Collettivo musicale nato intorno al cantautore e scrittore , Piero Di Giuseppe, nel quale di volta in volta si alternano musicisti differenti, La Musica di Marcuofano nasce con l’intento di riportare alla luce non solo le sonorità, ed il linguaggio musicale della tradizionale calabrese, ma anche la sua storia meno nota, quella che appartiene alla memoria ed ai ricordi del popolo. Non è un caso che il loro primo lavoro “Mille e mille Lune”, nasceva come una cantata sul brigantaggio in Italia meridionale tra il 1860 e il 1864, e che anche il più recente “Io Racconto Storie”, nasca dal desiderio di gettare nuova luce sulle vicende meno note relative all’Unità d’Italia. Ad ispirare questo nuovo album sono stati i cantastorie come ha affermato lo stesso Di Giuseppe in un intervista ad una televisione calabrese: “Sono storie che appartengono alla tradizione popolare però poco conosciute, e mi è sembrato giusto riportarle alla luce. C’è una tradizione qui che si rischia di perdere, una volta c’erano i cantastorie nei paesi, e noi cerchiamo di seguire le loro orme”. Per l’occasione ad affiancare il musicista calabrese troviamo le voci di Antonella Biondo, Franca Calabrò, Giuseppe Lomonaco, Vanessa Papa, e un nutrito gruppo di strumentisti composto da Enzo Campagna (chitarra), Salvatore Cauteruccio (fisarmonica), Gianfranco De Franco (clarinetto), Carmelo De Leo (basso tuba), Leonardo Marino (sax tenore), Vincenzo Mastrelia (basso), e Christian Motta (darbouka e batteria). Il disco raccoglie undici brani tra composizioni originali e brani tradizionali che nel loro insieme compongono un corpus narrativo unitario che si apre con “La Cordata dei Pescatori”, canto tradizionale dei pescatori di Diamante durante i riti della Settimana Santa, a cui segue l’intensa “Mare Tirreno (4 marzo 1861)” in cui viene raccontato l’affondamento della nave Ercole su cui viaggiava Ippolito Nievo, che stava raggiungendo Torino per riferire in Parlamento l’esito di alcune indagini condotte per conto di Garibaldi. La controstoria racconta questa scomparsa come il primo omicidio di stato, ordinato per non far rivelare ciò che il patriota aveva scoperto. Si prosegue con “’A Puviredda” nella quale viene raccontata la rivolta scoppiata dopo il colera che colpì Verbicaro, e della quale si occuparono per molto tempo le cronache, poiché questo paese della Calabria venne letteralmente abbandonato dal governo locale. La bella versione del canto tradizionale di Ajeta “ Sta Binidittu” ci introduce poi ad un altro brano legato alla storia calabrese, ovvero “Marco” in cui vengono rievocati i fatti della Repubblica di Caulonia, proclamata da 5 al 9 marzo 1945 dai contadini insorti contro i latifondisti locali. La seconda parte del disco mette in luce l’aspetto più cantautorale del disco con i detti popolari di “Dondaraja”, e le poetiche “Notte ‘bbella”, e “Alleria”, e l’attualissima “Notte di Tempesta”. Completano il disco la versione strumentale di “Mare Tirreno” e il canto di commiato di “Santu Martinu”, cantata dallo stesso Piero Di Giuseppe.
Salvatore Esposito
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