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Ci siamo già occupati dei ciprioti Monsieur Doumani in occasione del loro debutto di lunga durata “Grippy Grappa” (prima c’era stato un EP di otto brani tradizionali), un album che ha ottenuto lusinghieri riscontri sia in patria che nel resto d’Europa, a tal punto che i Monsieur Doumani hanno ricevuto la nomination come “migliore band esordiente” del 2014 negli awards dell’autorevole periodo britannico “Songlines”. Il trio di Nicosia è composto da Antonis Antoniou (tzouras, voce, “manipolazione elettroacustica”), Angelos Ionas (chitarra, voce) e Demetris Yiasemides (flauto, trombone, voce). Anche se ciascun strumentista possiede un differente background musicale, tutti e tre sono stati influenzati dalla musica popolare cipriota. Come dicono loro stessi, si concentrano sulla rivisitazione delle canzoni tradizionali cipriote, cui aggiungono il loro colore e la loro sensibilità. I MD compongono anche canzoni in dialetto cipriota, si ispirano alla società isolana contemporanea, prendendo di mira questioni brucianti come la recente crisi finanziaria che ha colpito Cipro e la corruzione del sistema politico locale. Pur provenendo da una formazione musicale improntata a percorsi musicali popular, i tre non hanno mai trascurato la bellezza e l’unicità delle melodie tradizionali della loro terra. È questa la singolarità di Monsieur Doumani, che arricchiscono i canti tradizionali con arrangiamenti e ritmi nuovi, con un approccio fresco ed ardito, riuscendo a creare uno stile molto personale. Il loro secondo album s’intitola “Sikoses” (che significa '”Hai alzato” in greco, ma in dialetto cipriota corrisponde all’ultimo giorno di consumo di carne prima del periodo di Quaresima).
La metafora scelta da Monsieur Doumani evoca il passaggio dagli eccessi del passato alla continenza e la meditazione del presente. Quello carnevalesco è un tempo di mascherate, ma nelle canzoni dei Doumani, le maschere cadono, rivelando il vero volto ipocrita della società cipriota. La copertina di “Sikoses” è un montaggio di una vecchia foto scattata all’incirca negli anni ’30 del secolo scorso nel villaggio di Dali in cui tra gli abitanti compaiono anche Antonis, Angelos e Demetris. Costituito da tredici tracce, di cui dieci nuove composizioni ispirate alla tradizione locale, che nella cifra espressiva del trio diventano una riflessione sulla società contemporanea cipriota, e tre arrangiamenti di brani tradizionali. Nonostante il successo del loro debutto, i Monsieur Doumani hanno scelto di non seguire un sentiero protetto, ma sfidando se stessi, si avventurano in campi inesplorati, lavorando sulle voci, sulla sperimentazione di suoni elettronici e introducendo elementi provenienti da diversi stili musicali. «Ad essere onesti, non ci aspettavamo tanto successo con il primo disco. – sostiene Antonis Antoniou – Durante la registrazione avevamo la sensazione di star facendo qualcosa di bello, per il buon umore che ci circondava e per la volontà di produrre qualcosa di buono. Dopo aver visto la reazione molto positiva del pubblico a Cipro, abbiamo avuto la segreta speranza che l’album potesse avere spazio nel panorama musicale internazionale. Le tante recensioni positive e gli inviti a partecipare a festival internazionali sono state anche per noi piacevoli sorprese.
Tutto ciò ci ha sicuramente riempito di fiducia e soddisfazione per quello che facciamo e ci ha spinti a continuare a creare. Non abbiamo sentito tanti commenti negativi o critiche del tutto negative, sebbene qualsiasi critica costruttiva sia naturalmente benvenuta». Con pubblico e stampa uniti nella favorevole accoglienza del primo album, il 2014 è stato un anno on the road per i Monsieur Doumani, ben inseriti nel circuito delle musiche del mondo. Continua Antonis: «Sì, la scorsa estate abbiamo avuto la fortuna di partecipare ad alcuni festival molto importanti come WOMAD nel Regno Unito, il Sommarschen in Svezia e il Telemarkfestivalen in Norvegia. Abbiamo creato amicizie con molte persone e siamo stati in grado di vedere dal vivo artisti molto importanti». Un inatteso successo che ha sollevato le aspettative del gruppo. «La corretta gestione di un successo non è sempre facile. C'è una dose di ansia a proposito delle reazioni del pubblico al nostro nuovo lavoro. Il secondo disco presenta molte differenze rispetto al primo, dato che la maggior parte dei pezzi sono nostre composizioni. Ci sono anche cambiamenti nel suono della band. Tuttavia siamo tutti i tre ben consapevoli di ciò che facciamo e di che effetto vogliamo suscitare». I testi entrano nelle questioni sociali e politiche del Paese, pur conservando sempre quell’ironia, che è evidentemente una delle principali caratteristiche della band.
Ciò, in combinazione con la loro popolarità, rende il gruppo una voce e vitale nell’isola, attiva contro la corruzione, l’ingiustizia sociale, la discriminazione di classe e il razzismo. Continua Antonios: «La maggior parte dei pezzi sono nostre composizioni influenzate dalla situazione socio-politica di Cipro, ma, musicalmente, abbiamo inserito riferimenti provenienti da altre regioni del mondo, come l’Italia meridionale, la Scandinavia, i Balcani e l’Africa occidentale. Quello che volevamo fare era di andare un passo avanti e nonostante il successo del primo album, non volevamo seguire la stessa ricetta». Della scena musicale di Cipro non si conosce molto, come la giudicano i Mounsier Doumani dal loro punto di osservazione? «Negli ultimi anni vengono alla ribalta sempre più band, che propongono interessanti produzioni discografiche. Alcuni gruppi scrivono e presentano proprio materiale, il che è significativo in una scena musicale dove la maggior parte dei gruppi sono tribute band». Quali le aspettative dei Monsieur Doumani? «Come priorità c’è la promozione dal vivo del disco a Cipro, ma in programma abbiamo un tour in Gran Bretagna a inizio giugno, dove presenteremo il nostro nuovo materiale in occasione di importanti festival come i Songlines Encounters Festival di Londra e il Wychwood Festival di Cheltenham. Non abbiamo alcun sogno specifico o grandi ambizioni. Quello che vorremo in questo momento è vedere il nostro secondo album andare bene e il mondo che lo “abbraccia”, come è accaduto con il primo disco».
La vispa combinazione di liuto, chitarra e trombone apre “Gong”. I cambi di passo dominano in “Ο Chliaros”, una canzone che ironizza su chi a parole è pieno di sé, ma incapace di realizzare qualcosa di serio, solo di prendersela con gli altri, mentre l’incontro tra acustica ed elettronica prevale in “I valitsa” (“La valigia”), mettendo in scena tutto ardore inventivo della band. La pregevole “Sikoses” è la rielaborazione di una vigorosa melodia popolare con armonie vocali in tre parti, in cui il trio inserisce trombone e frasi taglienti di tzouras. I testi mordaci parlano di “sicofanti e zombie che complottano per tutta la giornata e bevono sangue caldo dal tramonto all'alba “. Dalle atmosfere folk-prog anni ’70 che trapelano negli svolazzi di flauto in “To raftin” (più o meno significa “Un pestaggio”, nel senso di qualcosa o qualcuno percosso con un bastone. «Ognuno di noi fa le cose per evitare di vedere la verità e andare in profondità, ma la verità ci insegue sempre e ci colpisce. Non saremo mai in grado di fuggirla. Quindi, meglio cambiare stile di vita e vivere in modo più reale», spiega Antoniou), si passa a “Etsi thelei to kattin” (“Ecco cosa vuole il gattino”, che è un’espressione cipriota che significa più o meno: “Così vanno le cose”, ed è comunemente usata per indicare la futilità nel cercare di rispondere a ciò che non sembra avere alcun significato), un’altra canzone satirica, con liriche di Marios Epaminondas, un commento alle discriminazioni sociali nell’isola.
Negli oltre sette minuti della canzone tradizionale “I Mavrommata” (“Fanciulla dagli occhi neri”) si avverte tutto l’appeal e la potenza d’insieme del trio nell’amalgama tra l’incipit corale, lo tzouras slide di Antonis, i fascinosi fraseggi di flauto di Demetris e il canto accorato di Angelos. Non mancano le sferzate neppure in “Tous frenimous kriniskoun oi pelloi” (“Giudizio dissonante”), componimento del celebre poeta cipriota Dimitris Liperti (1866-1937). Seguono i richiami balcanici di “Oi popaies” (il riferimento del titolo è a “Popeye the Sailor Man”, l’eroe dei cartoon), una canzone anti-razzista che prende in giro destrorsi e fascisti che si allenano nelle palestre e organizzano bande che picchiano i migranti. Arriva, poi, l’unico strumentale, “Mandra”, una danza tradizionale arrangiata magnificamente. Si cambia completamente ambientazione sonora nella mutante “To vyzin to palazin”, firmata dall’ospite Symi Soukiouroglou, che ne è anche voce principale. Ha un sapore mediorientale la delicata “Ora kali”, laddove il finale è per la bonus track minimalista, “Mitsikourin”, interpretata dalla partner di Antoniou, la cantante Efthymia Alphas. Bentornati. www.monsieurdoumani.com
La metafora scelta da Monsieur Doumani evoca il passaggio dagli eccessi del passato alla continenza e la meditazione del presente. Quello carnevalesco è un tempo di mascherate, ma nelle canzoni dei Doumani, le maschere cadono, rivelando il vero volto ipocrita della società cipriota. La copertina di “Sikoses” è un montaggio di una vecchia foto scattata all’incirca negli anni ’30 del secolo scorso nel villaggio di Dali in cui tra gli abitanti compaiono anche Antonis, Angelos e Demetris. Costituito da tredici tracce, di cui dieci nuove composizioni ispirate alla tradizione locale, che nella cifra espressiva del trio diventano una riflessione sulla società contemporanea cipriota, e tre arrangiamenti di brani tradizionali. Nonostante il successo del loro debutto, i Monsieur Doumani hanno scelto di non seguire un sentiero protetto, ma sfidando se stessi, si avventurano in campi inesplorati, lavorando sulle voci, sulla sperimentazione di suoni elettronici e introducendo elementi provenienti da diversi stili musicali. «Ad essere onesti, non ci aspettavamo tanto successo con il primo disco. – sostiene Antonis Antoniou – Durante la registrazione avevamo la sensazione di star facendo qualcosa di bello, per il buon umore che ci circondava e per la volontà di produrre qualcosa di buono. Dopo aver visto la reazione molto positiva del pubblico a Cipro, abbiamo avuto la segreta speranza che l’album potesse avere spazio nel panorama musicale internazionale. Le tante recensioni positive e gli inviti a partecipare a festival internazionali sono state anche per noi piacevoli sorprese.
Tutto ciò ci ha sicuramente riempito di fiducia e soddisfazione per quello che facciamo e ci ha spinti a continuare a creare. Non abbiamo sentito tanti commenti negativi o critiche del tutto negative, sebbene qualsiasi critica costruttiva sia naturalmente benvenuta». Con pubblico e stampa uniti nella favorevole accoglienza del primo album, il 2014 è stato un anno on the road per i Monsieur Doumani, ben inseriti nel circuito delle musiche del mondo. Continua Antonis: «Sì, la scorsa estate abbiamo avuto la fortuna di partecipare ad alcuni festival molto importanti come WOMAD nel Regno Unito, il Sommarschen in Svezia e il Telemarkfestivalen in Norvegia. Abbiamo creato amicizie con molte persone e siamo stati in grado di vedere dal vivo artisti molto importanti». Un inatteso successo che ha sollevato le aspettative del gruppo. «La corretta gestione di un successo non è sempre facile. C'è una dose di ansia a proposito delle reazioni del pubblico al nostro nuovo lavoro. Il secondo disco presenta molte differenze rispetto al primo, dato che la maggior parte dei pezzi sono nostre composizioni. Ci sono anche cambiamenti nel suono della band. Tuttavia siamo tutti i tre ben consapevoli di ciò che facciamo e di che effetto vogliamo suscitare». I testi entrano nelle questioni sociali e politiche del Paese, pur conservando sempre quell’ironia, che è evidentemente una delle principali caratteristiche della band.
Ciò, in combinazione con la loro popolarità, rende il gruppo una voce e vitale nell’isola, attiva contro la corruzione, l’ingiustizia sociale, la discriminazione di classe e il razzismo. Continua Antonios: «La maggior parte dei pezzi sono nostre composizioni influenzate dalla situazione socio-politica di Cipro, ma, musicalmente, abbiamo inserito riferimenti provenienti da altre regioni del mondo, come l’Italia meridionale, la Scandinavia, i Balcani e l’Africa occidentale. Quello che volevamo fare era di andare un passo avanti e nonostante il successo del primo album, non volevamo seguire la stessa ricetta». Della scena musicale di Cipro non si conosce molto, come la giudicano i Mounsier Doumani dal loro punto di osservazione? «Negli ultimi anni vengono alla ribalta sempre più band, che propongono interessanti produzioni discografiche. Alcuni gruppi scrivono e presentano proprio materiale, il che è significativo in una scena musicale dove la maggior parte dei gruppi sono tribute band». Quali le aspettative dei Monsieur Doumani? «Come priorità c’è la promozione dal vivo del disco a Cipro, ma in programma abbiamo un tour in Gran Bretagna a inizio giugno, dove presenteremo il nostro nuovo materiale in occasione di importanti festival come i Songlines Encounters Festival di Londra e il Wychwood Festival di Cheltenham. Non abbiamo alcun sogno specifico o grandi ambizioni. Quello che vorremo in questo momento è vedere il nostro secondo album andare bene e il mondo che lo “abbraccia”, come è accaduto con il primo disco».
La vispa combinazione di liuto, chitarra e trombone apre “Gong”. I cambi di passo dominano in “Ο Chliaros”, una canzone che ironizza su chi a parole è pieno di sé, ma incapace di realizzare qualcosa di serio, solo di prendersela con gli altri, mentre l’incontro tra acustica ed elettronica prevale in “I valitsa” (“La valigia”), mettendo in scena tutto ardore inventivo della band. La pregevole “Sikoses” è la rielaborazione di una vigorosa melodia popolare con armonie vocali in tre parti, in cui il trio inserisce trombone e frasi taglienti di tzouras. I testi mordaci parlano di “sicofanti e zombie che complottano per tutta la giornata e bevono sangue caldo dal tramonto all'alba “. Dalle atmosfere folk-prog anni ’70 che trapelano negli svolazzi di flauto in “To raftin” (più o meno significa “Un pestaggio”, nel senso di qualcosa o qualcuno percosso con un bastone. «Ognuno di noi fa le cose per evitare di vedere la verità e andare in profondità, ma la verità ci insegue sempre e ci colpisce. Non saremo mai in grado di fuggirla. Quindi, meglio cambiare stile di vita e vivere in modo più reale», spiega Antoniou), si passa a “Etsi thelei to kattin” (“Ecco cosa vuole il gattino”, che è un’espressione cipriota che significa più o meno: “Così vanno le cose”, ed è comunemente usata per indicare la futilità nel cercare di rispondere a ciò che non sembra avere alcun significato), un’altra canzone satirica, con liriche di Marios Epaminondas, un commento alle discriminazioni sociali nell’isola.
Negli oltre sette minuti della canzone tradizionale “I Mavrommata” (“Fanciulla dagli occhi neri”) si avverte tutto l’appeal e la potenza d’insieme del trio nell’amalgama tra l’incipit corale, lo tzouras slide di Antonis, i fascinosi fraseggi di flauto di Demetris e il canto accorato di Angelos. Non mancano le sferzate neppure in “Tous frenimous kriniskoun oi pelloi” (“Giudizio dissonante”), componimento del celebre poeta cipriota Dimitris Liperti (1866-1937). Seguono i richiami balcanici di “Oi popaies” (il riferimento del titolo è a “Popeye the Sailor Man”, l’eroe dei cartoon), una canzone anti-razzista che prende in giro destrorsi e fascisti che si allenano nelle palestre e organizzano bande che picchiano i migranti. Arriva, poi, l’unico strumentale, “Mandra”, una danza tradizionale arrangiata magnificamente. Si cambia completamente ambientazione sonora nella mutante “To vyzin to palazin”, firmata dall’ospite Symi Soukiouroglou, che ne è anche voce principale. Ha un sapore mediorientale la delicata “Ora kali”, laddove il finale è per la bonus track minimalista, “Mitsikourin”, interpretata dalla partner di Antoniou, la cantante Efthymia Alphas. Bentornati. www.monsieurdoumani.com
Konstantinos Kokologiannis e Ciro De Rosa
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Europa