Non di rado il nostro viaggio sonoro attraverso l’Italia ci regala piccole grandi sorprese, facendoci entrare in contatto con artisti che percorrono sentieri lontani dai grandi palcoscenici, ma non per questo motivo privi di talento. E’ il caso di Francesco Di Vicino, chitarrista e cantautore napoletano con alle spalle una carriera ormai trentennale spesa tra la sua intensa attività live che lo ha portato ad esibirsi in tutta la penisola, collaborazioni con artisti come Mimmo Cavallo, Tony Cercola e Carlo Faiello e una serie di dischi a proprio nome. Dopo aver debuttato nel 2003 con “Il Bianco & Il Nero” disco marcatamente cantautorale nel quale spiccava il brano “Massimo” dedicato a Massimo Troisi, l’artista napoletano, a partire dal suo secondo album “Tammurriango” del 2008, ha intrapreso un percorso di riavvicinamento alla tradizione musicale campana, concretizzatesi nel 2012 con la pubblicazione di “Zingari Distratti” con il moniker Figlio d’ ‘o viento ad affiancare il suo nome in copertina. A distanza di quattro anni da quest’ultimo, Francesco Di Vicino prosegue il suo cammino con “Preta Santa”, disco nel quale ha raccolto undici brani autografi che nel loro insieme ampliano il raggio della sua ricerca sonora, aprendosi alle sonorità della world music. In questo senso determinante ci sembra l’apporto del folto gruppo di strumentisti che lo accompagna composto da Costantino Artiaco (basso e contrabbasso), Salvatore Abete (batteria), Teodoro Delfino (percussioni e tamburi a cornice), Tony Panico (sassofoni), Vittorio Cataldi (fisarmonica), Pasquale Nocerino (violino), Sergio De Angelis (batteria), Angelo Ruocco (tromba) e Marco Di Palo (violoncello). L’ascolto rivela tutta la dedizione e la passione con la quale il cantautore napoletano approccia il songwriting mantenendosi in un equilibrio perfetto tra influenze che spaziano dai Musica Nova ad Enzo Avitabile ed il suo originale approccio allo storytelling. Le canzoni di Di Vicino racchiudono istantanee di vita quotidiana, frammenti di attualità, ricordi personali e sguardi verso il passato, il tutto velato da un amaro disincanto come nel caso dell’inziale “Africa” o della sofferta “Sei Sette” in cui spicca la ciaramella di Mimmo Maglionico o ancora della riflessiva “Sto capenno”. Se la trascinante “Abballa” ci riporta alla mente le pagine di controstoria dell’unità d’Italia, la successiva “Nun te scurdà ‘e me” è una splendida ballata d’amore, a cui seguono in sequenza “Piccolo Bu”, “Canzone sciuè sciuè”, e “Quanno ‘o sole se ne va” nella quale fa capolino la voce narrante di Ciro Esposito. Il ricordi di infanza di “Sciallo d’’a nonna” e il raggio di speranza di “Dimane” ci conducono verso il finale in cui a spiccare è la title-track nella quale Di Vicino rilegge in modo personalissimo le profezie contenute nei libri di Daniele e dell’Apocalisse. “Preta Santa” è, insomma, un disco genuino ed intenso che non mancherà di appassionare i cultori della canzone d’autore made in Napoli.
Salvatore Esposito
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