Articolato in due giornate (6 e 7 settembre) ricche di eventi musicali e culturali, il Festival rodigino “Ande Bali e Cante” si è “raccolto” nel Monastero Olivetano di San Bartolomeo. Ospite d’onore della serata del 6 settembre il quartetto Oligon. È stato preceduto dal mestrino Coro Multietnico Voci dal Mondo, forte di trenta coristi e della sapiente conduzione di Giuseppina Casarin (presente al festival anche con Il Coro delle Cicale), mentre la serata è stata chiusa dai fiorentini Altroteatro con l’omaggio a Giacomo Matteotti “Ma l’idea che è in me…”. Ma torniamo alle musiche greche di Olìgon. Rispetto all’ottima prima prova discografica autoprodotta, “East Mediterranean”, il quartetto ha arricchito la propria paletta sonora sostituendo il liuto e i flauti di Evina Petridou con la voce e il kanonaki di Effie Zaitidou. Sia Zaitidou, sia Alexandros Kapsokavadis, che negli Oligon canta e suona chitarra, ma soprattutto il liuto di Costantinopoli, provengono dall’esperienza ateniese dei Cumin blue. Completano il quartetto il violino cipriota di Michalis Kouloumis e le percussioni e la voce di Simone Mongelli, da dieci anni ateniese di adozione, con un set che comprende toubeleki, daouli, defi, bendir, rek, darbouka ed a proprio agio anche nel ruolo di mediatore/presentatore dei diversi brani. Nato nel 2008, il gruppo trova il suo perno nelle musiche tradizionali dei greci ed invita il pubblico a compiere un viaggio attraverso il Mediterraneo, solcandolo da occidente ad oriente.
Si parte della influenze balcaniche e settentrionali, con due brani dall’Epiro, prima di lasciar spazio ad una toccante versione di alcune strofe dell’ “Erotokritos” scritto da Vitsentzos Kornaros/Vincenzo Cornaro all'inizio del XVII secolo a Creta. Il ritorno a Nord passa per Tracia e Macedonia, occasione per esplorare la dimensione della danza, da sempre una delle protagoniste del festival e qui sostenuta dal pulsare del daouli. Con sensibilità, il quartetto sa mutare dinamiche e clima quando si tratta di evocare il rebetiko, e le tradizioni popolari urbane. Avvicinandosi ad Est il concerto va oltre i nove brani del primo cd e lascia spazio ad arrangiamenti e composizioni sia di Kapsokavadis e Zaitidou, sia di Michalis Kouloumis, che lavora al suo primo disco centrato sulle musiche tradizionali di Cipro, guardando al repertorio ottomano e a Costantinopoli, privilegiando il suo violino e il liuto di Kapsokavadis, già a fianco di Ross Daly. L’interplay fra i musicisti racconta una formazione affiatata e molto competente, a proprio agio attraverso stili diversi e sempre in reciproco ascolto. Punti di forza del gruppo sono la capacità di proporre registri e impasti vocali diversi, avendo a disposizione tutt’e quattro le voci, così come il dialogo fra i diversi strumenti che sanno giocare ognuno sia un ruolo di accompagnamento, sia di solista, con ottima tensione fra tradizione e innovazione.
Alessio Surian
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