Nel gergo dei minatori, l’avanzamento è la parete di roccia nella miniera non ancora scavata, destinata a crollare, perforata con la dinamite e la perforatrice, per consentire il progresso della galleria. Curatore del volume è il ricercatore Guido Bertolotti, che è stato tra i fondatori della prestigiosa rivista “La Ricerca Folklorica”, nonché collaboratore sin quasi dalla sua nascita dell’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia (AESS), l’innovativa e consistente esperienza di studio, conservazione di beni immateriali e di produzione editoriale dell’AESS, costituito nei primi anni ’70 del Novecento sotto la spinta entusiastica, scientifica ed intellettuale, di Roberto Leydi. Con un’architettura multiforme che mette insieme saggi cartacei, un audio CD di canti e musiche e un DVD contenente una video ballata, gli autori raccontano un pezzo di “storia del ferro e dei minatori” nelle montagne lombarde. Non è un caso, dal momento che proprio in quei luoghi dove si è praticata l’estrazione e la lavorazione del ferro sono stati raccolti considerevoli materiali etnografici, dai saperi tecnici ai patrimoni sonori, dalla ritualità religiosa a quella carnevalesca. Necessario - con il passare degli anni, con le trasformazioni dell’assetto produttivo e del mondo popolare - provare a tracciare le fila delle tante ricerche condotte in quest’area, restituire la memoria ai protagonisti (minatori, artigiani, operai della grande fabbrica), produrre una storia delle aziende siderurgiche, fare i conti con i progetti interregionali finanziati dall’UE di valorizzazione dei siti geo-minerari e siderurgici dismessi. Non da ultimo proporre una rilettura critica delle ricerche dei ricercatori. Da qui nasce l’esigenza di accogliere prospettive eterogenee, a partire dall’intervento del curatore Bertolotti, che dopo le pagine introduttive in cui spiega l’intento di favorire una fruizione multimediale, nel successivo articolato ed efficace saggio,“Fatti di ferro. Appunti di ricerche sul campo”, ci porta direttamente nelle “vie dei metalli” attraverso voci, memorie, miti (per esempio, quello del Big Hewer) e canti. Con “Il lavoro nell’archivio di una grande impresa”, Carolina Lussana espone l’opera di conservazione e diffusione dei contenuti documentari della Dalmine-Tenaris. Dalla grande fabbrica all’analisi di Angelo Bendotti (“Lavorare senza luce. Le miniere di ferro della val di Scalve”) sul segno della cultura mineraria lasciato sulla comunità dalle miniere della valle bergamasca. Di valorizzazione dei siti minerari della Valtrompia e delle modalità di fruizione di spazi museali si occupa Graziella Pedretti (“La valle del ferro”). Si ritorna nel più grande polo della grande fabbrica siderurgica con tre lavori che mettono a fuoco nel contesto delle trasformazioni socio-economiche il tema della conservazione dei documenti orali e iconografici, quelli rispettivamente di Alberto De Cristofaro e Primo Ferrari (“Conservare la memoria. La fondazione ISEC di Sesto San Giovanni”), di Maria Costa (“Un archivio sindacale”) e di Maddalena Cerletti (“Uno sguardo interno”). Fondamentale nella sua consistenza (80 pagine) e lucidità l’intervento di Bruno Pianta (“Per il mondo me ne andai… Le radici di una poetica operaia”), a lungo dirigente dell’AESS (fino al 2002). Pianta è stato una figura centrale della ricerca etnografica in Lombardia, protagonista della “scoperta” della cultura aperta, mobile e precaria di un gruppo sociale come quello dei minatori, detentore di un patrimonio canoro interregionale da mettere in relazione con la cultura dell’arco alpino e che introduceva una novità nella concezione della cultura popolare identificata, sulla scorta demartiniana, con il mondo contadino. Le osservazioni di Pianta, dall’irrinunciabile taglio autobiografico, diventano un punto di riferimento per riconsiderare le fasi della ricerca in Italia, ma offrono anche una riflessione comparata sulla cultura operaia e proto-operaia che tocca la Gran Bretagna, gli Usa e altri luoghi di cultura del ferro. Tocca poi a Roberta Valtorta commentare le 36 foto d’autore a colori e in b/n provenienti dalla raccolta dell’AESS e dall’Archivio del Lavoro di Sesto San Giovanni. Il CD allegato al volume raccoglie sedici brani, tratti dai due dischi pubblicati nel 1975 su etichetta Albatros: “Brescia e il suo territorio”, curato da Leydi, e “I protagonisti. Minatori della Valtrompia. La famiglia Bregoli di Pezzare”, nel bresciano, curato da Pianta. Si tratta di materiali eccezionali e per repertorio (ballate, canti della miniera, canzoni politiche e canzoni varie), che permette la ricostruzione della cultura dei minatori, e per le modalità esecutive, riconducibili alla polivocalità per terzo diffusa nell’arco alpino, con accompagnamento della fisarmonica. Nei cinquataquattro minuti ascoltiamo, tra gli altri, “Cecilia”, “Santa Barbara”, “Cara moglie di nuovo ti scrivo”, “Son passato da Milano”, “Quando avevo quindici anni”, “Uscii dall’avanzamento”. Quanto alla video ballata contenuta nel DVD, uno dei prodotti finali del progetto europeo “The Iron Route-La Via dei Metalli”, concepita da Guido Bertolotti, Elisa Piria e Diego Ronzio, essa è dichiaratamente ispirata a quel capolavoro di produzioni radiofoniche per la BBC, realizzate da Ewan MacColl, Peggy Seeger e Charles Parker tra il 1958 e il 1964, che vanno sotto il nome di Radio Ballads. Gli artefici mettevano insieme voci, interviste, rumori d’ambiente, storie, ballate e canzoni che delineavano un potente spaccato di comunità e gruppi sociali. Come sottolineato dagli autori di “Avanzamenti”, siamo di fronte ad una narrazione che cerca di superare la “verbocentricità” utilizzando tecniche di fiction e intrecciando immagini, movimenti 3D, suoni, musiche, linguaggi visivi e story-telling per produrre una possibile rappresentazione di un secolo di vicende del ferro in Lombardia. Una lettura irrinunciabile per chiunque si occupi di cultura popolare e storia operaia.
Ciro De Rosa
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