Carrie Rodriguez – Lola (Appaloosa/I.R.D., 2016)

“Lola”, il nuovo album della polistrumentista e songwriter di Austin, che sarà presentato dal vivo in un tour Italiano di sette date che partirà dalla Sardegna il 19 novembre. 

Un progetto plurilingue che riunisce le diverse anime di Carrie, in equilibrio tra passato e presente, tra passione e raffinatezza, composto con un cast di eccellenti artisti, i Sacred Heart, ospiti del calibro di Bill Frisell e la produzione di Lee Townsed. Abbiamo intervistato Carrie Rodriguez in occasione del bellissimo concerto tenuto al pub “Old Queen's Head” di Londra, nell'ameno quartiere di Islington, serata particolarmente riuscita, come pubblico e organizzazione, che ha confermato, oltre alla bravura e alla presenza scenica della ragazza di Austin, un'inaspettata verve comica sua e del chitarrista Luke Jacobs, una sorta di Loudon Wainwright 2.0, svagato e spiritoso. La scaletta ha visto nella prima parte la proposizione di buona parte del disco “Lola”, e nella seconda un tributo ai vecchi successi, fra cui “Absence”, “Lake Harriet” e la conclusiva “Seven Angels on a Bicycle”. Da poche ora si sa che Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti, e sembra che l'argomento sia di incredibile urgenza.

Come ti sei svegliata stamattina?
Speravo di essere ancora addormentata e che fosse solo un brutto sogno, invece è un incubo ed è reale. Il bambino ci ha svegliato alle sei del mattino, ho preparato da mangiare per lui, l'ho messo sul tavolo per cambiarlo e in quel mentre ho sentito la notizia. Ero così scioccata, non mi immaginavo che il mio paese sarebbe stato capace di votare e eleggere Donald Trump, non lo immaginavo nemmeno lontanamente. Non credevo che nel mio paese ci fosse gente capace di credere alle stronzate che ci ha raccontato per mesi, al suo fare cafone e misogino, sono ancora scioccata... Negli Stati Uniti abbiamo questo sistema elettorale assurdo, per cui non tutti i voti valgono alla stessa maniera: Hillary ha avuto singolarmente più voti di Trump, ma non è il voto popolare a decidere. Sono almeno vent'anni che si decide di cambiare il sistema, ma alla fine non è stato fatto, era l'unica leva su cui i Repubblicani avrebbero potuto vincere.  Comunque il fatto che metà del paese abbia votato per Trump è davvero incredibile. Nel mio stato, il Texas, si è sempre votato Repubblicano, ma pensavo che quest'anno ci sarebbe stata l'inversione di rotta, proprio perché Trump è un essere così spregevole, invece in Texas ha vinto lui.  Sono triste per il mio bambino di un anno, che debba iniziare la sua esistenza con Trump presidente... credo che le dinamiche siano le stesse che hanno portato alla Brexit, si è fatto leva sulla paura, sull'odio verso l'altro. L'ultimo mio singolo si chiama “Who's Going to Build The Wall ?”, insieme a Chip Taylor, e mi riferivo proprio all'idea malata di quel muro che vogliono tirare su alla frontiera con il Messico, ora sappiamo chi lo costruirà quel muro... Se hai visto il video, è girato proprio nelle periferie messicane, possiamo avere paura di quei bambini ?

Nel libretto del tuo ultimo disco compare questa frase: “Culturally Blended Music for a Culturally Blended World”.
È una cosa in cui credo molto. Pensavo che, anche per la condizione storica che vive il mio paese, potesse essere una bella occasione per fare un disco che parlasse a tutte due le culture, abbracciare il passato ma allo stesso tempo essere bi-culturale nel presente. Io suono il violino country, ma il mio cognome è Rodriguez, ammetti che è un po' strano... infatti per anni mi sbagliavano il cognome nei manifesti o nelle insegne, con la S finale al posto della Z, con la Q al posto della G... Ed è strano che in tutta la country-music non esiste neanche un musicista famoso di origine ispanica, visto che nelle zone in cui questo genere è popolare, negli Stati del sud, una buona percentuale degli abitanti è di origine latina, è un genere musicale molto conservativo, forse.

Parliamo del disco nuovo, “Lola”.
È un lavoro di cui sono orgogliosa. Il disco è per il 60% in spagnolo, per il resto in inglese o spanglish. Ho desiderato fare questo disco per anni, ma non mi sentivo pronta. Una mia prozia, Eva Garza, è stata una grande cantante messicana, perciò queste canzoni si sono ascoltate molto a casa, ma da quando ho iniziato a fare musica professionalmente, attorno ai vent'anni, fino ad adesso, non mi sono mai sentita di avere le giuste credenziali (usa il termine ‘qualified’ in inglese ndr) per cantare questo repertorio: innanzitutto la mia prima lingua è l'inglese, anche se in famiglia lo spagnolo ha sempre fatto capolino e sono stata sposata con un uomo spagnolo. 
Però solo recentemente ho acquisito una pronuncia corretta e ho pensato di essere ora capace di affrontare un intero disco in spagnolo. Torno all'argomento di prima, il mio percorso è simile a quello di un altro grande artista, Raul Malo: con i Mavericks lui faceva musica assolutamente americana, ma negli ultimi anni ha riscoperto le sue radici cubane, per quello l'ho voluto fortemente ospite nel mio disco.

Sei una bravissima polistrumentista: violino, tenor guitar, mandolino. 
Diciamo che fino a quattro corde me la cavo, già la chitarra non sono mai riuscita a impararla. Più di quattro corde mi fanno venire il panico. Anche il mandolino che uso, un Gibson-Mandobird, ha solo quattro corde singole, non doppie: meno problemi di accordatura. La tenor-guitar è come il violino o il mandolino, però una quinta sotto, come una viola, il basso è un do. Il violino ho cominciato a studiarlo da bambina, anche studi classici, ho fatto il Conservatorio.

Quali sono state le tue ispirazioni come songwriter ? 
A loro ho dedicato un disco, “Love and Circumstance”, un disco di cover dove ci sono brani di Lucinda Williams, Townes Van Zandt, John Hiatt, Richard Thompson e tanti altri. In questo disco c'era anche il primo brano messicano che ho inciso, “La Punalada Trapera”, e “I'm so Lonesome I Could Cry” di Hank Williams, registrata con Bill Frisell che ho dovuto inseguire fino a Londra perché i suoi impegni non gli consentivano di poter registrare negli USA. Lui è davvero una grande ispirazione per me, anche se non è un autore di canzoni.

In Italia hai ormai un buon seguito, tanto che il tuo disco nuovo è stato stampato anche in Italia dalla Appaloosa.
Sì, ne sono contentissima. Per la prima volta un mio disco viene non solo distribuito in Italia ma addirittura ha un'edizione italiana. L'Italia per noi è un paese magico, ci torniamo ora per la quarta volta; siamo stati fortunati perchè la prima volta che venimmo fummo ospiti al Premio Tenco, il che ci diede subito un minimo di esposizione nel circuito della canzone d'autore e fu davvero una splendida prima volta. Questa volta abbiamo sei o sette date, so che il disco sta avendo un buon airplay, quindi siamo davvero eccitati all'idea di tornare. Ho notato che con l'inglese c'è spesso una barriera linguistica quindi parlo in uno strano miscuglio di spagnolo e inglese condito con le poche parole in italiano che so, ma gli italiani sapranno essere comprensivi. Approfitto anche per scusarmi con il pubblico italiano da parte del mio Paese per aver eletto quel bel personaggio. Scherzi a parte, tutte le volte che siamo stati in Italia, l'abbiamo sempre finita esausti, ma con tante emozioni e belle storie da ricordare. Sarà così anche questa volta.




Carrie Rodriguez – Lola  (Appaloosa/IRD, 2016)
#CONSIGLIATOBLOGFOOLK

Il CD della cantautrice e polistrumentista di Austin è in realtà uscito lo scorso marzo, ma l’autunno lo vede ‘licenziato’ in Italia per la Appaloosa, realtà da sempre attenta alle proposte che coprono i generi che formano la cosiddetta Americana-.  Il disco “Lola”, intestato a Carrie Rodriguez e alla band che la accompagna, The Sacred Heart, è un ritorno alle radici messicane della cantante, figlia del compianto David Rodriguez, anche lui cantautore texano di gran pregio, e pronipote della diva della musica ranchera, Eva Garza. Il disco, bello, leggero e affascinante nella sua semplicità, è ispirato alla grande cantante messicana degli anni '40, Lola Beltràn (quella di “Cuccurrucucù Paloma” e “Perfidia”) ed è per la prima volta composta in gran parte da canzoni scritte in spagnolo, alcuni classici (“Frio en El Alma”, e la stessa “Perfidia”, cantata insieme al leader dei Mavericks, Raul Malo, “Que Manera de Perder”, “Noche de Ronda”) e altri di nuova composizione (“Caricias”) e altri ancora, dove inglese e spagnolo si alternano in un mélange sempre interessante e mai scontato (“La Ultima Vez”, “Llano Estacado”, dedicato al villaggio di origine dei genitori e la bellissima “I Dreamed I Saw Lola Beltran”, il cui ritornello è davvero contagioso («...Baila Baila, Bailando...»). I fan della Carrie Rodriguez prima maniera, quella che si muoveva fra country e rock’n’roll in “Seven Angels on a Bicycle”, avranno di che consolarsi con “Z” e “The West Side”, ambedue dedicate alla difficoltà di integrazione in una città che metteva il marchio su chiunque avesse un cognome ispanico, («il cognome Rodriguez è per i messicani quello che Smith è per gli anglofoni», ci dice nell'intervista).  Da segnalare anche il nuovo cameo del grande Bill Frisell nello strumentale “Si No Te Vas”; la Rodriguez è stata compagna del chitarrista di Baltimora nel tour “Bill Frisell and Friends” e già il chitarrista aveva suonato nel primo disco d'esordio di Carrie e duettato nel disco “Love and Circumstances” nella bellissima cover di Hank Williams “I'm so Lonesome I Could Cry”. Le sonorità del disco sono prevalentemente acustiche, e i musicisti sono tutti dei nomi ben conosciuti della musica country: il contrabbassista Viktor Krauss è da sempre side-man di Lyle Lovett, e da vent’anni collaboratore dello stesso Frisell, il batterista Brannen Temple è correntemente membro degli Animals di Eric Burdon e della band di Robben Ford, il chitarrista David Pulkingham, splendido cesellatore di atmosfere, è il chitarrista di quasi tutti i cantautori della scena americana contemporanea, da Alejandro Escovedo a Patty Griffin, mentre Luke Jacobs, incredibile virtuoso di lap e pedal steel, è il compagno di Carrie nella vita e negli spettacoli in duo. Ma è da sottolineare anche l'incredibile abilità di Carrie al violino (il suo assolo è il pezzo più applaudito ai concerti), con cui passa con destrezza dai fiddle-tunes di matrice bluegrass, a improvvisazioni jazz, al blues al pizzicato, e alla tenor-guitar, una chitarra a quattro corde, accordata come una mandola.


Gianluca Dessì

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