La corrispondenza del banjo con il resto della strumentazione della band (composta da chitarre acustiche ed elettriche, fisarmonica, batteria e basso) ci regala una serie di immagini che, allo stesso tempo, facilitano e rendono più difficile l’ascolto di “Pensieri Sporchi”, il nuovo album del gruppo laziale Legittimo Brigantaggio. “Velenoso”, il brano di apertura del disco, è denso e affascinante, strutturalmente ambiguo e costruito su un beat dritto e costante che, riflettendo la tensione che sorregge l’intera scaletta, entra già nel prologo, sotto le prime note del banjo. Un beat che, però, si espande a tratti dentro una leggera rarefazione, dovuta principalmente a un bridge alleggerito da chitarre più melodiche, e da una linea di basso più ondivaga e slabbrata. Dicevamo del banjo e, in particolare, della sua introduzione a tutto l’album. Nono solo ci impone di ascoltare Pensieri sporchi facendo riferimento a uno scenario articolato, più internazionale e new-folk, anche se, in generale, più “tradizionale”. Ma soprattutto imbriglia una parte della produzione del gruppo - originario della provincia di Latina - a una visione più ampia e meno scontata, che non sempre emerge in modo così netto dagli altri brani in scaletta. I quali - attenzione non credo sia un difetto di struttura, è semplicemente una chiara scelta di rappresentare i temi cari al gruppo e, quindi, una scelta di rappresentarsi - rimangono generalmente sommersi sotto una linea marcatamente rock (con tutto ciò che, inevitabilmente, significa e non significa. E con le evidenti difficoltà di apportare a questa corrente una venatura di innovazione significativa). Un rock piacevolmente elaborato - incardinato negli elementi che più lo contraddistinguono: frasi melodiche di chitarra elettrica, basso e batteria uniti e sostenuti, qualche incursione di chitarra acustica ad accennare la linea melodica, l'evocazione di immagini crude, inquadrate in un racconto duro e perentorio - attraverso una produzione particolareggiata degli arrangiamenti e, soprattutto, della lavorazione in studio. Ciò premesso, lo stile del gruppo è molto influenzato dall’incedere di un racconto pregno di parole, costruito su testi molto ritmici e sillabati con estrema cura. Una variante che può ben rappresentare l’ispirazione di questa band, giunta al quinto lavoro discografico, è il brano “Pensiero Sporco”. Si tratta di una ballata vagamente acida, immaginifica, notturna e insolita, in cui la fisarmonica e la melodia del canto - abilmente sorrette da qualche effetto e suono di ambiente - definiscono un ambito sonoro più profondo, dentro al quale riescono a incasellarsi le incursioni delle chitarre “sporcate” da interruzioni reiterate del suono, che infilano con molto equilibrio la linea circolare dell’arpeggio della chitarra acustica. La narrativa “dylaniana” espressa nel testo non interferisce con la linea vocale molto melodica e il crescendo strumentale che anticipa la fine del brano. Anzi genera la tensione e il disorientamento positivo che alzano l’attenzione che merita il brano. In alcuni casi, come ad esempio con il brano “Elisa è bellissima” (nel quale partecipa Andrea Satta dei Têtes de Bois), il gruppo aderisce a uno stile indipendente, controculturale ma anche riconoscibile e incollato a una rappresentazione già elaborata e proposta dai tanti gruppi e artisti con cui i Legittimo Brigantaggio condividono la scena alternativa italiana (e con i quali hanno anche collaborato in più occasioni, come ad esempio Marino Severini dei Gang, Roberto Billi e Stefano Fiori, entrambi ex Ratti della Sabina, Enrico Capuano, Paolo Enrico Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi, Sergio Serio Maglietta dei Bisca, Betty Vezzani dei Modena City Ramblers). Quando escono da questa prospettiva - forti di una visione che si definisce soprattutto attraverso i testi - riescono a segnalarci un canzoniere più sperimentale, come ad esempio ci dimostrano con “Mi ritroverai”, il brano che chiude l’album.
Daniele Cestellini
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