Particolarmente fortunanta ci è sembrata la scelta di dare voce anche al fermento artistico casertano intrattenendo, nel cortile principale, il pubblico in attesa dei concerti serali con lo spettacolo coreutico “C’è” (31 Agosto), i live act della irish folk band Ar Meitheal (1 settembre) e de I Meleizappa (1 settembre), e il recital teatrale “Rosso Vanvitelliano” (3 settembre). Ad aprire la serie delle sette serata nel cortile dei Serici, è stato il concerto del 31 agosto di Edoardo Bennato che, accompagnato da Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli (chitarre), Patrix Duenas (basso), Raffaele Lopez (tastiere) e Roberto Petrone (batteria), ha riletto alcuni classici del suo repertorio nonché regalato alcune succulente anticipazioni dal nuovo album in uscita “Pronti a salpare”. Il giorno successivo, spazio alla musica classica con il concerto del violinista Uto Ughi accompagnato al pianoforte dal maestro Marco Grisanti, mentre il 1 Settembre il palco e gli applausi sono stati tutti per Bob Geldof che ha riproposto i classici dei Boomtown Rats da “I Don’t Like Monday” a “The Great Song Of Indifference”, al fianco di alcuni brani del repertorio solista, accompagnato da una band stellare composta dal vecchio bandmate Pete Brinquette al basso, John Turnbull alla chitarra e Jim Russell alla batteria. Il 2 settembre è stata la volta di Giovanni Lindo Ferretti, il quale affiancato da Ezio Bonicelli (violino e chitarra acustica) e Luca A. Rossi (basso, chitarra elettrica, e live elettronics) ha presentato al pubblico casertano il concerto “A Cuor Contento” con un repertorio che ha affiancato ai brani storici di CCCP e C.S.I., le canzoni della produzione come solista.
Ben lungi dal farsi scalfire in alcun modo dalle polemiche sulle sue posizioni politiche e religiose, Ferretti ha proposto una performance serrata ed intensa, nel quale è apparso in grande forma dal punto di vista vocale, in grado di districarsi con grande abilità attraverso le trame elettriche costruite dall’elettronica e dai due strumentisti al suo fianco. Se i brani del repertorio solista tratti dal recente “Saga. Il Canto dei Canti” come l’inziale “Pons Tremolans”, “Maritima Loca”, e “Canto Eroico” affascinano con la loro forza affabulatrice, le riletture dei brani di CCCP come “Amandoti”, “Tu Menti”, “Oh Battagliero!” ed “Annarella si caratterizzano per i nuovi arrangiamenti sospesi tra divagazioni elettriche e pulsioni elettroniche. Tra le perle della serata vanno citate senza dubbio le belle versioni di “And The Radio Plays”, e le intensissime “Cupe Vampe” e “Del Mondo” e “Depressione Capisca”, queste ultime dai gloriosi giorni con i C.S.I.. A chiudere il concerto, tra gli applausi di una platea foltissima sono i bis “Irata”, “Ombra Brada”, “Emilia Paranoica” e “Spara Jurij”, quest’ultima in una versione punk-rock serratissima. Il 3 settembre è andato in scena, in anteprima nazionale, lo spettacolo “Bestemmia D’Amore” che ha visto protagonisti Enzo Avitabile e l’attore Pippo Delbono, i quali accompagnati da Gianluigi Di Fenza alla chitarra napoletana e Carlo Avitabile alle percussioni, hanno portato in scena una sorta di oratorio lirico, un teatro canzone civile, sullo lo stupore e lo scandalo dell’amore ferito, affogato, ucciso e rinato.
Ora sfiorandosi, ora rincorrendosi, ora ancora intrecciandosi nel canto le voci dell’artista campano e dell’attore astigiano, hanno dato luce al dolore, mescolando brani come “Bestemmia d’amore”, “A nomm e’ Dio”, “Don Salvatò” e “Tutt’ egual song’ e’ criature” con testi di autori come Juan de La Cruz, Pasolini, Rimbaud. La presenza istrionica e travolgente di Delbono si è, così, affiancata alla musica di Avitabile, il quale ha regalato momenti di grande intensità nel rileggere in versione acustica brani come “A’ Peste”, “Rape cà t’è utèle”, “Canta Palestina”, ma soprattutto “Faccia Gialla” e l’inedito “Attravers l’acqua”, scritto per i migranti che hanno trovato la morte nel canale di Sicilia. Durante i rituali bis con i classici “Mane e Mane” e “Soul Express”, eseguite con l’ausilio di una base preregistrata, Enzo Avitabile ha omaggiato Pino Daniele con una toccante versione di “Terra Mia”, cantata a luci spente, con tutto il pubblico ad accompagnarlo ai cori. Al Leuciana Festival non è mancato anche il jazz, arrivato puntuale il 4 settembre con il reading-concerto di Pietro Condorelli. Affiancato dal suo quartetto composto da Domenico Santaniello al contrabbasso, Claudio Borrelli alla batteria, Francesca Masciandaro al flauto e dalla vocalist Simona Boo, il chitarrista casertano ha portato in scena un concerto che spazia attraverso tematiche differenti in un continuum spazio-temporale che parte dalla cultura e dalla musica degli anni Settanta per toccare composizioni originali.
La chiusura della kermesse, è stata affidata ad un altro casertano doc, Fausto Mesolella, il quale ha proposto dal vivo il suo nuovo progetto artistico “CantoStefano” nel quale ha dato vita musicale ai testi poetici di Stefano Benni. Il concerto di chiusura è stata non solo l’occasione per apprezzare dal vivo le ottime doti vocali del chitarrista degli Avion Travel perfettamente a suo agio nelle vesti di dicitor cantante, ma anche per dare lustro ad una generazione di musicisti casertani che hanno lo hanno accompagnato sul palco, partendo dal bandmate Mimì Ciaramella, agli eccellenti Ferdinando Ghidelli alla pedal steel e Almerigo Pota ai fiati, fino a toccare le voci di Nunzia Carozza e Cristina Zitello e gli ospiti Agostino Santoro e Peppe D’Argenzio al sax. L’edizione 2015 del Leuciana Festival è stata, dunque, un doppio successo non solo per la scelta del format che ha affiancato ai concerti una programmazione di grande spessore culturale, ma anche per le oltre dodicimila presenza che hanno affollato il Belvedere Reale di San Leucio. Un sentiero da percorrere è, insomma, strato tracciato per il futuro e la speranza è quella vedere questo festival crescere ancora in questa direzione.
Salvatore Esposito
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