"Distichos", l'esordio della cantante di origine ellenica Marina Mulopulos è, prima di ogni altra cosa, un disco pan-mediterraneo dove le suggestioni sonore della lingua greca, ma anche alcune atmosfere che rimandano al fado e alla canzone napoletana, unite a stimoli più moderni e “sintetici”, fanno di questo lavoro un prodotto raro, raffinato e prezioso, fatto inconsueto nella discografia etno/world/folk di questo periodo. Il disco, fatto da sottolineare, è prodotto in Italia, precisamente dalla Marocco Music, etichetta napoletana che ha prodotto negli anni alcuni capolavori della world music nostrana, fra cui “Guerra” di Peppe Barra e il celebrato “Amargura” di Elena Ledda. Gli arrangiamenti sono di Paolo Del Vecchio, chitarrista e bouzoukista di valore assoluto (il suono dello strumento costituisce, oltre alla lingua e all'uso di tempi asimmetrici, il richiamo forte alla musica Greca), già con Peppe Barra e Lino Cannavacciuolo; arrangiamenti che sembrano cuciti alla perfezione attorno alla voce interessante e originale della Mulopulos. Pochissimi assoli strumentali (ma c'è una bellissima introduzione strumentale con il bouzouki in “Demetra”), ma agli strumentisti sono sempre affidati parti di grande effetto e di grande eleganza. Proprio l'eleganza sempre essere la cifra più caratteristica del lavoro e giustamente al titolare degli arrangiamenti, produttore artistico e co-autore dei brani, è cointestato il CD che risulta a nome di “Marina Mulopoulos feat. Paolo Del Vecchio”. Poi, la voce della Mulopulos, sempre intensa, a volte forte e cristallina, altre sofferta e graffiante, sempre intonata, spesso ricca di inflessioni melismatiche, è la protagonista assoluta del disco; Marina, già vocalist con Almamegretta dal 2006 al 2008, offre una performance di grande livello, sia nelle tracce più d'ascolto che nei brani più ritmici, sempre ben assecondata dai musicisti e da un raffinatissimo uso dell'elettronica che, una volta tanto, corrobora il suono degli strumenti acustici, piuttosto che soffocarlo. Altro particolare del disco sono i suoni, il missaggio e la qualità sonora sono sempre eccellenti, aspetto spesso trascurato nelle produzioni nostrane, il disco ascoltato in cuffia è uno spettacolo ! Il disco offre un caleidoscopio di colori e di ambientazioni sonore differenti, ma sempre basate su un nucleo squisitamente acustico, dalla dolcissima "Voithisème", che apre il disco, alle aperture dub e rock della title-track "Distichos", all'electro-trance di "Elpìzo" (con diplofonie e voci gutturali in bella mostra), al tempo tronco di "Charùmenos", alla dolcissima "Iatì", con cui Marina ha vinto il Premio della Critica al recente premio Andrea Parodi, alla commistione di musica gitana e rock di "Allaghì", alla struggente, ma meravigliosamente pop, con tanto di archi, “Cheròs”, all'omaggio alla grande cantante Xaris Alexiou con un riadattamento della celebre “Maghissa”, con la voce dell'ospite Marzouk Mejri, cantante e percussionista tunisino.
Forse un tantino più debole, perchè non in linea con il resto della proposta, pare la rispettosa cover di “Coglia la mia Rosa d'Amore” di Rino Gaetano che chiude il CD.
In definitiva, un gran bel disco, un disco in lingua greca, prodotto in Italia, assolutamente moderno per concezione e sonorità, ma dove il suono acustico degli strumenti ha un' importanza fondamentale, che ha tutte le carte per poter ambire ad un mercato world music internazionale. Una voce che, sia sull'aspetto tecnico che delle capacità interpretative, nulla ha da invidiare a molte celebrate interpreti di area mediterranea venute fuori negli ultimi anni.
Gianluca Dessì
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