«Erodoto Project nasce nella primavera del 2016. Avevo l’esigenza di cambiare linguaggio, di riavvicinarmi al jazz, di continuare a raccontare il Mediterraneo utilizzando altri strumenti. Fortunato è stato l’incontro con il pianista Alessandro de Angelis e il batterista Giampaolo Scatozza, conosciuti per puro caso. Con Alessandro abbiamo firmato tutti i brani del CD, eccetto “Amara terra mia”. Ci compensiamo moltissimo: lui ha una scrittura lirica, elaborata, intimista che si affianca alla mia che è più impulsiva, latina e selvaggia. Tutti e due componiamo i nostri brani tenendo presente i legami con le nostre radici, il Mediterraneo con la sua storia, che diviene il pretesto per raccontare il Mediterraneo di oggi. Si affiancano al trio Armanno Dodaro al contrabbasso, Gabriel Oscar Rosati alla tromba e flicorno e Carlo Colombo alle percussioni». Sono le parole con cui Bob Salmieri – già leader di Milagro Acustico, ensemble di esperienza ventennale – presenta “Stories. Lands, Men & Gods”, l’esordio dell’Erodoto Project, un album dal profilo “Eastern Mediterranean Jazz”, definizione scelta come sottotitolo di copertina dello stesso lavoro. Non sorprende che Bob, – romano di famiglia originaria di Favignana, emigrata a Tunisi, dove nacque suo padre – il quale ci ha abituati a percorrere le geografie sonore del Mediterraneo, scavando nella storia di incontri di popoli e di lingue, abbia scelto come nume tutelare Erodoto, il viaggiatore-cronista di Alicarnasso: iniziatore della riflessione antropologica su alterità, etnocentrismo e relativismo culturale.
L’immagine di copertina è stata scattata in Cappadocia, Turchia, dallo stesso Salmieri, che ricorda: «Il vento che entrava nelle brocche faceva strani suoni, sembravano voci, racconti. Ho immaginato questo Mediterraneo che non dimentica, che continua a raccontare in perpetuo i suoi miti, le sue leggende e che ci aiuta a guardare con altri occhi, le storie dei nuovi eroi di questa epopea infinita del viaggiare nel Mare Nostrum che sono i migranti di oggi».
Il nuovo impegno artistico riconduce il polistrumentista (sax tenore e soprano, ney, clarinetto) alla sua formazione jazzistica. Cosicché gli undici brani tratteggiano un orizzonte in cui il jazz è infuso di suggestioni ritmiche e melodiche provenienti dalle sponde sonore del “piccolo mare”. Su queste coordinate espressive procedono le composizioni, tutte originali ad eccezione del celeberrimo brano di Modugno, ”Amara terra Mia”, reso in versione strumentale, dal momento che la rinuncia alla voce, si concilia con la scelta estetica del polistrumentista di distanziarsi concettualmente dal sound dei Milagro. Spiega Salmieri: «I brani hanno un tema costruito su melodia, armonia e ritmo definiti. Le improvvisazioni, invece, sono estemporanee così come alcune piccole modifiche nella struttura o nel ritmo. Il disco è stato registrato nello studio di Clive Simpson e lo abbiamo immaginato come un vero e proprio live, con una o due take per brano». Di notevole interesse e qualità l’apporto che ciascun membro dell’ensemble offre in termini di solo e di accompagnamento. Se “Eastern Breath”, “Stories e “Mantle of the Night” sono i nostri numeri favoriti, anche gli altri brani, intrisi di solarità, e dai titoli evocativi: “Tarantel”, “Muñecas”, “Itaca”, “Donna con chitarra”, “Elea”, “Taurus” e “Navajas” evocano trame, luoghi, miti e tempi remoti e si lasciano ascoltare con grande trasporto. www.culturalbridgelabel.com
Ciro De Rosa
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