Mario Bonanno, E’ vero che il giorno sapeva di sporco. Riascoltando Disoccupate le strade dai sogni di Claudio Lolli, Stampa Alternativa 2017, pp.112, Euro 14,00

Edito da Stampa Alternativa per la collana Grande sConcerto, “E’ vero che il giorno sapeva di sporco” è il nuovo saggio che Mario Bonanno, studioso tra i più autorevoli della canzone d’autore italiana, ha dedicato a “Discoccupate le strade dai sogni”, storico album di Claudio Lolli, uscito nel settembre del 1977. Aperto dai contributi di Gigi Marinoni e del poeta Nanni Balestrini, il volume entra subito nel vivo con una recente intervista rilasciata dal cantautore bolognese e nell’arco dei primi tre capitoli ci offre una attenta e meticolosa contestualizzazione della genesi di quell’album, partendo da una retrospettiva sui lavori precedenti, per giungere al racconto degli eventi storici che caratterizzarono il 1977, l’anno dei cortei e degli sloga, dei carri armati nelle strade di Bologna e dei fumetti di Andrea Pazienza, di Radio Alce e del Movimento, ma soprattutto quello della rivoluzione mancata. Impreziosendo il tutto con materiali d’archivio, scritti dello stesso Lolli e le splendide fotografie di Enzo Eric Toccaceli, Bonanno è riuscito nell’impresa di dar vita ad una narrazione su piani paralleli, facendo emergere tutta la forza di “Disoccupate le strade dai sogni” tanto nel cantare l’impegno militante di quegli anni quanto la sua dimensione quasi profetica nel preconizzare la fine di tutto, sotto il peso della repressione in declinazione socialdemocratica che ne seguì facendo da preludio agli anni Ottanta. Il songwriting di Claudio Lolli emerge, così, in tutta la sua dimensione sognatrice ed utopica ed allo stesso tempo disincantata, lasciando trasparire la sua purezza di intenti, i suoi ideali e il non scendere mai a compromessi, elementi questi difficilmente riscontrabile nei suoi contemporanei. Se il capitolo quattro è essenzialmente dedicato all’analisi del disco, attraverso anche le testimonianze di chi fu al fianco del cantautore bolognese come il fotografo Cesere Monti, Pietro Cannizzaro, Bruno Mariani, nel quinto è lo stesso Lolli a raccontare il disco all’autore sotto il profilo vista musicale. Completano il volume tutti i testi, opportunamente commentati, un florilegio critico con alcuni estratti dai giornali dell’epoca, e una accurata retrospettiva discografica. “E’ vero che il giorno sapeva di sporco” è, dunque, il racconto di una pagina importante della canzone d’autore italiana ed in parallelo di un pezzo della nostra contro-storia più plumbea. Una piccola ed esemplare lezione di impegno civile. Per non dimenticare. 


Salvatore Esposito

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