Bobby Long è un cantautore inglese di talento con alle spalle una lunga e serrata gavetta, fatta di autoproduzioni e concerti in tutta Europa, a coronamento della quale qualche anno fa si è segnalato al grande pubblico per la partecipazione alla colonna sonora di “Twilight” e l’ottimo “Wishbone”, pubblicato con la ATO negli States. A due anni di distanza da quest’ultimo, lo ritroviamo con “Ode To Thinking”, terzo disco in carriera frutto di una fortunata campagna di fundrising su Pledgemusic, e nel quale ha raccolto undici brani incisi ad Austin con la produzione di Mark Hallman. Rispetto ai precedenti lavori, il cantautore di Manchester dimostra ampiamente di aver raggiunto la sua piena maturità artistica, proponendo un songwriting di grande spessore poetico, avvolto da sonorità che mescolano pop e rock, sapientemente costruite attraverso tessiture melodiche acustiche. Ad aprire il disco è la splendida title-track, tutta giocata su un arpeggio che rimanda al Bob Dylan degli anni Sessanta, a cui seguono la dolce ballad “Cold Hearted Lover Of Mine e l’orecchiabile divagazione pop-rock con l’elettroacustica “I'm Not Going Out Tonight”, vicina alle atmosfere dei Wallflowers. Se l’elegante country-soul di “Treat Me Like a Stranger” ed il blues di “Kill Someone” dimostrano come Bobby Long si riesca a destreggiare attraverso la tradizione americana con grande abilità, le ballad “Something Blue, Something Borrowed” e “Hideaway” rivelano il lato più poetico del suo songwriting. Il vertice del disco arriva però verso il finale con lo splendido crescendo denso di lirismo di “The Dark Won’t Get Darker”, le gustose “The Songs The Kids Sing” e “1985”. Il folk intimista di “That Little Place” chiude un ottimo
disco che rappresenterà certamente uno snodo importante per la carriera di Bobby Long, artista ormai pronto per il grande salto verso il successo.
Salvatore Esposito
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