Nikki Lane - All Or Nothing (New West Records, 2015)

Nikki Lane è una giovane cantautrice proveniente dal South Carolina, con alle spalle un lavoro come fashion designer a Los Angeles abbandonato per trasferirsi successivamente a New York, e una storia dolorosa finita male che l’ha spinta ad imbracciare la chitarra e a dedicarsi anima e corpo alle sue canzoni. Nel suo dna musicale scorrono le note dei dischi della mamma e le musicassette del papà che ascoltava da piccola, ma pian piano è riuscita a dare corpo ad uno stile molto personale, che l’ha portata a distaccarsi dall’idea preconcetta che si ha del Nasville sound per proiettarla verso quelle sonorità più moderne che tanto piacciono agli hipster. Il suo nuovo album “All or nothing” è un disco godibile, splendidamente suonato e confezionato ancor meglio, segno evidente che la casa discografica ha puntato molto sul suo talento, a partire dalla curatissima grafica, con tanto di manifesto allegato con belle foto e tutti i testi. C’è però davvero da sorprendersi se si guarda anche al ricchissimo merchandising realizzato per l’occasione che spazia dai coltelli da bacon ad una marca di caffè, passando per le immancabili e stilosissime t-shirt. Durante l’ascolto a colpire è innanzitutto la voce gradevolmente sottile di Nikki Lane perfetta nell'interpretare testi che raccontano di storie finite ed amori durati lo spazio di una notte, mentre dal punto di vista sonoro ad impreziosire il tutto troviamo ritornelli pop sixities, e riferimenti ben dosati ora al country sound più puro ora a Phil Spector. Fondamentale in questo senso è stato, senza dubbio, l’apporto di Dan Auerbach, la metà esatta dei Black Keys che, con la sua peculiare visione dei colori musicali, ha rappresentato un vero valore aggiunto producendo il disco, oltre ad intervenire come autore, chitarrista e voce in alcuni brani. I vari brani scorrono piacevolmente, e colgono nel segno sin dal primo ascolto, tanto per le riuscite linee melodiche quanto per l’energico tiro ritmico come nel caso dell’iniziale “Right Time”, la cui struttura è graniticamente ancorato a una prima quarta quinta, ovvero l’ABC del blues e del rock come intervalli, insomma il Sacro Graal della musica. “All or nothing” non sarà certamente rivoluzionario come “A Love Supreme” o “London Calling” ma è certamente uno di quei dischi che colpiscono per la loro semplicità ed efficacia.


Antonio "Rigo" Righetti
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