momento centrale della sua ricca programmazione è la settimana di Seminari di Musica, Canto e Danza Popolare che, quest’anno, si è tenuta a Sant’Antioco dal 26 giugno al 2 luglio nella bella cornice del MuMa – Museo del Mare e dei Maestri di Ascia, dopo la permanenza per due edizioni a Portoscuso. Oltre centoventi allievi hanno avuto modo di vivere un’intensa esperienza di condivisione ed interazione, volta ad approfondire lo studio di strumenti e tecniche esecutive, vocali e coreutiche della nostra tradizione, con un corpo docente di primissimo livello, composto da vere e proprie leggende viventi come Luigi Lai (launeddas), depositario del repertorio tradizionale della musica sarda,
e da artisti di grande levatura della musica popolare italiana come Elena Ledda e Simonetta Soro (canto), Nando Citarella (percussioni e danze popolari italiane), Alessandro Foresti (canto corale), Simone e Niccolò Bottasso (musica d’insieme), e Carlo Rizzo (percussioni), ai quali si sono aggiunte le classi di mandola guidata da Mauro Palmas e quella di chitarra tenuta da Marcello Peghin. Il risultato è stata residenza artistica che ha visto protagonisti musicisti professionisti, cultori ed anche semplici appassionati, i quali hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con una visione nuova dei repertori popolari, approfondendo i vari aspetti che caratterizzano l’uso degli strumenti e le tecniche vocali, partendo dall’apprendimento, attraverso lezioni frontali, di brani tradizionali. Al consueto ricambio di allievi che si alternano di anno in anno, ha corrisposto la formazione di un nucleo ormai storico di strumentisti e cantanti che in Mare e Miniere hanno trovato un riferimento importante per la loro formazione artistica e culturale. Del pari abbiamo apprezzato alcuni giovanissimi talenti come il piccolo Giacomo, che si è destreggiato con grande passione tra le classi di chitarra con Marcello Peghin e quella di musica d’insieme con i fratelli Bottasso, o Davide che ha seguito con grande attenzione le lezioni di percussioni di Carlo Rizzo. Non è mancato un focus sulla tradizione sarda con una interessantissima masterclass in due sessioni con Cuncordu e Tenore di Orosei, i quali hanno condotto gli allievi alla scoperta del loro repertorio e delle peculiari tecniche vocali, senza dimenticare gli addentellati con il repertorio religioso.
All’offerta formativa, come di consueto, è stato affiancato un programma di concerti serali di gande pregio aperto, giovedì 26, da una irresistibile performance live di Peppe Voltarelli che, sul palco dei Giardino dell’Acropoli, ha portato in scena i brani tratti dal suo ultimo album “Voltarelli Canta Profazio”. Da perfetto entertainer, il cantautore calabrese ha condotto il pubblico in un viaggio attraverso il repertorio di Otello Profazio, riattualizzandolo ed impreziosendolo con la sua verve affabulatrice tra aneddoti personali e storie irresistibili. Si spazia da “La Leggenda di Colapesce” all’ancora attualissima “Qui si campa d’aria” da “A Lumèpaisi” a “Mafia e parrini” sulle connessioni tra la criminalità e il clero, senza dimenticare qualche sorprese come la pruriginosa “Amuri e pilu” e alcuni estratti dal suo repertorio precedente. In chiusura di serata arriva anche il cumbidu, una degustazione di formaggio e ricotta freschi, preparati sul posto dal casaro Marco Corda. Protagonisti della seconda serata sono stati Carlo Rizzo e Lucilla Galezzi, i quali si sono ritrovati a suonare insieme in Italia dopo molti anni, ed è stata l’occasione per ripercorrere un pezzo importante della loro carriera partendo dal progetto “Il Trillo”, nato dalla collaborazione con Ambrogio Sparagna e successivamente diventato la base di una lunga collaborazione artistica tra i due.
L’intenso e serrato recital della cantante umbra si dipana dai suoi primi passi nell’ambito della musica popolare alle prime ricerche con Valentino Paparelli per toccare le esperienze interazionali prima con Giovanna Marini e poi come solista. Il percussionista italo-francese dal canto suo, lascia la scena a Lucilla, ma quando è il momento di dare spazio ai suoi tamburi a cornice è pura magia come nel caso della travolgente tammurriata per soli voci e percussioni. Al percussionista italo-francese e la cantante umbra è affidata l’apertura anche della seconda serata questa volta però per un incontro condotto da Jacopo Tomatis, insieme al quale hanno ripercorso le rispettive carriere, non senza regalare preziosi aneddoti sulla registrazione del loro primo disco insieme. A seguire è salita sul palco, Rachele Colombo, fresca vincitrice del Premio Città di Loano per la Musica Tradizionale con il disco “Cantar Venezia - Canzoni da battello del 700”, del quale ha proposto una ampia selezione di brani accompagnata da Domenico Santaniello al violoncello e Marco Rosa Salva ai fiati. La cantante veneta e il suo ensemble ristretto hanno dato vita ad una live di grande eleganza stilistica nel quale hanno riportato alla luce, salvandolo dall’oblio, un repertorio di canti denso di fascino, rivestendolo di suoni quasi cameristici, che solo un inatteso e pungente freddo non è riuscito a farci godere a pieno.
Il 29 giugno il Giardino dell’Acropoli ha fatto da cornice allo straordinario concerto del Trio Correnteza ovvero Gabriele Mirabassi al clarinetto, Roberto Taufic alla chitarra e Cristina Renzetti alla voce, i quali hanno riletto con sorprendente originalità il repertorio di Tom Jobim. Il perfetto interplay tra le sei corde di Taufic e i fiati di Mirabassi ha fatto da cornice alle impeccabili interpretazioni vocali della Renzetti, sempre misurata ed attenta nell’approcciare i testi del musicista e compositore brasiliano, segno evidente di una profonda interiorizzazione di questo repertorio. Il freddo di qualche giorno prima, venerdì 30 lascia posto alla pioggia, tanto da far rimpiangere il caldo quasi afoso che ci aveva accolto in Sardegna. Poco male perché l’organizzazione di Mare e Miniere non ha alcuna intenzione di far saltare il doppio concerto serale. Così, in brevissimo tempo, viene allestito uno stage coperto all’interno del cortile del MuMa e gli ombrelloni abitualmente utilizzati come riparo per il sole diventano una copertura perfetta dove sistemare sedie e pubblico. La prima parte della serata è dedicata a “Persiane Azzurre”, produzione originale di Mare e Miniere che vede protagonisti Simonetta Soro, Cuncordu e Tenore di Orosei e la mandola fatata di Mauro Palmas. Le parole dei poeti sardi contemporanei come Alberto Màsala, Antonella Anedda, Lorena Carboni, Maria Gabriella Ledda, Marcello Fois e Sergio Atzeni,
sono intercalate dal canto a tenore in un alternarsi che diventa quasi ipnotico conducendo l’ascoltatore verso direzioni inaspettate sospese tra antico e moderno, passato e futuro, tra storie di violenze, distacchi e sopraffazioni. Altra splendida sorpresa della serata è il debutto assoluto del progetto “Oud.org” con Ziad Trabelsi e Alessandro d’Alessandro, rispettivamente oud e voce dell’Orchestra di Piazza Vittorio ed apprezzato organettista con Orchestra Bottoni e Canio Loguercio. Il risultato di questo incontro tra uno dei principali strumenti della tradizione popolare italiana e quello simbolo della musica Nordafricana e Mediorientale, si rileva in tutto il suo fascino mescolando eleganti spaccati melodici, esplorazioni ed attraversamenti sonori da ascoltare con il fiato sospeso e intriganti intuizioni che lasciano presagire un prosieguo da seguire con attenzione. La penultima serata, quella del 1 luglio, è dedicata al concerto finale dei partecipanti ai seminari, un appuntamento ormai irrinunciabile di ogni edizione di Mare e Miniere, e sempre foriero di momenti da non perdere. Ad aprire la serata è la classe di percussioni di Nando Citarella con una Moresca cantata e danzata, a cui segue il set di Luigi Lai prima con i suoi due allievi della classe di launeddas e poi con lo struggente “Gocios” interpretato da Davide Ambrgio.
Una bella versione di “Rosa Resolza” ci conduce prima allo spaccato dedicato alla classe di chitarra con “Written On The Sky” di Max Richter e “Oltre Il Mare” di Mauro Palmas, e poi a quella della musica d’insieme con i fratelli Bottasso protagonisti di una travolgente cavalcata sonora che dalla world music tocca il death metal e ci conduce al finale con la toccante “Luna” con testo di Maria Gabriella Ledda. A concludere e suggellare con un ottimo bicchiere di vino, la settimana di seminari è stato il bellissimo concerto “Cantar col vino” che ha visto protagonisti Luigi Lai, il Duo Bottasso, Nando Citarella e Mauro Palmas, ed andato in scena presso Cantine Sardus Pater. Insomma, Mare e Miniere si conferma come uno dei festival di riferimento per la musica popolare in Italia non solo per la pregevolissima proposta formativa e culturale ma anche per la capacità di offrire al proprio pubblico l’occasione di toccare con mano gli aspetti creativi più profondi del fare musica, senza dimenticare la valorizzazione del territorio. Dopo la residency di Sant’Antioco, la rassegna si è spostata a Teulada per tre serate di grande musica con il concerto del Duo Bottasso, la festa-concerto per celebrare i dieci anni di Mare e Miniere con ospiti le voci di Raiz e Alessia Tondo e il live dei Pupi di Surfaro, vincitori dell’ultima edizione del Premio Andre Parodi.
Salvatore Esposito
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