Raffinato polistrumentista, compositore ed arrangiatore, Guy Mendilow sin dall’infanzia vissuta a Gerusalemme è stato sempre attratto ed affascinato dal corpus tradizionale ladino degli ebrei sefarditi fuggiti dalla Spagna nel 1492 per rifugiarsi lungo le coste del Mediterraneo, dai Balcani alla Grecia, dal Nord Africa fino alla Turchia. Sopravvissuti anche allo sterminio della Shoà perpetrato dai Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, questi canti e le fascinose storie in essi racchiuse sono giunte a Mendilow attraverso i vecchi dischi di famiglia, ascoltati da piccolo per ore con passione, e diventi in seguito la base di partenza della sua ricerca musicale. Anno dopo anno, il raggio delle sue esplorazioni si è andato via via allargando, ed è passato attraverso un periodo trascorso in Messico e le consultazioni dell’Archivio Nazionale di Israele con parte del materiale custodito che è stato messo online su internet, fino a sfociare nella creazione del Guy Mendilow Ensemble, formazione multietnica che lo vede affiancato dalla cantante argentina Sofia Tosello, dal palestinese Tareq Rantisi (pecussioni), dagli americani Andy Bergman (woodinds, Jaw Harps e Mbiras) e Chris Baum (violino), e dal giapponese Tomoko Omura (violino). Insieme a questo straordinario gruppo di strumentisti formatisi tra la Berklee School of Music e il New England Conservatory, Mendilow ha ridato linfa vitale alla tradizione musicale ladino sefardita, rileggendola mettendo da parte la ricerca di una pretestuosa autenticità o purezza ma piuttosto facendola dialogare con altre sonorità spaziando dagli echi delle fanfare balcaniche al fado portoghese, dal flamenco al folk americano. A partire dal 2001 il gruppo ha dato alle stampe cinque dischi e quest’anno, per promuovere il loro nuovo spettacolo “Tales From The Forgotten Kingdom” ha dato alle stampe il disco omonimo, che raccoglie una selezione di brani tratti dai due dischi dal vivo più recenti, Live at Red House Arts Center del 2013 e Live at Shalin Liu Performance Center del 2012, aggiungendovi un brano inedito. Il risultato è un disco che documenta in modo sorprendente il fascino dei loro concerti, durante i quali mettono in scena un vero e proprio recital dai tratti cinematografici e caratterizzato da un intreccio narrativo nel quale si rincorrono le storie di una regina che fugge con il proprio schiavo, spose che abbandonano il proprio marito per unirsi ad un gruppo di marinai, ed avventure avvincenti che non sfigurerebbero in un episodio di “Games Of Throne”. Durante l’ascolto si passa dai suoni speziati di ballate narrative come l’iniziale “Esta Montana D’Enfrente” ed “Hermanas, Reina Y Cautiva” a cavalcate strumentali come “Cocek” che con i suoi sette minuti ci porta dai Balcani alla Turchia fino al Nord Africa, fino a toccare spaccati densi di lirismo come nel caso del dialogo a due voci di “Una Noche al Borde de la Mar” e “Por Que Llorax Blanca Nina?”. Il viaggio sonoro e narrativo di Mendilow diventa ancor più fascinoso negli intrecci tra la tradizione serfardita e le sonorità del Medio Oriente come nel caso di “Mancevo del Dor” e “A La Nana/Levantose El Conde Nino” o delle sinuose divagazione nel flamenco de “La Sirena” e “Morenica”. “O Mis Hermanos” e quel gioiellino che è “Ya Saliò De La Mar” completano un disco pregevole che ci offre la possibilità di scoprire tutto il fascino dei concerti del Guy Mendilow Ensemble, con la speranza di poterli vedere dal vivo presto anche in Europa.
Salvatore Esposito