Mauro Ermanno Giovanardi - Il Mio Stile (Incipit Records/Egea Music, 2015)

Dal punk e la new wave dei Carnival of Fools alla canzone d’autore colorata di elettronica dei La Crus, fino alle più recenti esperienze come solista, Mauro Ermanno Giovanardi non ha mai nascosto il suo amore per la musica degl’anni Sessanta. Dai crooner al beat, dalla canzone d’autore alle colonne sonore, tutto ciò ha dato vita ad un approccio stilistico diventato man mano sempre più personale ed originale, in un fenomeno di osmosi quasi unica con le sue radici musicali ben piantate negli anni Ottanta. A due anni di distanza da quel gioiellino che era “Maledetto colui che è solo” inciso con Sinfonico Honolulu, lo ritroviamo con un nuovo album di inediti “Il Mio Stile”, disco nel quale ha raccolto undici brani che, nel loro insieme, proseguono con decisione il cammino controcorrente dei dischi precedenti, caratterizzati dalla curiosità nell’esplorare sentieri poco noti della canzone d’autore italiana, ma anche da un personale approccio poetico ai testi, intrisi di intimismo e profonde riflessioni personali, a cui giova anche la presenza, come co-autori, di Beppe Anastasi, Cheope Rapetti Mogol, Niccolò Agliardi e Gianmaria Testa. Dal punto di vista prettamente musicale, a caratterizzare il sound è senza dubbio il prezioso ed elegante apporto della sezione di fiati, arrangiata da Fabio Gurian e composta da Max Zanotti (trombone), Davide Ghidoni (tromba), Gabriele Bolognesi (sax), a cui si aggiungono Marco Carusino (basso e chitarra elettrica) e Matteo Curallo (pianoforte), nonché le voci soliste di Sherrita Duran e Barbara Cavaleri (voce solista). A fare il resto è la vocalità profonda da crooner di Mauro Ermanno Giovanardi che si inserisce perfettamente nel quadro sonoro di ogni brano, a partire dall’iniziale “Sono come mi vedi”, una sorta di manifesto programmatico che funge da perfetta introduzione per l’intenso gospel di “Se c'è un Dio”. L’atmosfera si fa ancor più intimista con la scarna ma allo stesso tempo profondissima “Tre Volte”, per aprirsi poi alle sonorità rock’n’roll di “Su Una Lama”. Il vertice del disco arriva con la straordinaria rilettura de “Il mio stile” di Leo Ferré, brano che dà il titolo al disco, e qui riletta in una sorta di spoken word caratterizzato da una straordinaria tessitura melodica. Se a riportarci in dietro nel tempo è “Aspetta un attimo” che sembra arrivare dritto da un disco degli anni Sessanta, la successiva “Quando suono”, primo singolo estratto dell'album, è invece un invito accorato alla vita e a farci beffe di chi cerca di impedirci di viverla. Le sonorità neowestern della trascinante “Più Notte di Così” ci conducono verso il finale con “Nel centro di Milano”, una suggestiva istantanea di un giorno di pioggia nel capoluogo lombardo con il traffico e i lampioni che illuminano i marciapiedi, e “Come esistere anch’io” che evoca certe atmosfere sonore tipiche di Studio Uno. Chiude il disco la poesia di “Anche senza parlare” firmata da Gianmaria Testa, che sugella il lavoro forse più maturo e compiuto di tutta l’esperienza artistica di Mauro Ermanno Giovanardi. 


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia