Tenores di Neoneli, polivocalità densa di contenuti e progettualità sociale

Dopo aver scritto in merito alla polivocalità di Orosei, rendiamo ora merito a Neoneli (OR), paese situato nel Barigadu. Ha poco più di settecento abitanti ed è noto soprattutto grazie all’opera musicale e culturale condotta dall’omonimo “tenore”, il quale ha iniziato la propria attività nel 1976, affrontando il primo concerto alla Biennale a seguito di un invito da parte dello scultore Pinuccio Sciola. Per il gruppo, sin dagli esordi, il canto “a tenore” è stato concepito come mezzo per comunicare messaggi sociali. Numerosi sono i temi affrontati nelle composizioni. Nel 2011, i tenores di Neoneli sono stati insigniti del titolo di “Cavalieri della Repubblica”. Negli anni, hanno collaborato con musicisti di rilievo e partecipato a numerose trasmissioni televisive. Hanno tenuto centinaia di concerti in ogni parte del mondo (di recente in Australia, Cina e America) divenendo, a nostro avviso, simbolo della “glocalità” sarda.

Dalla piazza ai palchi internazionali
Nell’ottocentesco “Dizionario geografico storico statistico del Regno di Sardegna” (Casalis) troviamo scritto che a Neoneli “… la pubblica ricreazione de’ giorni festivi è il ballo alla musica delle canne e delle voci”. La polifonia e la polivocalità erano di casa in questo paese e i principali ritmi adottati dal tenore sono “a sa seria”, “a boghe ’e notte”, “a gocius”, “a passu torrau”, “a ballu tundu”, “a passu ‘e trese”, “a ballu tzopu”, “ a muto”. Sono passati quarant’anni da quando, nel settembre del 1976, si è costituito il Coro a tenores Cultura Popolare di Neoneli, per iniziativa del professore Tonino Cau, al quale si deve la maggior parte dei testi del repertorio. 
Egli canta da basso ed è autore di diverse pubblicazioni, tra cui ricordiamo “Versos de cuncordia”, “Isteddos”, “Vite fuori”, Tenores di Neoneli (contos, cantos, incantos), “Boghes lontanas”, “D@e coro”, “Zuighes”. Dal 1977, fa parte del gruppo Nicola Loi, muratore poi assunto nella pubblica amministrazione e appassionato coltivatore della vite. Canta da “contra” ed è uno dei più quotati suonatori sardi di “trunfa” (scacciapensieri). E’ autore di alcuni testi poetici, tra cui “Unu cussizzu”, da cantare a “a sa seria”, rivolto ai giovani per mantenere un comportamento moderato alla guida dell’automobile quando alticci.  Ivo Marras è componente del tenore dal 1979. Ha studiato a Milano ed è docente di Educazione motoria. Canta da “mesu voche” e suona all’occasione “sa trunfa” e “ su triangolu”. Peppeloisu Piras è il più anziano del gruppo. Dal 1981 canta da “boghe” (intonatore, voce solista), utilizzando all’occasione “su pipiolu”. Più di recente, nel 2007, è entrato a far parte del gruppo Angelo Piras, sempre presente nelle trasferte estere. Da alcuni anni, i tenores di Neoneli stanno presentando lo spettacolo “Zuighes” (opera di Tonino Cau), nel quale in ottave di endecasillabi viene cantata la storia del Giudicato di Arborea. Una felice fusione tra poesia e musica, utilizzabile oltre che per fini spettacolari anche in ambito didattico. Cau e i tenores di Neoneli sono inoltre impegnati sul fronte interculturale, cui fa capo il consolidato progetto “Curride Zente” (Accorrete gente), confronto con stili musicali che sono stati riconosciuti “Patrimoni dell’umanità”, quali ad esempio il Fado, il canto Alentejiano e il Flamenco. Tale progetto è legato al “Festival Sete Sòis Sete Luas”, giunto alla XXIV edizione, grazie a un’iniziativa originariamente promossa da alcuni appassionati e dallo scrittore portoghese José Saramago. 
Il Festival coinvolge gruppi provenienti da oltre trenta comunità appartenenti a tredici Paesi (Brasile, Capo Verde, Croazia, Francia, Grecia, Israele, Italia, Marocco, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna e Tunisia). Tra le collaborazioni si menzionano i dischi nei quali ha cantato Elio, con il quale il Gruppo ha effettuato una lunga serie di concerti e di apparizioni televisive. Ha raccontato Ivo Marras che la conoscenza di Elio avvenne per caso, nel 1992, durante una rassegna musicale sassarese. Prima collaborazione nella canzone “Amazzonia”, poi in “Terra nostra”, del 1996, dove Elio ha cantato in sardo una versione rivisitata de “La terra dei cachi”. In “Barones”, del 2000, oltre a Elio hanno partecipato Ligabue, Baccini, Branduardi e Guccini. Il testo delle canzoni del cd è tratto dal componimento intitolato “S’Innu de su patriota sardu a sos feudatarios”, composto da Ignazio Mannu nel 1794. È questo uno dei testi di successo del tenore, soprattutto nella versione cantata “a sa lestra”. In “Dae Coro”, del 2003, Elio canta nelle composizioni “Sartiglia”,“Miniera”, “Nerone” e “Trallallera”. Un disco particolarmente interessante riguarda il progetto “Mbara Boom” (1996), nato grazie all’interesse di Paolo Vinaccia (percussionista italiano che vive a Oslo) e del suo trio (Töre Brunborg, Arild Andersen), i quali hanno reinterpretato diverse canzoni del tenore in chiave jazz. Il disco (prodotto e distribuito dalla Polygram) venne prevalentemente registrato dal vivo. 

Tenore, limba e contenuti sociali
Sono numerose le tematiche sviluppate dal tenore di Neoneli con testi e canzoni sarde. Durante l’intervista, sempre Marras ha evidenziato che i testi cantati dal tenore sono in massima parte originali. 
Cau ha sempre concepito il canto come impegno sociale, utilizzando il tenore come “mezzo di sensibilizzazione e di denuncia”. Diversi suoi componimenti sono dedicati alla valorizzazione dell’ambiente come, ad esempio, “Finas a cando?” (Fino a quando?), cantato sul ritmo della “pastorella”, in cui l’autore s’interroga circa il destino delle perle naturalistiche dell’Isola, affermando che “Finas a cando ap’a portae/ alidu in corpus po cantae/ cantigos de custa genia/ ap’ cantae cun sa oghe mia” (fino a quando avrò alito in corpo per cantare canti come questo, canterò con la mia voce). Altro testo riferito alla natura è “Su ballu ’e su fogu” (eseguito “a ballu cantau”, con accompagnamento di trunfa, launeddas, triangolo e organetto) in cui l’Autore, dopo aver costatato i danni all’ambiente, si scaglia contro i piromani che hanno ignobilmente devastato l’Isola con il fuoco (traduzione libera: - … li dovrebbero condannare a bruciare lentamente sopra i carboni ardenti, fino a spegnerli, in modo che possano provare quel bel gioco ed in modo che nel fuoco abbandonino la piromania. I monti del mio paese li hanno bruciati, lasciando soltanto i carboni ardenti…). Un must del tenore di Neoneli (oltre all’Inno sopra citato) è la cosiddetta “Serenata trista”, cantata “a sa seria” e a “passu torrau” che apre con la seguente quartina: - Como ti canto cun custu tenore/ una cantone bella e attonada/ cust’istrumentu antigu, de valore/ faghet su ballu cun sa serenata (Adesso ti canto con questo tenore, una canzone bella e intonata, questo antico e valoroso strumento può fare sia il ballo che la serenata). Altri testi sono dedicati alla terza età, come nel caso di “Ziu meu”, cantato a “passu ’e trese”, nel quale si evidenzia il tema della solitudine dopo una vita di duro lavoro. 
In “A Gavinu” (amico di Cau costretto sulla sedia a rotelle) viene toccato il tema della disabilità. Non mancano poi i testi d’amore, come nel caso di “Amore lontanu”, eseguito sul ritmo di un “gocius” della Settimana santa. In “A ballu a ballu” (a ritmo di “ballu tzopu”), Cau ha scritto versi dialettali nominando i componenti del Gruppo:- “Il ballerino ballando abbandona il malumore, la ballerina ha voglia di divertirsi ballando. Peppeloisu, il solista, canta a ballo insieme al coro; avendo in bocca soltanto sa trunfa, Ivo e Nicola suonano a ballo, e qualche canzone a ballo talvolta la canta tonino Cau (traduzione libera) ”. Canti originali sociali e civili, ma anche alcuni canti tradizionali fanno parte del repertorio di Neoneli, come l’Ave Maria Sarda, “Deus ti salvet Maria” (valorizzata negli anni Settanta da Maria Carta e da diversi cori d’ispirazione popolare), “Nanneddu meu” (su testo di Peppino Mereu, di Tonara), Anninnia (ninna nanna) e “sos Mutos”, componimenti tipici sardi, negli anni Settanta ben analizzati strutturalmente da Alberto Cirese. 

Neoneli in festa
Il 2 ottobre a Neoneli è prevista una grande festa per il quarantennale dei tenores. Al momento devono esser definiti gli ultimi dettagli, ma saranno invitati anche cantanti di rilievo nazionale. Marras ha spiegato che la festa sarà inserita all’interno della “Sagra de sa Fregula”, che dura alcuni giorni coinvolgendo anche diversi artigiani regionali.  La musica, la poesia e il ballo saranno centro della festa. In questo contesto, è impensabile cercare di essere esaustivi sulla produzione del tenore di Neoneli, essendo varia è articolata. 
Tuttavia riteniamo opportuno riportare alcune riflessioni generali. Nel panorama della musica sarda, tale tenore si è sempre distinto per la progettualità, grazie alla quale è stato capace di evidenziare la valorizzazione degli stilemi etnofonici sardi, in funzione di un pensiero carico di contenuti secondo le tematiche trattate. Un modo originale per dare rilievo alla conoscenza attraverso testi poetici in lingua: un modo operativo che ha potenzialmente infinite e rinnovate possibilità di applicazione. Da questo punto di vista (e con le dovute distinzioni), il tenore di Neoneli appare come il più attento continuatore di una metodologia portata avanti negli anni Sessanta e Settanta soprattutto dai cantori di Orgosolo, guidati dal poeta Peppino Marotto, del quale a suo tempo si sono occupati etnomusicologi di rilievo quali Diego Carpitella e Roberto Leydi. Marotto (deceduto tragicamente) è stato per decenni grande amico di Tonino Cau, il quale in diverse interviste ha mostrato riconoscenza nei suoi confronti. Numerose, peraltro, sono state le collaborazioni tra il poeta-cantore orgolese e i tenores di Neoneli. In Sardegna sono noti altri gruppi sardi tradizionali che hanno saputo cogliere l’occasione per far conoscere diffusamente la propria cultura all’estero, quali il tenore di Bitti Remunnu ‘è Locu e il Cuncordu de Orosei. Tuttavia l’approccio seguito da Tonino Cau si contraddistingue per aver saputo dare contestualmente valore alla storia e alla realtà contemporanea sarda attraverso il canto e le produzioni discografiche e poetiche, riferendosi a vari campi del sapere, proponendo una personale e coerente rappresentazione della realtà, favorendo legami con il vasto mondo delle impressioni sensibili, tenendo conto delle esigenze spettacolari che la modernità impone. 
In tale contesto trovano collocazione i diversi collaboratori che, negli anni, si sono susseguiti sul palco a fianco dei tenores, quali ad esempio i suonatori Luigi Lai e Orlando Maxia (polistrumentista).  Da qualche tempo, Cau è al lavoro per scrivere in versi la vita di Antonio Gramsci e di Emilio Lussu (intellettuali ponte tra la storia italiana e quella sarda), da pubblicare verosimilmente il prossimo anno. Cogliendo l’occasione dell’imminente ricorrenza, desideriamo elogiare l’operato dei tenores e la loro (rara) capacità di saper mantenere solidi i rapporti umani a distanza di decenni. Idealmente ci uniamo a quanti festeggeranno in loco il quarantennale, augurando ai cantori di raggiungere sempre più fecondi risultati all’insegna della tradizione e della contemporaneità, nel segno della cultura sarda e della “glocalità”.


Paolo Mercurio

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